Missioni Consolata - Giugno 2007
DOSSIER TRA BARACCHE E GRATTACIELI N airobi è una città di gente in fila. Code di macchine ai semafori, di persone davanti alle banche sempre W piene e lunghe file, anche davanti ai dispensari, di t- gente che cammina, cammina senza sosta per chilome– ffi tri e chilometri perché non può permettersi di pagare (!) l'autobus. Una città in balia dei predicatori americani ~ che garantiscono miracoli in cambio di soldi. Come i ::::, gatti li trovi puntuali all'ora di pranzo, davanti agli uffici, Cl) ai parchi e ai luoghi di passaggio. Altoparlante in mano :3 iniziano lunghe giaculatorie, urlano per dire che c'è un solo Dio,ma quale? Una città dove puoi restare a terra W ferito per ore fino alla morte se non hai denaro da dare jj5 a qualcuno che ti accompagni in ospedale. È un luogo O di potere: non si contano i casi di corruzione, furto, dop– a: pie contabilità all'interno degli ospedali, così come ~ delle scuole. Z L'altro non esiste. La peggiore eredità che ha lasciato il colonialismo è questo apartheid sociale. Pochi hanno la possibilità di pensare agli altri, schiacciati come sono dai problemi personali. Sarà un lusso che solo le so– cietà ricche possono permettersi? O, forse, è un sistema di valori di questo luogo che convenzionalmente chia– miamo Nairobi, ma che di fatto non esiste perché ciò che lo caratterizza è l'eterogeneità delle situazioni. Frammenti di spazi dove vivono nuclei omogenei per reddito e status sociale, che non vedono chi vive a po– chi chilometri di distanza come se si trattasse di gente che proviene da un altro pianeta: a/iens, così gli statuni– tensi chiamano i sudamericani che tentano di passare la frontiera. Pianeti diversi: alcuni hanno campi da golf, piscine, grattacieli altri fogne e discariche a cielo Nairobi, il Keniatta Conference Centre. A sinistra, un venditore di bibite. A destra, Nairobi vive prigioniera dell'enorme traffico urbano. aperto, case di fango dove, per poterci restare, pagano l'affitto. Nairobi è una città fatta di buchi: per le strade, nei bi– lanci, nei canali fognari e negli acquedotti, nelle mani dei donatori internazionali e nelle vene dei malati di Aids, cosl come nella cultura. Nairobi è specchio di un mondo che spinge tutto verso gli eccessi, dove tutto assume forme iperboliche, esorbitanti, istericamente eccessive, dove spariscono le forme di mediazione, nulla mitiga o mòdera la situazione: non esistono com– promessi, gradualità, stadi intermedi. È una continua battaglia per la morte o per la vita. A Nairobi è come se si fosse sempre di fronte a un li– mite che impone delle scelte. O di qua o di là, senza vie intermedie.Ogni scelta, a Nairobi, diventa lo spec– chio delle scelte di ogni abitante del pianeta, è lo status confessionis:o con l'uomo o contro. Il «buco» più vistoso è nella storia. Si è pensato di far crescere questa città, modificare la sua cultura e le sue tradizioni un po' come un bambino che si mette a tirare una pianta per farla crescere più in fretta. Come le donne allungano i capelli con le treccine di plastica, così hanno trasformato le case basse in grattacieli ma non si può ingannare la crescita di un bambino, così come quella di una città. li Kenya è un paese di ricchi, ---------------------------------------------------------------------- 3& ■ MC GIUGNO 2007
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