Missioni Consolata - Maggio 2007

getti di cooperazione decentrata sostenuti dalla regione. Le organizzazioni non governative,con le loro specifi– che conoscenze delle realtà locali dei paesi del Sud del mondo, contribuiscono in modo essenziale al corretto sviluppo di queste esperienze e le rafforzano sotto il profilo tecnico e relazionale. Ci sono poi priorità geografiche. Vogliamo avere im– patto nelle aree in cui ci interessa essere presenti: Mediterraneo e Maghreb in particolare sia per il ruolo che intendiamo sviluppare nell'area, sia per la presenza di significative comunità di immigrati provenienti da questi paesi. Ma anche iniziative per i paesi che hanno presentato richiesta di pre-adesione all'Unione euro– pea, e attenzione a quei paesi da cui proviene il flusso migratorio verso la nostra regione. Un'altra area di particolare interesse economico e po– litico è il Brasile. Sia per l'importante ruolo che svolge in America Latina sia per le numerose relazioni con il no– stro territorio dovute alla consistente presenza degli emigrati piemontesi. Per le zone più lontane lavoriamo sulla base di prio– rità tematiche. La «sicurezza alimentare», che concen– triamo geograficamente in alcuni paesi dell'Africa Occidentale, scelti anche dopo un'analisi dei soggetti piemontesi che vi operano.Oppure l'appoggio acomu– nità di immigrati strutturate presenti sul nostro territo– rio, come, per esempio, quella senegalese. Quanto investite nello riflessione su queste tematiche oltre che sull'azione diretto? Cerchiamo di creare situazioni per le quali il nostro si– stema di cooperazione decentrata sia in grado di atti– varsi. Vogliamo farlo crescere, per questo periodica- ■ MISSIONI mente realizziamo eventi o iniziative di riflessione in– terna. In Italia siamo in ritardo rispetto o Spagna e altri paesieuropei, perché secondo lei? In Spagna il meccanismo è legato a una legge statale che impone una percentuale del bilancio da spendere in cooperazione. Questo fa crescere l'impegno di re– gioni ricche,come la Catalunya che arriva a 60 milioni di euro all'anno. Anche i francesi sono avanti, per una loro particolare attenzione verso i paesi ex coloniali. Gli spa– gnoli hanno forti motivazioni legate alla questione del– l'immigrazione, che impone loro conseguenze opera– tive. Su queste tematiche l'amministrazione intende dare segnali chiari al cittadino. Ciò sarebbe importante anche nella nostra realtà. Che rapporti avete con la cooperazione governativa delministeroAffari esteri? Il problema è che la cooperazione in Italia non riesce a fare politiche innovative. Da un lato il ministero degli Affari esteri ci assegna finanziamenti per fare coopera– zione e dall'altra in alcune occasioni impugna le leggi regionali in materia di cooperazione internazionale per– ché ritenute incostituzionali. Il dibattito aperto con la riforma della legge sarà sicuramente un'occasione per riflettere sulle proprie competenze e sull'opportunità di costruire nuovi strumenti per favorire il coordinamento e la valorizzazione delle rispettive specificità. Un caso recente di collaborazione tra Ministeri e Regioni è il programma di sostegno alla cooperazione regionale. Lo ritengo particolarmente significativo in quanto vengono utilizzati fondi per le aree sotto utiliz– zate (Fas) tipicamente destinati per lo sviluppo dei terri– tori regionali che in questo caso verranno impegnati per realizzare progetti di cooperazione internazionale nei Balcani e nel Mediterraneo concertati tra più regioni e con i diversi ministeri. L'utilizzo di tali fondi implica an– che il riconoscere che per promuovere lo sviluppo dei nostri territori è necessario costruire relazioni interna– zionali anche a livello locale. Un nuovo approccio che apre interessanti ipotesi di lavoro. Quali sono le prospettive sul medio termine per que– sto modello di cooperazione? Prevedo una forte crescita. Le problematiche della globalizzazione producono interrelazioni tra territori e comunità ed evidenziano la necessità di una coopera– zione a 360 gradi. La richiesta che ci perverrà dalle no– stre popolazioni sarà, a mio avviso, di creare le condi– zioni che consentano ad una società civile del Nord di relazionarsi con quella del Sud per affrontare gli effetti locali prodotti dalla globalizzazione.Ciò valorizzando la capacità di fare rete raccordando le diverse «proprie» specifiche conoscenze e capacità. Si tratta di un'espe– rienza già ricca, che nasce dal basso, da una domanda del territorio, a cui le diverse amministrazioni devono rispondere. acura di Ma.B. Un mercato in Burkina Faso. La Regione Piemonte interviene nell'area saheliana da dieci anni. ----~~------------------------------ MC MAGGIO 2007 ■ 31

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