Missioni Consolata - Aprile 2007

prescrizioni, dimostrandosi uno senza timore di Dio: per lui nulla ha valore, né il padre che vuole morto, né la Leg– ge di Dio, che trasgredisce senza ritegno, rivelandosi non «figlio della Toràh», ma figlio pagano. Amare da padre può significare perdere Egli chiede la «parte di eredità che mi spetta• (v.12), sa– pendo bene che come «figlio più giovane•, cioè secondo– genito, non gli spetta alcuna eredità, ma solo quel terzo che nemmeno può alienare. Arigore di legge, il padre avrebbe potuto buttare fuori di casa il «figlio più giovane• senza dargli nulla; oppure, come abbiamo visto, poteva condurlo in giudizio e chie– derne la morte per lapidazione. Chi poteva dargli torto da un punto di vista giuridico? Al padre però non interessa l'osservanza materiale del- • la legge o avere riconosciuto il suo diritto al prezzo della vita del figlio; egli preferisce distruggere la propria vita, ma tentare di salvare il figliolo, piuttosto che non perde– re la faccia, ma perdere il figlio. Non può obbligare con la forza della Legge ad amare con il cuore, perché nessu– na legge può imporre i sentimenti e tanto meno l'amore. Non si ama perché si deve, ma si ama perché si vive. Nel gesto del padre che prende la sua vita e la divide tra i due figli troviamo qualcosa di scandaloso: egli va ol– tre il diritto, oltre le convenienze, oltre le apparenze e po– ne se stesso come prezzo della colpa del figlio. Il figlio pecca, ma è il padre che ne assume il peso e consapevolmente ne intende scontare la pena: «Divise la vita tra loro• (v.12). I.:iconografia cristiana nel Medio Evo raffigurava il pellicano che si strappa il cuore per nutrire i suoi figli come simbolo del sacrificio di Cristo che il pa– dre della parabola rappresenta perfettamente: «A stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi• (Rm 5,7-8). Vangelo puro, senza se e senza ma Troviamo nel gesto del padre qualcosa di più dell'a– more affettivo di un padre: iJ figlio è un pagano, nemico del padre, e iJ padre lo ama senza porre condizioni, sve– lando così nel suo anonimato iJ volto intimo del Padre dei cieli «che fa sorgere il suo sole sui giusti e sugli in– giusti» (Mt 5,45): Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso... Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevo– lo verso gl'ingrali e i malvagi. Siatemisericordiosi, come è mi– sericordioso il Padre vostro (Le 6,32.35-36). Il figlio chiede la «natura• del padre e questi va oltre la richiesta e dona tutta la sua stessa vita, con una abbon- ' danza che va contro ogni logica e razionalità. Il padre ha un comportamento decisamente scandaloso: «A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da' a chiunque ti chie- 64 ■ MC APRILE 2007 Sopra, un capitello del Cenacolo a Gerusalemme e, sotto, una vetrata moderna rappresentano ilpellicano, simbolo del sacrificio di Cristo. de; e a chi prende del tuo, non richiederlo» (Le 6,29-30). Il padre che apparentemente sembra un remissivo sen– za spina dorsale, è invece un campione evangelico, l'e– sempio vivente dell'incarnazione del messaggio di Gesù: Avete inteso c he fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e a chi vuol portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia an– c he il mantello. E se uno ti costringerà a camminare per un miglio, tu fanne due con lui (Mt 5,38-41). Il padre e la vedova Il figlio pretende la parte dei beni che non gli spetta– no perché non ne ha diritto, mentre il padre rinuncia al suo diritto e offre gratuitamente tutto ciò che è, perché sa che tutto ciò che ha proviene da Dio: cTutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giusti– ficati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della re– denzione realizzata da Cristo Gesù» (Rom 3,23-24). Egli è la controfigura della vedova che mette nel teso– ro del tempio non quello che gli avanza, ma solo tutto ciò che è e tutto ciò che ha per vivere: due monetine, cioè la sua vita (cf Le 21,2-4). Chi rappresenta la vera «natura»di Dio è una vedova in– significante e un povero padre che si lascia depredare dal figlio non solo la proprietà, ma la sua stessa vita. Di fronte al figlio peccatore e parricida il padre si offre li– beramente contro ogni logica, perché la misericordia non ha la logica della ragione, ma è la ragione dell'amo– re che genera e salva. Il figlio è già salvo, anche mentre pecca, perché il pa– dre lo ha riportato nel suo grembo per rifarlo nuovo, per

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