Missioni Consolata - Giugno 2007
MISSIONI CONSOLATA ■■ ■■■ ■■ ------------------------------------------------------------------------------------------------------------ U n giorno indimenticabile quel 1Ogiugno1940.Gli italiani a– vevanoappena ricevuto dalla radio la notizia che la nazione era formalmente entrata in guerra, con– tro Inghilterra e Francia egià il gior– no seguente, in Kenya,volavano or– dini tassativi di imprigionamento e deportazione di tutti i missionari e missionarie di nazionalità italiana presenti nel paese. Quel mattino,inaspettati,gli ingle– si giunsero fino alla missionedel Mathari e,senza tante cerimonie, dissero:«Tutti i membri di naziona– lità italiana sonoda questomomen– to sottoarresto.I padri missionari hannoventi minuti di tempo per raccogliere le lorocose epresentarsi aquesto comando. Le suoredovran– no restare nei loro conventi fino a nuovo ordine». Venti minuti di tempo per racco– gliere le propriecose...Nel cuore dei missionari scese un gelodi sconfor– to. Venti minuti per impacchettare il materiale di una vita di lavoro.Che fare,cosa poter scegliere,cosa ab– bandonare inventi minuti?Ognuno corse alla sua stanza e cominciòa mettere in sacche e vecchie valige quel pocodi roba e libri personali ri– tenuti utili... A un mission.ario venne subito in menteche quel giorno era il primo giorno della novena della Consolata. Nella chiesetta del Mathari c'era il quadro dellaVergine; come si pote– va lasciarlo solo,abbandonato? Si trattava di un'immagine specia– le, uno di quei quadri che il beatoAl– lamano aveva consegnato ai com– ponenti delle varie spedizioni che partivanodaTorino.«Portatelo con voi,custoditelo, perché vi protegga sempre», sembravanoancora e– cheggiare le parole del Fondatore. li missionario si precipitò in chiesa. Tentò di armeggiare per vederedi togliere dalla cornice quella tela,ma si rese presto conto che sarebbe oc– corso troppo tempo. Aveva un coltellino in tasca,quel coltellino milleusi sempre cosl utile Asinistra, preziosa miniatura di un libro liturgico prodotto dai missionari della Consolata in campo di concentramento. Adestra, voto dei missionari deportatinel campo di prigionia , a Koffiefontein (Sudafrica). I Una delle cappelle della missione del Mathari, in Kenya. quando si trattava di cavar spine e pulci penetranti.Con decisione e precisione il coltello si insinuò lungo la linea della cornice e la tela ne uscl fuori in poco più di un minuto. li SantissimoSacramento venne tolto dal tabernacoloe portatoal sicuro dalle suore. L'icona della Consolata, ben arrotolata, andòafar compa– gnia ai pochi libri e calzini puliti e sporchi del «padre salvatore». LA LUNGAPRIGIONIA «Dove si va?» era la domanda sulla , bocca di tutti. Purtroppo la risposta non lasciavamolte speranze.La me– ta era la prigione di Nairobi-Kabete, dove i missionari italiani vennero condotti in attesa che arrivassero i loroconfratelli,arrestati nellealtre missioni del Nyeri edel Meru quello stessogiorno. Dalla prigione temporanea di Ka– bete (oggi un grande sobborgodi Nairobi),dove in totale vennero ra– dunati ben 419 missionari,incluse alcunesuore, ben poco riuscl a tra– pelare. Le poche notizie che si han– no di quei giorni, le raccogliamo da una lettera scritta l'anno successivo, in cui l'autore,padreGiuseppeMa– letto, pur misurandocon attenzione le parole per paura della censura,dà un breve resoconto di quei giorni. L'autore, raccontando di quei giorni, scrivechedall'l l giugno i missiona– ri «furono internati fino al 4 ottobre, quando partimmo per il Sudafrica, via mare...Alcuni missionari dello Spirito Santo edi Mili Hill ci sostitui– rono nelle missioni. Le reverende suore furono dapprima tutte radu– nate nella fattoria di Nyeri; in seguito alcune furono lasciate ritornare in 4 o 5 stazioni di missione,soltanto del vicariato di Nyeri...». La lettera di padreMaletto venne scritta da Koffiefontein, località del Sudafrica,oggi famosa per leminie– re diamantifere,ma in quei giorni se– de di un grosso campo di prigionia. In esso, nel frattempo,erano stati in– viati anche i missionari italiani pro– venienti dal Kenya. Lo stesso padreMaletto fornisce, anche qualche particolare su come viene vissuta la vita di preghiera al– l'interno del campo:«Abbiamo una cappellina che può contenere 1O persone inginocchiate e 20 in piedi epigiate... » (da lettera del giugno 1941). Anche se le rassicurazioni date da padreMaletto in merito alle condi– zioni dei missionari della Consolata in prigionia consolò i superiori di To– rino, una seconda lettera, inviata il mese successivo,dava una visione meno ottimistica della vita in catti– vità: «Noi stiamo relativamente tutti bene. Per noi,fatti i dueappelli gior- °Jbil llNI,, W,yo u/ cu1111'4tt,&1luk d !Jdlldio nwrl,1mur ,1d prr,prù, defqru 11,x1M uirlultmC(ln/ra hosleJ auoa.
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