Missioni Consolata - Giugno 2007

Germain Bitiu Nama Visiot\i Aft4i e at\e C 'è 1.,0, alt..-o mot1do che o sse ..-va, ..-iflette, agisce Considerazioni sulla democrazia IL POTERE SECONDO L'AFRICA I La democrazia: un bel concetto. Va di moda anche in Africa. Anzi è ormai condizione indispensabile per ottenere i finanziamenti. Ma occorrerebbe adattarla. E i politici del continente non sanno rinunciare a pratiche «locali». Di nascosto, però. L a democrazia è oggigiorno il riferimento politico SUP.remo. In seguito alle dittature dette «popolari» dell'impero sovietico e le dittaturemono partigiane installate in molti stati africani, nessuno vuole più essere escluso da 9.uesta corrente che attraversa il pianeta. Nonostante ciò, le realtà che si nascondono dietro le pro– fessioni di fede democratica sono talmente diverse e tal– volta contraddittorie che non mancano di suscitare inter– rogativi. In Africa le etnie e le tribù, le famiclie e i clan hanno dato alla democrazia un colore moltolocale, a ~ punto che alcuni si chiedono se non occorrerebbe dare un fondamento costituzionale a questi modelli politici. I l 2007 è per alcuni paesi dell'Africa dell'ovest un anno di elezioni: Mauritania, Mali, Nigeria Burkina Faso, Costa d'Avorio, Togo. In un sistema democratico l'e– lezione è il meccanismo attraverso il quale il popolo sovrano sceglie a intervalli regolari coloro che devono condurre le trasformazioni sociali, indispensabili in materia di sviluppo economico e sociale. Questo suppo– ne una dinamica interna fondata sulla convinzione degli attori sociali chelo sviluppo è affar loro. Ora, per i nostri politici africani, la nozione di popolo si riduce spesso alla tribù, q_uando non è semplicemente il clan o la famiglia. Immagmiamo in queste condizioni che contenuto può avere il gioco democratico, ben codificato dalle regole di diritto moderno. Se a o_gp.i elezione un buon numero di P.artiti _politici sono sul bordo dell'implosione a causa aelle dispute interne e pure la stabilità degli stati è minacciata, questo è dovuto spesso alle specificità molto africane, non sempre confessabili certo, ma ben radicate nei costumi politici. L ' osservatore straniero non capisce che una struttu– ra ad hoc messa in piedi per organizzare le elezio– ni, che non è affatto abilitata a risolvere i conten– ziosi elettorali, J?OS~ decidere di una materia di compe– tenza giudiziaria. t quanto appena visto in Nigeria, gigante d'Africa con una tradizione giuridica consolida– ta. Si possono capire cose del genere solomettendosinel– la mentalità africana, dove tutte le strutture sociali di qualsiasi natura, hanno come senso e finalità di servire il capo. Questi in Africa è un uomo forte per tradizione e pe.r. necessità. E in questo spirito che un presidente africano in cari– ca si è recato di persona in una prigione della capitale del suo paese per ordinare la liberazione del suo amico giu– dicato e imprigionato dall'istituzione giudiziaria di cui lui dovrebbe essere_garante (riferimento a recenti avve– nimenti in Guinea Conakry, ndr). L a democrazia si presenta molto spesso in Africa come un gadget che si acguisisce giusto per far pia– cere agJi occidentali. I dirigenti non accettano di applicare la aemocrazia che nelle sue forme apparenti. Vi sono tenuti a causa dei criteri di «buon governo», condi– zione necessaria per ottenere gli aiuti internazionali, sod– ~sfatti i quali la natura democratica del regime politico è dimostrata. Ma questo non impedisce che le mentalità africane continuino a essere governate da principi e usi tradizio– nali troppo spesso agli antjpodi dei sistemi di riferimen– to delle società moderne. E in questo senso che svariati responsabili politici africani ricorrono ai feticci (amuleti) per vincere le elezioni. Mai gli altari tradizionali sono bagnati di sangue d'animale come durante le campagne elettorali. Bovini, ovini e caprini sono ritualmente immo– lati. Ma anche animali più vtcini all'uomo come cani e asi– ni subiscono il barbaro supplizio. Certe pratiche feticiste prescrivono che siano seP.olti vivi. Più la richiesta è forte e maggiore il sacrificio richie– sto. :È come se bisognasse rispondere a una situazione compromessa con dei mezzi eccezionali. T utte queste pratiche causano naturalmente delle S)?ese esorbitanti, ma bisogna credere che glj africa– ru non indietreggiano davanti a nulla, quando c'è in gioco ~ P?tere o il denaro, due cose che vanno general– mente msteme. Sono queste le ottusità, che hanno fatto dire che l' Afri– ca non è pronta per la democrazia. Alcuni hanno perfino affermato che questi aspetti sono talmente scritti nei geni degli africani che bisogna tenerli in contoJJ.egli strumen– ti normativi che codificano la vita politica. E come dimen– ticare che, in Africa, sono sempre J?iù numerosi coloro che vedono nella persistenza di pratiche occulte 1 il ricor– so al comunitarismo o al clanismo, le cause dei ritardo economico e del sotto sviluppo. Certamente la democrazia non è una ricetta pronta per essere applicata. Ma non si può neppure presentare per ra8ioni dt autenticità, come una riproauzione pura e sem– plice di un modo d'organizzazione ancestrale. La democrazia è un principio dinamico che si nutre della storia dei popoli. Sfortunatamente l'Africa è in dif– ficoltà sul Eensiero politico. Questa è la principale causa del sottosviluppo. Versione originale in francese disponibile sul sito www.missioniconsolataonlus.it t I I I I I I I I I -------·-·--·--------~------~--------- MC GIUGNO 2007 ■ 69

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