Missioni Consolata - Giugno 2007

DOSSIER LE ORIGINI DEGLI SLUM I n tutta l'Africa sub-sahariana, nonostante le rile– vanti differenze esistenti tra le varie popolazioni indigene, il possesso della terra poggiava sul con– cetto di proprietà comune. La terra apparteneva alla comunità e veniva amministrata, con il favore degli antenati, dagli anziani. Ogni adulto aveva di– ritto di usare la terra e questo diritto variava a se– conda dello status, dell'età, ecc. Il capo della co– munità aveva il potere e la responsabilità di desti– nare la terra non utilizzata, oltre che di arbitrare le dispute e i diritti di usufrutto ereditabili. L'impatto del colonialismo su queste forme di di– stribuzione della terra è stato considerevole. I mo– delli dell'organizzazione coloniale hanno modifi– cato sia i rapporti esistenti tra le tribù, sia le rela– zioni all'interno delle tribù, con effetti progressiva– mente negativi. La conflittualità è così aumentata, favorendo anche l'insorgere di guerre, magari non sempre fisiologiche ma talvolta orchestrate ad hoc secondo il ben noto principio divide et impera. Ma l'impatto più radicale si è notato nelle città dove è stato instaurato il concetto europeo di proprietà terriera. Nasce il mercato della terra, le transazioni derivano dalla capacità economica dei contraenti, si sviluppa il gioco anonimo della domanda e del– l'offerta che determina un incremento dei prezzi e una crescita della speculazione. N el periodo coloniale, agli africani fu negato il diritto di essere proprietari di terreni, così come era loro vietato costruire case. Di conse– guenza, chi fra loro aveva il permesso di lavorare in città adattò il proprio concetto di utilizzo della terra all'interno della nuova realtà urbana. Del re– sto, gli africani alloggiati nelle città non potevano essere proprietari dell'abitazione, e questa misura serviva da garanzia del loro ritorno al villaggio una volta terminato il periodo. Durante la loro residenza in città, questi lavoratori erano muniti di un permesso di occupazione a du– rata predefinita, di un permesso di abitazione re– vocabile in ogni momento e non trasferibile o ere- ditabile, di una concessione fondiaria che diven– tava definitiva solo quando si fossero completate varie formalità e a patto di avere rispettato tutti i regolamenti. Il governo della colonia limitava in ogni caso le possibilità degli africani di risiedere in modo permanente nelle aree urbane esclusiva– mente a chi possedeva un regolare contratto di la– voro e, comunque, non si poteva portare la fami– glia, per la quale non erano previste strutture ade– guate. Nacquero così, e furono mantenuti, speciali «inse– diamenti indigeni» per gli africani, i quali, a causa dell'eccessiva espansione della città, furono suc– cessivamente trasferiti verso la periferia. e on la fine del colonialismo, tuttavia, gli stati africani indipendenti hanno ereditato lo stra– bico sistema di possesso della terra: da un lato è stato applicato il modello europeo di proprietà ter– riera, di cui usufruivano owiamente gli europei, mentre dall'altro lato gli africani hanno dovuto in– ventare forme di adattamento loro proprie. In pra– tica, l'accesso alla terra risultava bloccato per gli africani. Ne è derivata, per contrappeso, la costru– zione di case abusive, senza alcun tipo di servizio e in aree prive di infrastrutture. Col tempo, il problema ha assunto dimensioni im– ponenti tanto che si è cercato di darvi soluzione attraverso le demolizioni. Si pensava che, in que– sto modo, le persone sarebbero ritornate ai vil– laggi di origine, ma il risultato, di certo non atteso, è stato un semplice spostamento di questi gruppi verso periferie contigue e più esterne. Successivamente, gli insediamenti si sono consoli– dati e per certi versi organizzati: è iniziata la com– mercializzazione delle abitazioni abusive, si sono diffusi i contratti di affitto, sono nate e cresciute sia le attività commerciali e sia quelle artigianali, mentre sorgevano le strutture di servizi. In pratica, i dormitori temporanei sono diventati luoghi per– manenti , sono diventati «città». Fa. Fio. cialmente là dove l'esodo rurale si accentua a causa di calamità natu– rali o fenomeni legati allo sviluppo disuguale del territorio. Il tasso di crescita degli insediamenti urbani precari e marginali, poi, è a volte superiore al 25%annuo. Una città che, in Africa, si è ve– nuta formando e sviluppando nel tempo coloniale, con una struttu– ra urbana pianificata su modelli non africani che hanno esposto gli abitanti a un modo di vita estraneo alla realtà èle.lla cultura locale. sfare la pluralità di bisogni, che la vita nei villaggi non è in grado di soddisfare. Questa ricerca si con– centra nella sola alternativa possi– bile: la città. Così, la presenza di un sistema urbano inarticolato im– plica e favorisce la concentrazio– ne di popolazione verso pochissi– mi centri - uno o due - che devono accogliere flussi rilevanti di popo– lazione. In Africa, ogni anno, oltre cinque milioni di persone cercano nuovo alloggio alla periferia delle città. La grande maggioranza della nuova popolazione urbana sembra desti– nata a soprawivere nella totale in– certezza, nella precarietà, nella ri– cerca (priva di opportunità reali) di un miglioramento delle proprie condizioni di vita, ai margini del «grande miraggio» costituito dalla città moderna. Il resto lo hanno fatto l'incuria verso le zone rurali - assenza di in– vestimenti e di sostegno all'eco– nomia familiare, mancanza di po– litiche di protezione dei suoli - e as– senza di investimenti in edilizia popolare nelle città. Il primo fattore, owero la man– canza di progetti tesi a protegge– re le aree rurali, provoca la fuga dai villaggi, determina la scelta di cercare «un altrove» dove soddi- È una «crescita urbana senza città» quella che dà origine ai fa– migerati «slum». Spazi auto-co– struiti su terreni demaniali senza che vi sia un solo mattone, dove non è passata una sola putrella di ferro e non vi si trova un solo me– tro quadrato di vetro. Nei paesi co- --------------------------------------------------------------------- 34 ■ MC GIUGNO 2007

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