Missioni Consolata - Maggio 2007
razzo, impregnando di emotività la casa che già appare vuota: vuota per il padre, che vede il figlio esigere la pro– pria morte per affermare se stesso, e vuotaper il fì.glio, che con la testa è già nel suo mondo virtuale e lontano. Domi– na un silenzio carico di sconfitta, scandito dalle lacrime mute del padre, che impotente assiste alla propria morte pur restando in vita e col pensiero immagina gli scenari ve– ri di morte certa in cui si sta avventurando il figlio. «Dopo non molti giorni» è una pausa musicale in un ra– pido fugato di note che si arrampicano correndo verso la fine: come se Le volesse concedere un attimo di respiro in una situazione di soffocamento e prima della tragedia che si sta preparando. «Raccolto tutto» Il figlio che col corpo è in casa, ma con il cuore e la te– sta è già «lontano», si premura di passare in rassegna tut– ta la casa per non lasciare nemmeno le briciole di «quan– to gli spetta» (v. 12) della metà della vita che il padre gli ha donato. Il testo greco non dice «raccolte le sue cose», ma «rac– colto tutto», suggerendo l'idea che il figlio passa in rasse– gna ogni angolo con una accurata ispezione. Anche tut– to quello che ha è di suo padre, ma queste sono sotti– gliezze di cui uno spirito libero non si cura. Questa sot– tolineatura è importante, perché l'autore vuole metterla in relazione al v. 14 dove ci avverte che spese «tutto». Gli sforzi per liberarsi del padre, l'anelito della libertà, l'aspirazione a una vita autonoma e senza freni, tutto ciò per cui ha vissuto svanisce in un baleno: tutto è inutile, perché come aveva raccolto «tutto», così ora spende «tut– to»: nudo è nato da sua madre e nudo resterà senza suo padre (cfGb 1,21). «Si allontanò/separò dal (suo) popo– lo» Il testo greco usa il verbo apo– d?mè? che è composto dalla pre– posizione di allontanamento «apò-• e «demos-popolo». I.:i– dea soggiacente è molto più che un andare via da casa. Il figlio più giovane, andandosene, «si allon– tanò/separò dal [suo] popolo», tagliando die– tro di sé ogni radice e o– gni riferimento. Per un orientale, al– lontanarsi dal clan, dalla tribù, dalla famiglia, rap– presentata dal padre, si– gnificava andare incontro alla morte, perché vuol dire andare allo sbaraglio, senza al– cuna protezione. Esaù, per es., quando vuole separarsi dal fratello Giacobbe, non parte da solo, ma radu– na tutta la sua tribù, il gregge, il bestiame e tutti i suoi beni per andarsene «lontano dal fratello» (Gen 36,6-9). Parte con il suo popolo. Il figlio più giovane della parabola lucana, invece parte , senza popolo: ha già perso la sua identità prima ancora di sperperarla in un «paese lontano». ' Egli è l'opposto di Abramo che, in Gen 12,1-4, «deve» lasciare il paese, la patria e il padre per ubbidire al Dio che chiama e convoca per un progetto di popolo nuovo con una prospettiva missionaria. Abramo, infatti, andrà «verso una terra» non ancora conosciuta, che Dio stesso gli indicherà per donargliela come promessa ed eredità (cfGen 15 e 17). Abramo non si preoccupa di conoscere la mèta «verso cui andare», perché a lui basta sapere «da dove» parte. Egli non si allontana «da» qualcuno, ma va , «verso» qualcosa, un futuro, una promessa, un'alleanza. «E ' Abramo partl» (Gen 12,4). La partenza di Abramo è so– lenne e maestosa, perché è la risposta a una chiamata e quindi la realizzazione di una vocazione. Il •parti• è un progetto. Il figlio giovane della parabola invece «si allontanò» quasi di nascosto, fuggendo, in fretta: egli non ha un pro– getto, ma sa esattamente «dove vuole andare». Come A– bramo lascia il suo paese, la sua patria e suo padre, ma solo per egoismo e interesse. Abramo è aperto alla fe– condità sconfinata («padre di molti popoli»); il giovane fi– glio è chiuso nella sua grettezza. Abramo si affida alla pa– rola del «Padre», sulla quale soltanto fonda il suo futuro («farò, benedirò, renderò, diventerai, maledirò»); il giova– ne figlio ha soltanto la certezza di lasciare il suo passato per andare incontro «ad un paese lontano», dove non c'è salvezza. Abramo aspira l'eredità della «terra promessa»; il figlio giovane, aspirando al suo egocentrismo, erediterà soltanto una porcilaia e una fame da schiavo. Usando il verbo «apo-d?mè?» l'autore sottolinea che il figlio giovane non si mette solo in cammino verso un suo destino, ma che egli «lascia»dietro di sé tutti i fonda– menti della vita: si separa dalla «comunità» di cui non è più membro e resta un solitario che cammina isolato verso un destino di morte. Fuori della comunità o del pro– prio popolo, non si dà vi– ta, ma solo illusione, che presto si trasforma in morte. È l'apostasia che conduce all'inferno del– l'isolamento e dell'egoi– smo. «Per un paese lonta– no» In tutto il NT un'altra volta soltanto si trova questa espres– sione e cioè in Le 19,12: «Un uo- // figlio prodigo, in un dipinto di Hieronymus Bosch. MC MAGGIO 2007 ■ 23
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