Missioni Consolata - Aprile 2007
M.: Intendo quei pro– grammi che non hanno nessun fine educativo, ed oggi ce ne sono vera– mente troppi. G.: Ad esempio? M.: Ce ne sarebbe una lunga lista: i reality show; Buona Domenica. G.: Tu che genere di programmi proporresti? M.: Sarebbe, o meglio, sono più interessanti ed educativi i cartoni ani– mati, e i programmi cul– turali. G.: Se posso permet– termi... se hai queste opinioni riguardo i programmi te– levisivi perché ti ostini a guardare la tv? M.: Non saprei darti unavalida ri– sposta ma probabilmente ormai è entrata a far parte della nostra rou– tine e viene automatico guardarla. G.: Quindi tu sprechi energia elettrica inutilmente? M.: Effettivamente sì! LA TV LIBERA LA MENTE? NO, LA COLONIZZA Talvolta la scelta di incollarsi da– vanti a programmi-spazzatura è dettata dal semplice desiderio di ri– posarsi, di «liberare la mente», o di non trovarne altri più validi, come racconta Giulia D.P. a Valeria: «A volte capita di vederne uno, ma so– lo perché in tv non c'è altro di de– cente, oppure sono trasmessi solo reality». C'è chi, come Valentina V., si ad– dentra in analisi di tipo antropolo– gico-sociologico: «I generi di pro– grammi prediletti sono i reality show o i talk show, dove gli ascol– tatori possono saziare le loro cu– riosità guardando pa vicino la vita di altre persone. E proprio la cu– riosità innata nell'uomo a renderlo dipendente da una tv estrema– mente priva di qualsiasi spunto educativo, ma sempre più ricca d'i– pocrisia e corruzione. Dalle stati– stiche e dalle interviste è pervenu– to che la maggior parte dei pro– grammi apprezzati sono quelli che permettono alla mente di evadere, quindi che escludono il ragiona– mento. I lavoratori hanno ammes– so in gran parte di preferire l'a– scolto di programmi meno artico– lati poiché tornati a casa dal lavoro hanno voglia di rilassarsi e non di riflettere su tematiche elevate. Co– sì anche gli spettatori dal loro can- to non sembrano contrariati dal– l'assorbimento di informazioni su– perflue ma, anzi, appaiono con– senzienti. Si auspica che non tutti approvino questo bombarda– mento di notizie leggere, ma che si ribellino poiché una televi– sione così strutturata esaurisce la sua utilità di media». Forse è proprio quel «danno il peggio di loro stessi», di cui parla Alessia nel suo scritto in riferi– mento ai protagonisti dei reality, a costituire la chiave di lettura del successo della tv trash: nei vizi pubblici, nella rozzezza elevata a sistema nei rapporti interpersona– li, il telespettatore medio proietta se stesso e, specchian– dosi, si perdona e, alla fine, si pia– ce pure. Ne è convinta anche De– bora: «Non c'è che dire, chi ha crea– to il programma ha messo in piedi, con una notevole arguzia, un bu– siness incredibilmente redditizio: ha posto l'italiano davanti ai suoi peggiori difetti, ed ha ottenuto perfino che ne ridesse con gusto». Vanessa sostiene che nel Grande Fratello «ciascun telespettatore ha la possibilità di identificarsi in qualche modo nelle aspirazioni e nelle inevitabili disillusioni di per– sonaggi "normali", tratti dalla vita reale». Tuttavia, non bisogna dimenti– care l'«insegnamento» che ve– line-letterine-schedine e pale– strati offrono ai ragazzi che li guardano in tv: «Se ti spogli, se ti esibisci davanti alle telecamere hai la carriera garantita e senza fa– ticare tanto sui libri. Anche se sei una con poco cervello, ma sei bel– la e disponibile, le porte ti si apri– ranno». Alessia è molto critica: «Questi ragazzi ci vanno perché pensano che questo programma ■ MISSIONI sia un "trampolino" di lancio per una carriera televisiva... io penso che per condurre un pro– gramma o recitare in una fiction piuttosto che in un film, bisogna ave– re delle basi e sapere ad esempio recitare, avere quindi fatto una scuola o un corso.(. ..) Con que– sto tipo di programma viene lanciato un sem– plice messaggio: «Sono diventate in breve tem– po l'idolo di alcune ra– gazze. Perché pur es– sendo ignoranti (si rife– risce a "La pupa e il secchione", ndr) vengono imitate in alcuni programmi e vengono anche fat– te discutere su alcuni problemi. Grazie a questi programmi ades– so in tv avremo solo ragazze ignoranti, che fanno degli stac– chetti e dei calendari». Nel dialogo tra Unna e Barbara, la prima chiede: «Esiste secondo te qualcosa per combattere questo fenomeno?», e la seconda rispon– de quasi con cinismo: «Penso pro– prio di no. Come ho detto prima penso che sia questa la televisione che piace (reality show ecc....) se si mettessero a confronto program– mi culturali o programmi detti "de– menziali" non ci sarebbero dubbi sui vincitori». Per Valentina non sembrano pos– sibili cambiamenti positivi. Lo sce– nario che percepisce non dà spe– ranza, e allora, tanto vale smetter– la di prendersela, anche se non è scontato che per lei saràcosì: «Non resta che rassegnarsi perché que– sti saranno i programmi che pro– prio non verranno mai tolti dalla televisione poiché attirano troppi ascolti, anzi si arriverà addirittura a diminuire lo spazio dedicato a programmi intelligenti (telegiorna– li, programmi culturali ecc..) per in– ventarne di nuovi, magari anche più sciocchi!». Come conclusione di questa car– rellata di scritti, riflessioni e di– scussioni, proponiamo i «consigli» di Carla: «Cari signori, penso che spetti a noi decidere se essere stu– pidi o no, ma soprattutto miei cari genitori se volete dei figli più seri e intelligenti non abbandonateli davanti al televisore perché siete stanchi, ma dedicategli più tempo giocando con loro». • --------------------------------------------------------------------- MC APRILE 2007 ■ 31
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=