Missioni Consolata - Giugno 2007

- ■ KENYA ■■ ■■ ■■ ■■ ------------------------------------------------------------------------------------------------------------ nalieri,la pulizia delle camerettee personale, lavatura e cucitura, il re– sto è tempo libero.Come però desi– dereremmo di poterci sgranchire le gambe con qualche passeggiata o almeno quattro passi fuori dei reti– colati spinosi.In Kenya,a Kabete,ci si conduceva aspasso una, due o tre volte la settimana,come i collegiali, sorvegliati da assistenti. Era una gran festa.Qui nulla di nulla. La no– stra minuscola cappella con il San– tissimo è un grande conforto per noi.Altri non ne abbiamo...»(lettera del 24/3/1941,giunta in Italia nel lu– glio 1941). A commento del breve brano del– la lettera di padreMaletto, in cui si ri– cordano i «tempi della prigionia di Kabete»,il sottoscritto ricorda una breveconversazione avuta con un missionario compagno di prigionia, il padreMerlo Pick.Parlandodei «quattro passi fuori dei reticolati», pur sorvegliati dagli assistenti,Merlo Pick ricordava come due o tre padri riuscivano sempre,awalendosi della conoscenza della lingua kikuyu,ad avere notizie dellemissioni del Nyeri da parte di finti e occasionali vian– danti. La situazione risultava essere un po'una comica: la comitiva dei «col– legiali prigionieri» sembrava andare a passeggio,ma qualcuno, con lavo– ce un pochino più alta, chiedeva no– tizie in kikuyu ai passanti che sem– bravano divertirsi di quei prigionieri in casacca da galeotti.«Comestan– no le suorea Nyeri? Come vanno le missioni abbandonate? Salutateci tutti...». li quadro della Consolata, con la corniceattuale, nella cappella della Casa regionale dei missionari della Consolata a Nairobi. Sotto, le stelleche adornano il capodella Vergine, applicate dai missionari in prigionia. Nessuno dei sorveglianti,del resto ignari del kikuyu e tanto più dell'ita– liano, riuscì mai a scoprire lo strata– gemma. Al massimo,qualcuno pen– sò che nel gruppodei galeotti ci fos- ' se il «solito buontempone», in vena di sollevare il moralealla truppa! LA CONSOLATA SI FA BELLA A Koffiefontein la vita di prigionia scorreva monotona,senza troppi sussulti. Però,si sa, il missionario non ama starsene con le mani in mano.Molti, infatti,occuparono questo lungo periodo di inattività forzata con l'ap– prendimento di lingue utili per il fu– turo: qualcuno si dedicò con dedi– zione allostudiodel kiswahili,del ki– meru, altri ancora si cimentarono addirittura con il tedesco.Alcuni di– mostrarono interesse alla pittura, scultura,musica e altro ancora.Ci fu persinochi scoprì che tra le sabbie e pietruzzedel campo di concentra– mento c'erano minuscoli diamanti e rubini... A un certo punto,alcuni missiona– ri decisero di cimentarsi con l'orefi– ceria! L'icona della Consolata,trafu– gata e messa in valigia di tutta fretta, faceva la sua bella figura nella cap– pelletta di fortuna che i missionari a- vevano ricavato nel campo di prigio– nia. Perché non abbellirlo? In fin dei conti la Consolata aveva accompa– gnato i «suoi»missionari addirittura in galera.Si meritava dawero un po' di attenzione. Si iniziò con il produr– re una bella cornice per rimpiazzare quella originale,rimasta nella mis– sione quando la tela fu tagliata e a– sportata. A parte qualche rustico attrezzo, recuperato tra i rottami del campo di concentramento, non si poteva contare su strumenti adatti per la– vorare il legno. L'arte, però, non co– nosce ostacoli e la cornice venne scolpita con il solito e indispensabi- Padre Ma/etto, missionario in Kenya. ----------------------------------------------------------------------------------------------· 12 ■ MC GIUGNO 2007

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