Missioni Consolata - Maggio 2007
DOSSIER INTERVISTA A GIORGIO GARELLI CREARE <<RETI COMPLESSE>> 1 1 dottor Giorgio Garelli lavora al Settore Affari Internazionali e Comunitari, Gabinetto della Presidenza della Giunta Regionale del Piemonte. Ha una grossa esperienza in cooperazione internazionale e in particolare di quella realizzata dagli enti locali. Conosce bene anche il «terreno» in quanto è stato vo– lontario in Africa. Dal vostro punto di vista cos'è la cooperazione decen– trata? Il nostro concetto si rifà alle linee guida della dire– zione generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero Affari Esteri, che risale al marzo 2000. Si parla di cooperazione tra territori che acquisisce titolo solo se sono coinvolti i rappresentanti istituzionali che garanti– scono questo legame. Secondo questa definizione il contatto tra i singoli gruppi non è cooperazione decen– trata, ma è rapporto tra associazioni di base della so– cietà civile. Tali azioni rientrano nella cooperazione de– centrata solo se c'è una relazione tra autorità elette, che in quanto tali rappresentano una comunità, un territo– rio e hanno mandato e responsabilità per realizzare ini– ziative a nome della comunità stessa. Negli ultimi cinque anni i finanziamenti propri delle amministrazioni locali per la cooperazione decen– trata sono aumentati da 20 a oltre50 milioni di euro, perchésecondo lei? La cooperazione decentrata è un processo che vede protagoniste le comunità territoriali, realtà disponibili anche a mettere risorse proprie, al di là dei fondi pub– blici dello Stato. li territorio chiede, perché ne sente l'e– sigenza, di diventare attore «attivo». Questo compor– terà una diversa consapevolezza, una piccola rivolu– zione culturale, nell'analisi degli squilibri tra Nord e Sud. Oggi, infatti, non riusciamo a concepire in modo cor– retto la cooperazione, né noi né loro. Per noi è una do– nazione di qualcosa di superfluo, per loro, spesso, un'accettazione passiva di risorse. Non esiste un'idea, condivisa da tutti, che tenga conto della necessità di ri– cercare un futuro compatibile e sostenibile per cia– scuna realtà. Dobbiamo relazionarci con l'Africa, come diceva Robert Schuman, uno dei padri dell'Europa, «il problema dell'Europa è lo sviluppo dell'Africa». Ma in questi 50 anni l'Africa non si è sviluppata. Iniziamo a capire anche noi che c'è bisogno di una nuova cultura della cooperazione. Non dobbiamo fare progetti perché è giusto, ma perché altrimenti non c'è futuro. È un obbligo economico, sociale, tecnico. La cooperazione decentrata può dare il suo contri– buto perché spinge i cittadini a diventare protagonisti, li mette davanti ai problemi e nell'impossibilità di elu– derli. Cosa pensa del processo in corso per riformare la legge sulla cooperazione internazionale in Italia? E importante la volontà del governo che intende pro– cedere alla riforma della legge in tempi brevi (tramite la legge delega, vedi box). E una grande occasione per analizzare i nuovi per– corsi di cooperazione che stanno sviluppandosi in Italia e per costruire una nuova disciplina che rafforzi, co– gliendone gli aspetti positivi, queste esperienze, met– tendole in sinergia con le altre forme di cooperazione più classica (multilaterale, bilaterale e non governativa). Purtroppo nella proposta di legge non è chiaro que– sto importante obiettivo, ma le dinamiche del rapporto dello stato con le regioni e la società civile, dovrebbe portare in parlamento un dibattito utile per una mag– gior consapevolezza del legislatore sulla necessità di un nuovo approccio, anche culturale, in questa materia. Quali sono le priorità della Regione Piemonte in ter– mini di cooperazione internazionale? Una priorità «interna» è legata alle politiche di svi– luppo sul nostro territorio: far crescere la capacità di fare cooperazione. Vuol dire dare strumenti, organiz– zare eventi, per migliorare la capacità di azione delle istituzioni locali. Renderle in grado di attivare il loro ter– ritorio. In questa logica, per noi, il comune è il «mat– tone» base. I risultati sono buoni, se si considera che sono circa 100 i comuni capofila ad avere presentato una richiesta di finanziamento all'ultimo bando. Tutto questo è stato sviluppato negli ultimi tre - quattro anni. Abbiamo anche richieste di partecipazione e finanzia– mento da altre componenti della società civile che hanno competenza in materia: associazioni, istituzioni religiose, ecc. Quando ci propongono delle idee cer– chiamo di metterli in contatto con gli altri elementi dal proprio comune, creando così reti complesse. Oggi ab– biamo più di 800 enti piemontesi che lavorano nei pro- ------------------------------------- 36 ■ MC MAGGIO 2007
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