Missioni Consolata - Maggio 2007

' ' Tipica «corte» di un villaggio mossì, nel Nord del Burkina Faso. queste iniziative si concretizzino. Roberto Montà ci descrive come: «Ai cittadini diciamo che con i soldi pubblici stiamo portando avanti progetti certi, ben definiti e controllati direttamente da noi. Il comune si assume la responsa– bilità in toto. Favoriamo la rifles– sione con tutti i soggetti del no– stro territorio, in particolare con il settore scolastico e l'associazioni– smo. Ci serve per portare a tutta la città l'importanza di questi temi. Per costruire una domanda su base locale di sensibilizza– zione e formazione, che punta a fornire gli strumenti per intra– prendere in piccolo attività in so– cietà in via di sviluppo. Come i gemellaggi di 30 anni fa con i paesi francesi. In questo caso però c'è anche un gap finanziario, che rende necessarie più risorse. Non è un'attività singola ma un coordinamento generale. Con il nostro progetto consortile in Burkina Faso abbiamo creato un tavolo di lavoro tra le associa– zioni e abbiamo attivato le nostre scuoi~ per scambi con istituti afri– cani. Euna cooperazione organiz– zata con obiettivi, metodologia, criteri ben precisi. Se il comune riesce a coordinare in modo ge– nerale i vari soggetti che portano avanti questo tipo di coopera– zione su base locale è un buon ri– sultato. Per accompagnarli oc– corre monitorare i loro progetti e aiutarli a reperire risorse. Il co– mune coordina ma non è lesivo delle autonomie». QUEL FILO TRA NORD E SUD Ma chi esegue progetti di coope– razione decentrata, oltre a scon– trarsi con le complessità tecniche e legate al contesto, comuni agli altri progetti di sviluppo, deve af– frontare problematiche intrinse– che dovute al gran numero e di– versità di attori coinvolti. I co– muni piemontesi si awalgono in Burkina Faso dell'appoggio tec– nico dell'Ong Cisv di Torino, che mette a disposizione la sua strut– tura nel paese. «Il problema mag- A destra: l'assessore Angelo Ferrero, presidente del Cocopa, firma un accordo di cooperazione con il sindaco di Ouahigouya, A. Sougouri. giare riscontrato nella coordina– zione e nella gestione di questi progetti è indubbiamente quello di lavorare "in bilico" tra due realtà diametralmente opposte. È come camminare su un filo che collega direttamente Nord e Sud, primo e terzo mondo, modernità e tradizione, benessere e sotto– sviluppo. Chi lavora sul campo si trova su questo filo: è il facilita– tare nelle relazioni tra gli attori» racconta Fabio carbone, re– sponsabile della cooperazione de– centrata in Burkina Faso per la Cisv. «Chi coordina questi pro– getti ha il compito, non facile, di smussare un po' le divergenze, di far capire agli uni le esigenze e i bisogni degli altri, di metterli a confronto, sempre nel rispetto delle usanze e delle abitudini di ■ MISSIONI chi sta dall'altra parte» continua Carbone. Aicha torna a casa, dopo una gior– nata di scuola. Il suo passo leggero percorre uno dei centinaia di sentieri nella savana burkinabè. Qui le auto– mobili sono molto rare e i più fortu– nati si spostano in bicicletta. Il caldo inizia a farsi sentire in questa sta– gione, che in Europa si chiama pri– mavera, ma nel Sahel è solo il pe– riodo più caldo e secco dell'anno. Superiamo i 45 gcadi all'ombra e l'acqua scarseggia. Ecosì difficile per Aicha pensare a come sia la giornata tipo di un bambino italiano. Impossibile anche per un suo coeta– neo di Moncalieri o Grugliasco, pur dotato di televisione e playstation, immaginare la vita di Aicha. Chissà se, un giorno, queste enormi di– stanze si ridurranno. • MC MAGGIO 2007 ■ 35

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