Missioni Consolata - Giugno 2007

Manifesto di protesta contro gli Epos. beralizzazione del settore dei ser– vizi, la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, la standar– dizzazione delle certificazioni e delle misure sanitarie e fitosani– tarie, la definizione di regole di concorrenza e di promozione e di– fesa degli investimenti delle im– prese estere. Questo processo rischia di can– cellare entrate fiscali fondamenta– li per i bilanci statali e di mettere in ginocchio le industrie di paesi fra i più poveri del pianeta. Insomma l'Europa, dopo aver sfruttato le sue colonie, aver sot– tratto all'Africa materie prime e esseri umani attraverso la tratta degli schiavi, continua la via del– lo sfruttamento, promuovendo una partnership basata sulle pro– prie regole e sui propri interessi, proponendosi ipocritamente co– me sensibile e attenta ai loro in– teressi. Gli Epas non sono strumenti di sviluppo, ma la loro filosofia è di carattere commerciale; per questa ragione la giurisdizione sui nego– ziati è stata affidata al Commissa– rio europeo al Commercio e non a quello allo Sviluppo. Tutte le analisi indicano che il peso dei cambiamenti introdotti dagli Epas sarà scaricato esclusi– vamente sulle spalle dei paesi di Africa, Caraibi e Pacifico. Con l'ag– gravante che gli Epas mettono in pericolo il fragile processo di inte– grazione regionale, fondamentali nelle strategie di sviluppo dei pae– si Acp, esponendo i produttori di quei paesi ad un'impari concor- renza con l'Europa nei mercati in– terni e regionali. In particolare, l'Unione Europea ha deciso di awiare sei negoziati: quattro con diverse regioni africa– ne, e uno ciascuno per i paesi di Caraibi e Pacifico. Questa suddivi– sione dell'Africa in quattro regio– ni non tiene in nessuna conside– razione la realtà politica e storica del continente africano e gli em– brioni di alleanze economiche re– gionali che lì si stanno faticosa– mente costituendo. Si ripete così la spartizione del- 1'Africa, già un tragico errore del periodo colonialista, senza nessu– na considerazione per le realtà lo– cali, questa volta però inserita in una strategia geopolitica globale: attraverso gli Epas l'Europa inten– de rispondere agli analoghi nego– ziati di libero commercio che stan– no portando avanti il Giappone, tramite il Ticfad (Tokyo lnternatio– nal Conference For African Deve– lopment) egli Usa con l'Agoa (Afri– ca Growth Opportunity Act) e al– l'intromissione di un outsider. la Cina, con i suoi recenti cospicui in– vestimenti in Africa. La posta in gioco è sempre la stessa: l'accesso a basso costo al– le enormi materie prime del con– tinente africano, a partire dalle ri– sorse minerarie e dai prodotti agricoli. Come sostiene Eveline Herfkens, coordinatrice Onu per gli Obiettivi di sviluppo del mil– lennio: «Gli Epas sono dawero un problema per i paesi poveri. Que– sti non hanno né il tempo né le capacità per negoziare degli ac– cordi forti con l'Unione Europea». Anche la saggezza di un prover– bio africano esprime bene la con– correnza impari fra i Paesi Acp e l'Europa: «È come una gara fra una giraffa e un antilope per la frutta sui rami più alti. Anche se si livella il terreno, non sarà mai concor– renza leale». Gli Epas non sono la cura giu– sta, ma uno scandalo truccato dalla retorica della cooperazione e un'ipoteca definitiva sulle pos– sibilità di sviluppo dell'Africa. Che così continuerà ad essere un serbatoio di tragedie, a produrre gli slum e gli immigrati perché i contadini continueranno ad ab– bandonare le terre e migliaia di uomini e donne disperati lasce– ranno il continente per essere schiavizzati sulle strade delle me– tropoli di tutto il mondo. • UNA SFIDA PER LA MISSIONE «L'Africa non è in vendita» è il titolo di una «Campagna» pro– mossa in Italia da una rete di associazioni che mira a sensibi– lizzare l'opinione pubblica sugli Epas, ad agire sui Governi e sulla Commissione Europea af– finché si allunghino i tempi dei negoziati e la controparte afri– cana possa avere più tempo per integrare negli accordi le giuste richieste di tanti contadini e movimenti del continente. Gli Epas sono uno scandalo che dovrebbe interpellare sia mis– sionari che organizzazioni non governative, chiamandoli a un'azione concreta di coscien– tizzazione e impegno. Non si può rimanere ai margini delle ingiustizie e delle violenze, senza andare a fondo delle cause che le generano. Oltre a sviluppare tanti progetti di soli– darietà è necessario chiamare in causa i nostri governanti, esi– gendo da loro risposte e atti concreti. I nostri progetti «loca– lizzati», di emergenza, di ado– zioni a distanza, di commercio equo e solidale e la pratica di nuovi stili di vita, spesso non tengono conto dei circoli viziosi delle ingiustizie e non agiscono su meccanismi economici e po- I itici perversi. Diciamocelo, molte volte fac– ciamo attività di cooperazione e solidarietà con l'Africa senza pretendere maggior giustizia e rispetto dei diritti umani e della sovranità degli stati. Parte del materiale di questo ar– ticolo è tratto dai sussidi pro– dotti dalla Campagna «L'Africa non è in vendita» alla quale la «Conferenza degli Istituti Missionari» in Italia (Cimi) ha aderito. Per ulteriori informazioni, vedi: Beati i costruttori di pace www.beati.org Campagna per la riforma della Banca Mondiale www.crbm.org ---------------------------------------------------------------------- MC GIUGNO 2007 ■ 41

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