Missioni Consolata - Giugno 2007
I I : Perdute le ricchezze, disperso il «patrimonio», egli anna– i spa nel vuoto e nel nulla. Si è liberi quando non si ha nul- la da difendere perché nulla appartiene a chi ha regalato anche la propria libertà. La persona libera è il povero nello spirito (Mt 5,3) per– ché accoglie i suoi stessi bisogni come compagni di viag– gio senza mai trasformarli in padroni o peggio in «idoli» a cui ogni giorno bisogna sacrificare un pezzo di sé. È libe– ro colui che sa dipendere dalle relazioni che sperimenta , come strutture di crescita e come strumenti per genera– : re altre relazioni che a loro volta ge– : nerano ancora pienezza di vita. La , persona gretta invece vive le relazioni : (affettive, di amicizia, con Dio) in mo– : do e forma «golosi•, ma non ha tempo : per assaporarli perché è solo preoc– : cupato e occupato di avere di più per : ritrovarsi alla fine senza nulla in ma– : no e in cuore. ' : In quel paese venne una : carestia grande : (lett.: forte/potente) ' Non basta allontanarsi dalla casa , del padre per essere autonomo: la so– : glia di casa non è il confine tra l'au– i tonomia e la dipendenza, ma la misu– : ra del confronto sia in casa che fuori. l Il figlio giovane ora si trova in «quella : regione» che diventa anche tragica, i perché arriva la carestia. Nella casa di suo padre poteva raccogliere «tutto» ' ciò che non era nemmeno suo, men– : tre lontano da casa può incontrare : solo la fame, cioè la privazione anche : del necessario per vivere. verso la carestia. Il patriarca guarda al futuro; il giovane lucano guarda a se stesso. Abramo lascia la sua terra per– ché costretto; il figlio lascia la casa di suo padre per scel– ta e decisione. Abramo sta seguendo il disegno di Dio, suo Padre; il figlio si allontana dal padre che considera un o– stacolo ai suoi disegni. Abramo commette una indegna ingiustizia (per salvare se stesso, non esita a concedere sua moglie Sara all'harem del faraone, Gen 12,12-13), ma lo fa per paura di trovarsi in terra straniera; il figlio va vo– lutamente in «una terra lontana» a sperperare la vita del padre. Anche Giacobbe, il fondatore del– le dodici tribù, manda i figli due vol– te in Egitto, allontanandoli da sé e dalla propria terra. La prima volta «perché nel paese di Canaan c'era la carestia» (Gen 42, 5) e la seconda volta perché «la carestia andava di– ventando potente/ forte» (Gen 43,1). Giacobbe allontana i figli da sé per salvarli dalla morte, mentre il figlio della parabola si allontana dopo ave– re ucciso il padre per raccogliere in forma di patrimonio la stessa vita pa– terna che ha preteso anzitempo. : Da un punto di vista letterario, l'e– ~ spressione è «una forte/ potente care– : stia» ed è collocata al centro del ver– : setto; sembra quasi personificata, Giobbedisprezzato dalla moglie ! perché domina la scena come un fan- (dipinto di AlbrechtDurer). Giacobbe pensa alle generazioni future, il figlio lucano semplicemente non pensa: è troppo occupato a go– dersi la vita per accorgersi che sta ar– rivando la carestia. Egli crede di esse– re radicato nel presente e dà sfogo al suo carpe diem: «Fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero - Fugge il tempo geloso: cogli l'attimo e confida meno possibile nel domani» (Oratio, Carmina I,11,7-8). È talmente immerso nel suo presente da non accorgersi di essere già nel passato, in quel vuoto esistenziale da cui voleva fuggire, ma da cui non può scappare, perché nessuno può fuggi– re da se stessi, in quanto noi non pos– 1 tasma pauroso. Non è solo carestia, è anche «potente» ed è contrapposta alla scena tragica del giovane che ha «speso tutto». Da una parte il vuoto totale, la nullità, e dall'altra la potenza della fame che avanza e sovrasta. Il viaggio della libertà è durato poco, lo spazio di una illusione. Giobbe sconsolato e frustrato esclama: «Nudo sono u– scito dal ventre di mia madre ( = dalla terra) e nudo vi farò ritorno» (Gb 1,21), mentre il giovane della parabola luca- 1 na, non solo non è uscito «nudo» dalla casa di suo padre, : perché aveva «raccolto tutto», cioè la metà della vita del : padre, ma ora si trova anche nudo e senza niente. Per chi : ha preteso «tutto» è un bel successo! l Il giovane è l'opposto del patriarcaAbramo, che andò in ! Egitto a causa di una «carestia» (Gen 12,10). Luca usa la : stessa espressione greca: «egèneto limòs- accadde/ avven– l ne una fame/ carestia». Il patriarca fugge dalla carestia e va I in Egitto alla ricerca di cibo; il giovane fugge dal cibo e va I siamo non inseguirci dovunque andiamo. Il testo greco è puntiglioso perché non dice che la ca– restia piombò «in quel paese», ma usa la preposizione «katà - giù per» con l'accusativo, nel senso di «lungo quel– la regione», con valore distributivo locale, col significato di dappertutto: «Avvenne/ accadde una carestia forte/ potente lungo tutta quanta/dappertutto in quella regione». Nemmeno un anfratto è sicuro, non c'è un posto dove ripararsi dalla fame. Il «paese lontano» del v. 13, verso cui camminava il desiderio di liberazione dal padre, ora di– venta una prigione senza scampo e senza futuro: dap– pertutto c'è carestia e privazione. Anticipo di morte e di tragedia. Ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno Il verbo greco «hysterè6» significa «manco/sono pri- ·--------------M----------------··---------------- ✓- -------~--------~---•'------------------------- 54 ■ MC GIUGNO 2007
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