Missioni Consolata - Giugno 2007
MISSIONI CONSOLATA Il gioco mah jong è molto diffuso negli hutong. letteralmente travolta da questa febbre di «shopping estremo» visi– tando il famoso mercato dell'anti– quariato e quello delle perle. Passeg– giando per alcune dellevie più lus– suose ho potuto ammirare negozi di setecon clientela esclusivamente straniera,dovevenivano confezio– nati qipao (tipicoabito cinese) su misura.Tutti questi posti avevano un non so chedi affascinante, però si awertiva chiaramente che non rap– presentavano la vera cultura cinese, per lo meno non completamente. Ben prestomi sono resa conto della necessità di spingermi oltre.Incitata dalla curiosità,forte del fatto di ave– re una certa dimestichezza con la lingua,ho deciso di provare a uscire dai percorsi prestabiliti.Eproprio al– lora il soggiorno èdiventato molto più awincente. L'altra faccia di Pechino,quella e– stranea ai musei,alle visite guidate, alle vie lussuose ealle traduzioni in un inglese maccheronico,mi stava aspettando. TRA IVICOLI DI BEIJ/NG Un giorno mi trovavo,forse per la se– conda o terza volta, ad osservare la grandiosità di piazzaTian'arlmen sotto l'imponenteeffige doil,,inatri– ce di Mao. Lemie gambe, spinte dal– l'interesse, mi condussero senza neanche accorgermi in una vicina via, trafficatissima di biciclette eri– sciò, troppo stretta per permettere il passaggio delle macchine. L'impatto con questa «altra» realtà è stato notevole.Gente che spinge– va, che mi tirava per invitarmi aen– trare nel suo negozioa comprare, ra- ., gazzine che mi circondavano per : farmi assaggiare il loro tè.Semi di– : mostravo interessata all'acquisto di : qualcosa,subitoaltri piccoli com- ' mercianti facevano capolino per as– sistere alle estenuanti trattativedei prezzi.Qua e là si vedevano grup– petti di uomini intenti agiocare a mahjong (l'equivalente della nostra dama). Purtroppo apparivano anche scene raccapriccianti di persone dal viso rovinato dall'acido, senza brac– cia o gambe.Dopo un'ora avevo già mal di testa.Ma ben prestomi resi conto che quella realtà mi affascina- ■■ ■■ ■■■ va e cosl,da quel momento,decisi di addentrarmi sempre più nei vicoli di Pechino. I vicoli,sono proprio loro i veri pro– tagonisti di questa città.A parte pic– cole zone create apposta per i turi– sti, strapiene di bancarellee nego– zietti, il resto sono gli hutong, letteralmente «vicoli di case acor– te». Si dice che questo termine sia apparso nel Xlii secolo, dopo che la dinastiaYuan aveva stabilito la capi– tale aPechino.Visto che la dinastia era di originemongola, hutong deri– va dal mongolo huto, pozzo. Infatti all'inizio la costruzione degli hutong seguiva la distribuzione dei pozzi; solo in seguito questa parola ha ac– quisito il significato attuale.Costru– zioni basse egrigie,che a un occhio inespertocome il mio erano tutte u– guali, si affacciano sulle stretteviuz- ze. In questa distesa di casette la co– munità pechinese trascorre lesue giornate, la sua quotidianità.Proprio qui vivevano (e vivonoancora) molti pechinesi, cheattraverso i secoli hannodiffuso in tutti gli angoli della vecchia zona urbana questo tipo di abitazione. Camminando senza meta sono entrata in contatto con un altro mondo,altre abitudini. La vita comu– nitaria è molto attiva, la privacy sem– bra quasi inesistente. Le porte delle case sono aperte, i bagni in comune si riconoscono dallo sgradevole o– dore che si awerte parecchi metri prima.Per strada si possono incon– trare persone che si lavano i capelli sopra i tombini,uomini che si fanno la barba,chi mangia accucciato per terra. Vecchi che fanno una siesta davanti alla porta di casa ebambini MC GIUGNO 2007 ■ 51
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