Missioni Consolata - Maggio 2007

DOSSIER degli stati e degli enti locali part– ner a elaborare i loro propri mo– delli di gestione del territorio, promozione dello sviluppo locale, ripresa economica. Ma soprat– tutto di lotta contro le micidiali disuguaglianze che vedono nei paesi più poveri poche élites vi– vere sulle spalle di masse di per– sone in condizioni di estrema po– vertà. Facendo questo ambizioso e ammirevole ragionamento, co– muni e regioni italiane danno però quasi per assodato (così come la maggior parte delle orga– nizzazioni internazionali prime fra tutte la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale) che il decentramento politico e amministrativo dei poteri nei paesi cosiddetti in «via di svi– luppo» sia un fatto assoluta– mente necessario, perché gli Stati centrali da soli non ce la possono fare. Così come spesso viene dato per certo che l'apertura al li– beralismo sia l'unica possibilità di salvezza per le economie più de– boli (ma la partecipazione di 8 re– gioni, 21 province e 29 comuni al recente Forum sociale mondiale di Nairobi dimostra che molti la pensano diversamente). Queste due tesi sono tutt'altro che dimostrate. Ed è proprio qui che si dovrebbe inserire il ruolo cruciale delle organizzazioni non governative italiane (Ong), che la– vorano per la cooperazione allo sviluppo da oltre mezzo secolo. Così come l'innumerevole schiera di esperti italiani che a livello na– zionale e internazionale hanno la– vorato e lavorano al ministero Affari esteri, nelle agenzie delle Nazioni Unite, presso l'Unione Europea. Ma anche il mondo uni– versitario, che da sempre si oc– cupa di studiare le politiche so– cio-economiche a livello interna– zionale e che da una decina di anni ha awiato simili percorsi di Ragazze del liceo Morie Curie di Grugliasco danzano con le donne del villaggio di Lebà. cooperazione decentrata (si chiama sempre così) con gli ate– nei di numerosissimi paesi del Sud del mondo. MEGLIO SOLI O ACCOMPAGNATI? Il Consorzio delle Ong piemon– tesi (Cop) ha accettato nel 2004 (ma diverse singole Ong lo face– vano sin dal 1997) la proposta fatta dalla Regione Piemonte di «accompagnare» i processi di cooperazione decentrata intra– presi dai suoi enti locali in otto paesi dell'Africa Occidentale, arri– vando a fine 2006 alla firma di un accordo programmatico triennale (in forma di Convenzione) sulla base del quale Regione e Consorzio definiranno gli inter– venti progettuali annuali e co-pro– getteranno le azioni di dettaglio. Questo, con l'idea di aprire una discussione e un confronto co– struttivo, oltre che per mettere a disposizione l'esperienza delle Ong. Il quadro è quello del Programma regionale per «la si– curezza alimentare e la lotta alla povertà». Un'esperienza unica in Italia, che dal l 997 vede la Regione Piemonte impegnata con uno stanziamento annuale di circa 2 milioni di euro. Dopo soli l O anni di lavoro ha coinvolto in collaborazione con le Ong una rete di oltre l SO enti locali pie– montesi e un grande numero di associazioni, enti religiosi , scuole, parchi regionali, strutture sanitarie, enti di formazione e as– sociazioni di categoria. DUE MONDI Un lavoro enorme che, se si • guarda oltre le innumerevoli opere obiettivamente concrete e positive realizzate insieme ad al– trettanti partner locali, come ad esempio pozzi, interventi agri– coli, corsi di formazione, ecc. ha davanti a sé proprio l'immensa sfida di collaborare con le auto- rità locali africane per capire ed Tecniche di coltivazione (a sinistra} e tipica cucina di villaggio {pagina accanto} nel Sahel, sono fontane dal nostro quotidiano. --------------------------------------------------------------------- 28 ■ MC MAGGIO 2007

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