Missioni Consolata - Giugno 2007

inferiori a quello di Rho e pertanto non quei mostri di inquinamento come nel servizio sono presentati. .... E semplicemente faziosa l'afferma- zionedi Paolo Moiola, posta come giudizio finale del servizio (pag.60), che raccolta differenziata ed incene– ritore sono antitetici. È vero invece l'esatto contrario, poi– chégli inceneritori presuppongono la raccolta differenziata in quanto rappresentano una delle fasi della stessa,insieme agli impianti di prese– lezionee trattamento, dopo la rac– colta domiciliare delle frazioni divise. Il servizio su MC, cercando di accre– ditarsi come scientifico, presenta un profluvio di dati scelti artatamente, ma che, se anche veri, nell'insieme dicono solomezza verità, perché trascurano diversi aspetti del com– plesso problema. Si tratta di una im– postazione più ideologica che scien– tifica. Senza addentrarmi troppo nella q·uestione,faccio rilevare che l'ince– nerimento dei rifiuti è l'ultimo anello di una lunga catena e che se non si tiene conto di ciò che sta a monte, si rischia di sbagliare clamorosamente il giudizio. S uonano quasi irrisorie le ultime 7 righe e mezzo dell'articolo, in un servizio di 8 (otto) pagine, nelle quali si fa un fiero riferimento a «nuovi stili di vita» per ridurre i rifiuti! Certamente il nodo del problema sta proprio nellosmodato e ottuso consumismo.Questo, oltre a mettere adisposizione una esagerata quan– tità di beni,con relativi rifiuti,si porta appresso modalità irrazionali, spesso senza senso, di confezionamento dei prodotti,da quelli alimentari a quelli di tutti gli altri generi. Non di rado il contenitore è più consistente del contenuto. Allora una fondamentale que- stione riguarda la messa in circolo di materiali già in partenza definibili ri- , fiuti. Una campagna seria contro gli inceneritori dovrebbe innanzitutto puntare a promuovere in tutti i modi consumi più sobri e nel proporre modalità diverse di imballaggio,at– tualmenteoltremodo esagerate e impostate sul vuoto a perdere. Questo è un problema affrontabile solo in sede politica.Soltanto leggi appropriate possono dare una svolta incisiva. Perché non imporre una tassa alla sorgente su certi conteni– tori, tale da rendere conveniente il loro riutilizzo, anziché il passaggio immediato ai rifiuti? Perché non il di– vieto, «tout court», dell'utilizzo di certe plastiche non riciclabili,di diffi– cile combustione e producenti inqui– nanti micidiali, compresa la diossina? .... E faticoso spendersi per cercare di ottenere modifiche del modo di progettare «le cose», del confezio– narle, del trasportarle! Significa scon– trarsi con l'inerzia e l'interesse del mondo industriale e commerciale. Si presenta un ulteriore ostacolo di non facile superamento: la modifica del comportamento di tanti ormai con– solidati consumisti e,a seconda della latitudine, più o meno restii a sotto– stare alle regole della differenzia– zione dei rifiuti domestici. In attesa di una rivoluzione coper– nicana di là da venire, che facciamo? Topino e Novara sparano azero su– gli inceneritori ma, visto che la pro– duzione dei rifiuti continua imperter– rita, questi dove li mettiamo? Con la raccolta differenz.iata si fa un passo nella direzione giusta, quindi è utile verificare a che punto siamo.Si va da un 10%nel Sud a un 25-30%al Nord.Sono pochi i comuni virtuosi che arrivano al 50%,quota in Italia ritenuta un buon obiettivo! Ci accontentiamo di ben poco se ci po– niamo a confronto dei paesi del Nord Europa, in cui la percentuale rag– giunge il 90%e dove sono usati gli inceneritori. Quindi come sanno i redattori del servizio, fatta la raccolta differenziata, rimane una consistente quota di «in– differenziato» che va selezionata per separare l'umido,ancora in qualche modo riciclabile come «compost»e che se fosse awiato all'inceneritore lometterebbe in crisi.Ciò che ri– mane, la «frazione secca», costituisce il 15-30%del totale, che va in qual– che modo eliminata. Se escludiamoaprioristicamente l'incenerimento, non rimane che la discarica! Questa è la preferenza che emerge evidente dal servizio. Perché allora si tacedelle discari– che, ormai dappertutto strapiene e le cui collinette (non più tanto «ette») incominciano amodificare la «sky line» delle città? Per correttezza an– drebbe detto quanto le discariche siano vere «bombe ecologiche», la– sciate in eredità alle future genera– zioni, con tanto di problemi di inqui– namento delle falde,caratteristici miasmi (il profumo città), ecc. L a maggior parte delle discariche ha accolto senza differenziazione tutti i tipi di rifiuti e, per non doverne aprire di nuove, obiettivo principale di tutto il ciclo della raccolta dei ri– fiuti differenziata, il poco spazio di– sponibile va utilizzato nel modo più intelligente possibile, riducendo al minimo il conferimento di materiale. Risulta pertanto evidente quanto sia essenziale la raccolta differen– ziata, che andrebbe ben diversa– mente sostenuta,da quanto oggi facciano le amministrazioni comu– nali, ma anchequanto sia essenziale la combustione di ciò che non è rici– clabile in alcun modo, ricavandone comunque ancora un po'di energia elettrica e termica. Non èmolto im– portante il valore economico di ciò che si ottiene,neppure in grado di portare in pareggio il bilancio,ma il fatto di ridurre al minimo i rifiuti irri– ciclabili, owero ameno della metà quel 15-30%di Cdr. Finora si sono procrastinate le scelte,con il tipico vizio italiano, quando posti di fronte a problemi difficili,megliodire, impopolari,ma ormai il problema non può più es– sere eluso. Qualcuno mi saprebbe dire cosa ne faremmo delle «ecoballe» napole– tane, se altri paesi europei non le ac– cogliessero per incenerirle,facendosi pagare «il giusto» per il favore? Edei rifiuti industriali,di cui ogni tanto si ha notizia di clamorose «esporta– zioni» nei cosiddetti paesi poveri, con procedure sicuramente criminose e incivili? S iamo di fronte ascelte né facili, né indolori,e nessuna entusia– smante. In attesa di incidere radical– mente sulla fonte della produzione dei rifiuti, per le quali, sì, occorre MC GIUGNO 2007 ■ 63

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=