Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2007
sta scritto Paolo Farinello (LC 24,46) DALlA BIBBIA LE PAROLE DELlA VITA (23) biblista : LA PARABOLA DEL «FIGLIOL PRODIGO» (12) ' ~ UN VIAGGIO DI SCHIAVITÙ: DALLA CASA AL PORCILE «Per la libertà Cristo ci liberò: non sottomettetevi di nuovo al giogo della schiavitù» (Gol 5,1 l 15 E dopo essersi messo in viaggio andò a servizio di (lett.: si incollò, attaccò a) uno degli abitanti di quella regione, e(= che) lo inviò/mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16 Avrehbe voluto sa– ziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno glie(ne) dava. ' I I I I I ' ' ' I I D ei 16 affreschi elencati nella puntata n. IO dedi– cata alla parabola (cf MC maggio 2007) ne ab– biamo preso in considerazione 10; ora ci appre– stiamo a riflettere sui restanti 6. Li riportiamo di nuovo per facilitare la lettura e la riflessione: 11. Colui che era figlio ora diventa servo (si mise a servizio). 12. li figlio sostituisce il padrecon«uno qualsiasi• (u110 degli abitanti di quella regione). 13. Il viaggio intrapreso dal figlio porta ad un abisso di impurità (lo mandò nei campi a pascolare i porci). 14. Coluiche si credeva ricco perché aveva «tutto- non ha neanche gli avanzi di carrube (avrebbe voluto saziarsi con le carrube). 15. Colui che era stato commensale del padre, ora è a mensa con i porci (clte mangiavano i porci). 16. Colui che fu il prediletto del padre è rifiutato anche dai porci (nessuno gliene dava). ~ DOPO ESSERSI MESSO lN VIAGGIO : 11 giovane figlio era partito da casa verso un paese lon- 1 tano, a lungo sognato come regno della libertà, mèta del– : la sua realizzazione: ora deve ripartire di nuovo. Non è an– : cora arrivato che deve ripartire: il viaggio fatto è già inu– : tile. Anche se per raggiungere un obiettivo si percorre : molta strada non significa che si approda a una mèta, : perché questa deve coincidere con l'obiettivo del cuore, , del proprio essere intimo. Il viaggio delJa maturità non è vagare a zonzo. li giovane figlio è scollato dentro di sé per– : ché non ha più punti di riferimento e la sua vita è stra- 1 volta perché sono crollati gli appigli che aveva scambia– : to per sicurezza: ricchezza, compagni, divertimento. Immerso nella più totale solitarietà, è incapace di per– : cepire la direzione della sua vita. La tracotanza diventa : dispersione e la presunzione disperazione. Il giovane fi– : glio non fa l'esperienza della solitudine che è l'abitudine a stare con la propria intimità, nel silenzio e in compa– gnia di Dio. !;essere solitario è il vuoto attorno a sé anche in mezzo a una folla: è il terrore. IN CAMMINO o ANDARE A ZONZO. Aveva disperso «tutto» con allegria e si ritrova di nuovo sulla strada non più in cam– mino verso una mèta, ma in viaggio spinto dalla soprav– vivenza e dalla fame, unica compagna rimastagli. Cammi– nare è un atto religioso di pellegrinaggio, che conduce a uno scopo già conosciuto perché lo si è visitato nel pro– prio cuore: si cammina verso il proprio io profondo, ver– so l'amore, verso un amico, un'amica, verso Dio, anche verso la morte e oltre la morte. Qui, il figlio «senza salvez– za», dissoluto, cioè sciolto e smembrato due volte, invece, si mette solo in viaggio perché non sa dove andare e alla , fine prenderà quello che capiterà. Non guida più gli e- , venti, ora sono gli eventi anche occasionali e imprevisti che lo sovrastano. Nota spirituale. Qui potremmo vedere la descrizione della no– stra storia di fede: crediamo di essere in cammino, invece andia– mo solo lontano; pensiamo di pregare, invece parliamo solo con noi stessi; c'illudiamo di avere Abramo come padre (Gv 8,39), mentre siamo solo figli senza storia. Avolte succede di avere la presunzione di essere nella volontà di Dio solo perché siamobat– tezzati, consacrati, credenti; invece siamo solo «incollati a... uno quaJs.iasi• degli idoli che popolano il nostro orizzonte di vita e verso i quali viaggiamo spediti, allontanandoci, anche senza a– verne coscienza, sempre più dalla sorgente di vita che è paternità. Il figlio giovane è spesso la fotografia a colori della nostra si– tuazione precaria che si lascia riempire di cose e compagnie oc- " casionali, ma si priva della relazione essenziale dell'amore che è sempre «mettersi in cammino verso.., , non un callontanarsi da.., . Possiamo moltiplicare le nostre preghiere, esse spesso sono solo formule che ingannano noi e non commuovono Dio, perché sia– mo lontani, incollati a una terra dove nemmeno a Dio permet– tiamo di entrare. Tutto è confinato: noi lontano dalle nostre ori– gini, Dio lontano dal nostro orizzonte, fratelli e sorelle lontani dal nostro amore. Possiamo fare finta, illudere la nostra illusione, non possiamomai ingannare la nostra coscienza e lo Spirito che, anche se sepolto, è presente in noi e nelle nostre scelte. Avolte pensiamo di dare gloria a Dio, mentre invece celebria– mo solo noi stessi. Non basta celebrare liturgie «perfette» e ve– stire panni liturgici sgargianti, od osservare materialmente re- , gole, prescrizioni e orari; non è sufficiente essere preti, religiosi, osservanti e pii per essere «incollati• al Padre, al Figlio e allo Spi– rito fin neUe fibre più intime del nostro cuore. Dentro di noi si agita un figlio che cerca salvezza, ma volen– do salvarsi da solo, si ritrova a dissipare il «tutto• che è e che ha come se fosse «senza salvezza, da dissoluto: perduto due volte•. CONOSCERE CIÒ CHE SI CERCA. È un momento drammati– co nella vita del figlio giovane. Egli ancora una volta si al– lontana dalla mèta che si era prefissato e che avrebbe do- --------w------------------------••~---•-•-------------------~---------~~*---••-----T 22 ■ MC LUGLIO-AGOSTO 2007
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