Missioni Consolata - Maggio 2007

«ASSEMBLEA PERMANENTE PER LA PACE» 1 1progetto di costruzione di una nuova base militare ame– ricana a Vicenza era stato visionato dall'amministrazione comunale berica nel 2004, ma solo nel 2006 la cittadinan– za ne è stata informata dal Giornale di Vicenza, il quotidia– no locale. Attualmente l'esercito americano ha, nella città di Vicenza e nei comuni circostanti, una caserma, un villaggio residen– ziale, due basi sotterranee, sulle quali vige il più rigoroso se– greto militare, e due centri logistici. Il progetto che aggiunge una nuova caserma e un nuovo vil– laggio residenziale, ha scatenato una forte reazione in gran parte della cittadinanza, sia per l'impropria collocazione della caserma, al centro di un territorio densamente abitato, sia perché l'amministrazione comunale in carica e i due governi 1 nazionali che si sono susseguiti hanno dimostrato una totale indifferenza al dovere di informazione e una ancora più grave intolleranza verso percorsi di trasparenza democratica. La cittadinanza si è mobilitata e sono sorti numerosi comi– tati, orientati prioritariamente alla raccolta e divulgazione di informazioni, ma anche alla ricerca di possibili alternative al progetto, che alcuni presentano come un volano economico per la provincia vicentina.Anche il mondo cattolico si è inseri– to in questo dibattito, a partire dall'interrogativo se sia etica– mente accettabile affidarsi, in questo particolare contesto sto– rico, a un'economia fondata sulle armi. Gruppi spontanei, commissioni «Giustizia e pace», singoli credenti, dopo un ini– ziale smarrimentodi fronte al silenzio dei vertici della chiesa lo– cale,hanno iniziato un percorsodi discernimento che si va pro– gressivamente approfondendo e radicando nelle comunità. Una di queste è la comunità cristiana di Quinto e Valpro– to, sul cui territorio comunale dovrebbe sorgere il nuovo vil– laggio militare americano. Per conoscere il loro percorso ab– biamo incontrato il parroco, don Fabrizio Cappellari, che ci ha raccontato quanto segue. T utto è cominciato il primo di novembre 2006, al cimi– (( tero. Si parlava di "testimoni", cioè di persone che han– no segnato la vita del nostro paese, della nostra storia. Co– me loro, anche noi ci troviamo di fronte a eventi che ci inter– rogano. Oggi per noi sono la base e il villaggio militare. Ho chiesto alla comunità di fermarsi e riflettere. Abbiamo poi organizzato una serata pubblica, alla quale è intervenuta anche l'amministrazione comunale, che in quel– l'occasione si è impegnata a promuovere nuovi incontri infor– mativi e una consultazione popolare per verificare il consen– so sull'operazione. Il consiglio pastorale ha prodotto un documento dove si e– sprime la contrarietà della parrocchia al villaggio in quanto collegato alla base militare. lo abbiamo inviato arl'ammini- 82 ■ MC MAGGIO 2007 strazione comunale di Quinto, a tutte le famiglie, ai consigli pastorali e amministrativi dei paesi confinanti e per cono– scenza al vescovo. Dopo di questo, si è costituito un gruppo spontaneo che ora sta prendendo la forma di una «Assemblea permanente per la pace». Vuole essere un segno di incontro e di dialogo, che ogni domenica si apre per iniziative sui temi della pace, della giustizia, della legalità. Stiamo cominciando a parlare anche di mafia; vogliamo fare esperienze di incontro con la realtà del Sud che non conosciamo, per capire, per dare u– na mano se serve. Vogliamo stare calati nella realtà quotidiana mantenendo un oriuonte ampio per non rischiare di venire fagocitati da monopolizzazioni politiche, da prese di parte. Per non di– ventare solo il «comitato no»alla tal cosa. Sullo specifico del villaggio abbiamo fatto degli incontri in preparazione della consultazione popolare tenuta il 15 apri– le. Abbiamo voluto invitare degli esperti di urbanistica, dirit– to e d'impatto successivo, cioè su quello che resterà, quan– do gli americani se ne andranno. Faremo ancora incontri sul– la guerra, su cosa lascia dietro di sé. Vogliamo tenere viva l'attenzione, perché non si tratta solo di costruire case, bi– sogna avere chiaro il disegno complessivo. Per i credenti, la militarizzazione del territorio e la corsa a– gli armamenti in atto è contraria al vangelo. Eanche tacere non è evangelico. È così chiaro che l'esperienza cristiana e– vangelica è una esperienza di non violenza. Enoi che possiamo farlo abbiamo il dovere di interrogar– ci e operare, perché si cambi direzione, anche nella gestione dei conflitti internazionali. Sono stato un po' di tempo in Ca– merun, come missionario. Lì la gente non ha modo di pen– sare alle caserme, allo sfruttamento di cui sono oggetto. Noi che abbiamo cibo e lavoro garantiti, abbiamo il dovere an– che nei loro confronti di capire e operare. Stare fuori da que– sto interrogarsi è peccato. Uno può anche essere favorevo– le a questo sistema, se proprio vogliamo. Quello che non si può accettare è l'indifferenza, il sentirsi fuori, perché questo è un venir meno al nostro dovere di cristiani». Maria Longhi Vicenza

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=