Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2007

vuto essere la sua nuova casa: egli che già si trova in un «paese lonta– no», va oltre, ponendo un abisso tra lui e suo padre. Non ha trovato ciò che cercava, perché non sapeva cosa voleva. La persona matura che si mette in cammino sa sempre quello che cerca. Questo supplemento di viaggio si- ' gnifica un allontanamento ancora più radicale da suo padre e dalla sua casa, la cui distanza aumenta, men– tre proporzionalmente diminuisco– no le possibilità di un ritorno. Sembrerebbe che l'evan– gelista volesse dirci che questo figliolo ha oltrepassato il punto di non ritorno, le colonne d'Ercole della sua con– sistenza. Cosa c'è più lontano di un «paese lontano»? C'è solo l'abisso dell'inferno, dove sta entrando il «figlio più giovane» che pretese la vita del Padre per dilapidarla in un commercio dissoluto senza salvezza. ANDÒ A SERVIZIO DI (l_ett.: si incollò/ attaccò a) UNO DEGLI ABITANTT DI QUELIA REGIONE Senza padre, senza terra, senza eredità, senza ricchez– za, senza prospettiva, senza dignità: egli semplicemente «non è». A lui si attanaglia a pennello la rassegnata dan– nazione del poeta: «Non domandarcila formula chemon– di possa aprirti... Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo» (E. Montale, Ossi di Seppia, «Non chiederci la parola.). Non esiste la formula magica per scoprire mondi nuo– vi e lontani perché, se chj si mette in cammino non sa do– ve andare, può solo incontrare «ciò che non è, ci.ò che non sa» e non gli rimane che l'ultima spiaggia: aggrap- ' parsi a «uno degli abitanti». Egli che voleva avere consa– , pevolezza del proprio destino, dalla vita stessa è scara– ventato nell'oblio dell'anonimato che è l'essenza del non– essere e il vertice del non-sapere. «Uno degli abitanti»: non ha nome, né identità; addirit– tura non si dice che è «un uomo», ma che era solo «uno tra i tanti abitanti», un numero nella folla. Il testo greco è terribile nella finezza psicologica: usa il verbo kollà6, che significa «m'incollo/congiungo/aderisco/unisco». INCOLIARSI ALI.A VITA. Il verbo è forte: indica una profon– da intimità di condivisione di vita ed esprime anche il rapporto coniugale tra uomo e donna, per definire la fu- • sione sponsale, che eliminala dualità di maschio e di fem– mina, per fare l'unità del nuovo soggetto coniugale. Il ver– bo kollà6 elimina l'io e il tu per dare vita alla novità del noi: è un verbo che fa nascere una nuova personalità. In que– sto senso lo usa Matteo per affermare i/ principio della creazione, nella Genesi, che narra come l'uomo abbando– na/si separa da suo padre e madre (cioè dalle relazioni e– sistenziali ed essenziali alla vita) per «lasciarsi incollare» alla propria donna ed essere così «due in una carne sola» (Mt 19,5; cf Gen 2,24). Qui il verbo esprime il suo signi– ficato più profondo, perché l'adesione delJ'uomo alla donna produce l'unità più radicale della natura umana. li figliol prodigo nell'interpretazione di AlbrechtDiirer. Luca stesso usa questo verbo per descrivere la polvere «che si è incol– lata/attaccata11 ai piedi degli aposto– li, divenendo parte di essi (Le 10,11). In At 8,29 lo Spirito suggerisce a Fi– lippo di «incollarsi al carro» dell'etio– pe sovrintendente della regina Candàce, per spiegargli l'identità del Servo. In At 17,34 lo stesso verbo è u– sato per descrivere l'adesione alla fe– depredicata da Paolo: «Ma alcuni uo– mini, essendosi incollati a lui, cre– dettero». In Ap 18,5 invece è usato per indicare i peccati di Babilonia che «si sono incollati al cielo». Questi pochi esempi sono sufficienti per soffermare la nostra atte.nzione su questo verbo che ha un senso deci– sivo e pone in atto un contrasto radicale tra la situazione di prima e quella di dopo. Non si tratta solo di mettersi a servizio per sbarcare il lunarioin un tempo di carestia. La posta in gioco è molto più alta. CONOSCENZA o ANONIMATO. L:evangelista parla di un rap– porto d'intimità che riguarda la vita e il suo destino, an– zi le condizioni della vita stessa: colui che era figlio, ora è schiavo; colui che era libero di amare e di essere amato, ora è «incollato» a un anonimo; colui che voleva vivere a modo suo, ora è costretto a vivere a modo di un altro. Si è liberato di un padre, uccidendolo anzitempo pertrova– re un padrone a cui non esita di affidarsi incondiziona– tamente, incollando la sua vita a quella sua, instaurando, cioè, con lui una conoscenza così profonda da alienarsi per sempre: diventerà anonimo anche lui non solo per gli : abitanti di quella regione, ma anche per gli animali, per : i porci che non lo riconoscono. ! La tragedia di questo figlio è terribile, se rapportata a I quella dei suoi antenati, anch'essi in terra lontana (in esi- I lio), che preferiscono morire, piuttosto che deturpare il , nome e i canti di Gerusalemme: «Possa incollarmisi (kol- : làéi) al palato la lingua, se non mi ricordassi di te (Geru- ! salemme)» (Sal 137/136,6). ).;esule a Babilonia si strugge ! per essere stato costretto a separarsi dalla sua casa che è : anche l'abitazione di Dio; mentre il giovane figlio ha scel- : to di separarsi dalla casa del padre per aderireiaitaccarsi i al vuoto del suo futuro senza salvezza. Egli si strappa dal- ! la consacrazione al Dio di Gerusalemme e s'incolJa, cioè : si consacra a un padrone di morte. Essere incollato a u- l no qualsiasi degli abitanti di quella regione ha in questo : contesto un valore profondamente religioso perché cor- I risponde anche a un atto di fede: egli accetta la legge, re– gole e comandamenti di «uno qualsiasi», compiendo un atto di apostasia dal suoDio e dalla fede di suo padre. «In– collarsi a qualcuno» è accettarne la prospettiva e dimen– sione di vita, quindi diventare come lui. l i I I I LoNTANO DALIA SttEKINAH. Non va verso l'anonimo come I espediente per sopravvivere, ma è una conversione alla I rovescia: abdicare da figlio d'Israele per diventare suddi- I to di «uno degli abitanti di quella regione»; rinunciare al- i ---...---- --------------------------------·~----- .... ----~~---------- --·~-- ............... ·~------------ ·- - I MC LUGLIO-AGOSTO 2007 ■ 23

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