Missioni Consolata - Maggio 2007
■ MISSIONI Le sfide della nuova cooperazione TU VUOI FARE L'AFRICANO I comuni italiani sono sempre più impegnati in progetti di cooperazione con città del Sud del mondo. Che sia per aiutare il decentramento amministrativo, fornire consulenze specifiche o realizzazioni pratiche, si scontrano con le diversità culturali e il divario di risorse. Per questo si fanno spesso accompagnare da associazioni e Ong del loro territorio. I n nessuno dei Paesi cosiddetti «ricchi» del mondo è ancora stata scoperta la formula ma– gica che permetta di stabilire quale sia il giusto equilibrio di ri– partizione dei poteri (legislativo, giudiziario e amministrativo) tra un governo centrale e i suoi enti locali per un'ottimale gestione del territorio ed il miglioramento del benessere dei suoi abitanti. Non c'è bisogno di ricordare, ad esem– pio, quanto in Italia sia ancora oggi acceso il dibattito su come attuare il decentramento, o anche solo il federalismo fiscale, sulla base di quanto scritto nella no– stra costituzione oltre mezzo se– colo fa, all'articolo 5 e nell'ormai famoso titolo V. La verità è che questa formula non esiste. I nostri politici (a tutti i livelli istituzionali) dovranno continuare a cercare i migliori compromessi per adattare quanto le teorie economiche e ideologie propongono, in fun– zione dei cambiamenti sociali e delle continue difficoltà finanzia– rie che ogni governo si ritrova ad affrontare in questa epoca di glo– baJizzazione. E in questo contesto che, da più di dieci anni, in Italia va svilup– pandosi una nuova forma di coo– perazione internazionale che viene ormai comunemente defi– nita come «cooperazione decen– trata». Una cooperazione che vede come protagonisti gli enti locali italiani (comuni, province, regioni, ecc.), che a partire dagli anni '90 hanno avuto la possibi- lità di spendere fuori dal loro ter– ritorio e per progetti di coopera– zione e solidarietà internazionale una cifra pari all'otto per mille dei primi tre titoli delle entrate cor– renti dei propri bilanci di previ– sione. Nel 2000, ad esempio, la cifra complessivamente stanziata dagli enti locali italiani nel loro in– sieme ha cominciato a superare in termini economici i 50 milioni di euro annuali. UN MONDO PIÙ GIUSTO? Fra le ragioni di questa coopera– zione decentrata normalmente vengono citati diversi aspetti. Prima di tutto la volontà della società civile nel suo insieme di partecipare attivamente alla co– struzione di un mondo più giusto e più pacifico. Volontà di cui le istituzioni locali vogliono sempre più spesso farsi portavoce e an– che promotrici in prima persona. In secondo luogo la determina– zione delle istituzioni locali di promuovere iniziative che per– mettano di avere ricadute impor– tanti in termini di miglioramento delle condizioni di vita delle po– polazioni che vivono in zone più svantaggiate della terra. Azioni che al tempo stesso permettano la crescita di una cultura di pace e di solidarietà sul loro stesso terri– torio. Soprattutto alla luce dei sempre più rilevanti fenomeni mi– gratori e dell'importanza che que– sti vengano gestiti in un'ottica di integrazione sociale e di valoriz– zazione delle diversità culturali. Di Andrea Micconi Questa ultima motivazione è fra le più utilizzate per spiegare ai cittadini perché per fare coopera– zione internazionale vengono in realtà usate le loro tasse due volte, cioè prima quelle da loro pagate a livello locale per la coo– perazione decentrata e poi quelle già pagate dagli stessi cittadini allo stato per fare la stessa cosa nel quadro più ampio della poli– tica estera nazionale. Infine, il desiderio di mettere a disposizione le competenze ma– turate nel corso della nostra esperienza di decentramento po– litico e amministrativo. Questo punto è sempre più spesso sotto– lineato quando si vogliono difen– dere le spese sostenute per en– trare in contatto e costruire un rapporto di collaborazione dura– turo con un ente «omologo» (co– mune, ecc.) di un paese estero. Naturalmente sperando che tutto ciò possa essere utile, in particolare che altri, grazie al no– stro impegno e alla nostra dispo– nibilità, possano evitare di ripe– tere errori da noi commessi, in un passato comunque molto re– cente. AIUTO AL DECENTRAMENTO Quindi la cooperazione non solo come ulteriore impegno e contri– buto delle istituzioni locali a fa– vore della pace e della lotta con– tro la povertà a livello globale. Ma come un processo, che se non nel breve termine, nel medio o lungo, potrà aiutare i governanti MC MAGGIO 2007 ■ 'l1
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