Missioni Consolata - Aprile 2007
DOSSIER Eabbiamo discusso, elaborato. Eloro hanno scritto, soprattutto di tv. Ne è emerso un quadro com– plesso. Uno spaccato generazio– nale interessante. Nei paragrafi che seguono, pro– poniamoalcune riflessioni degli al– lievi di tre classi (lii anno) dell'«lsti– tuto tecnico Oscar Romero» di Ri– voli, in provincia di Torino. Si tratta di adolescenti di 16-1 7 anni. L:'ADEGUAMENTO AL POSTO DELL:'UTOPIA Il dato che ci è balzato subito agli occhi è il realismo, la piena, o qua– si, consapevolezza da parte di questi ragazzi dei meccanismi del– la televisione e di quel mondo che es}a propaganda. . Edisarmante ascoltare ragazzi– ne di 16 anni raccontare che, sì, fa– re la velina che «sculetta davanti alle telecamere non è molto digni– toso, ma questo le permette di es– sere conosciuta edi fare carriera in fretta», e allora, «se le cose vanno così, e se per avere successo, e in fretta, bisogna mettere in mostra tette e sederi e andare a letto con persone importanti, perché io do– vrei fare diversamente e impiega– re vent'anni per arrivare laddove mi sono prefissa?». Il pensiero maschile non è molto diverso: «Se partecipando a tra– smissioni televisive come il Gran– de Fratello o Amici, ed esibendo muscoli ben palestrati, e cervello poco allenato, io ho successo, per– ché devo fare tanta fatica in altro modo? Perché seguire strade più faticose e lunghe?». La coscienza di un sistema fa– sullo emalato non scatena una rea– zione eguale e contraria che impli– ca una volontà o un desiderio di cambiamento - azzardiamo, di sowersione - ma, al contrario, in molti casi suscita un totale ade– guamento. Questa, forse, è la più percepibi– le differenza rispetto alle genera– zioni passate, dove tra sogni e uto– pie (poi tutte clamorosamente di– silluse), s'intravedevano velleità di cambiamento. Anche qui i sogni ci sono, ma sono quelli che la tv coltiva, amplifica, proietta con forza al di là dello schermo. E sono spesso simili per tutti, come avviene con l'abbigliamento e gli atteggiamenti conformati di molti adolescenti. Manca l'utopia, che ha lasciato il posto al realismo spic– ciolo, pratico: «Se è necessario, se è richiesto, lo faccio». Ma la colpa non è certo loro, dei ragazzi: questo è il modello offer– to dagli adulti, che l'hanno creato (forse dopo aver visto frantumarsi le giovanili utopie...). Emolti vi si adeguano, almeno a parole, senza contestare più di tanto. Owiamente, non tutti sono così: né tra gli adolescenti che abbiamo incontrato a Rivoli né in altre zone dell'Italia. Non sono pochi, infatti, quelli che lottano con tutte le for– ze per cambiare «il marcio che c'è in giro». Lo abbiamo visto con i giovani in Calabria, lo osserviamo con chi si impegna contro le mafie e l'illegalità, o si interessa di am– biente, natura, squilibri nord-sud del mondo, chi fa politica, chi ha una passione profonda (non per il calcio, s'intende!). Laddove ci sono modelli positivi, guide forti da se– guire, in casa o nell'ambiente esterno, i giovani si lanciano in co– raggiose sfide. Dove c'è il vuoto umano, culturale, sociale, ci sono altri miti: quello della velina e del palestrato o del calciatore, corpi perfetti e pensieri leggeri. Soldi a volontà e riflettori, in stile Fran· cesco Totti-Hilary Blasi, la cop– pia vincente a livello nazionale. LA TV SPAZZATURA: ATTRAZIONE IRRESISTIBILE? La consapevolezza del basso li– vello edella ripetitività imposti dal– l'attuale tv - pubblica e commer– ciale - è piuttosto diffusa. Qualche adolescente arriva a palesare segni di «stanchezza», di tedio. Come Alessia: «(...)cercavo di trovare un programma televisivo "furbo", che attirasse la mia attenzione... Soap opere, fiction, programmi che, co– me argomento principale hanno la vita artificiale dei vari vip, sfilate di moda con modelle che rasentano l'anoressia, talk show dove le per– sone si insultano gratuitamente, notizie artefatte solo per fare ascolti più alti. Spuntano come funghi nuovi reality show (...)». Nuovi nei titoli e nei luoghi, ma i contenuti sono tutti uguali: volga– rità, bestemmie, sesso a volontà; sovente i protagonisti sono senza qualità, non sanno ballare, canta– re e discutere e per emergere dan– no il peggio di loro stessi. «Co– minciamo veramente a non poter– ne più, considerato che programmi interessanti e ben fatti ne esistono, alcuni però vengono trasmessi in orari impossibili o so- no poco pubblicizzati. .. (...)». Alessia sembra riuscire a non far– si fagocitare dalla «scatola magi– ca» e a mantenere lucidità, arri– vando a consigliare che è «molto meglio spegnere il televisore e ri– lassarsi in compagnia di un buon libro». Il senso di fastidio per la volga– rità imperante in programma cult domenicali per famiglie medie ita– liane emerge anche negli scritti di Giulia e Valeria: «Nella trasmissio– ne (del 7 gennaio 2007, ndr) Buo– na domenica si è parlato dell'im– piccagione di Saddam. Alcune per– sone erano pro e altre contro. Questi ultimi hanno solamente ur– lato le loro opinioni pur sapendo di essere in onda». Sulla relazione di interdipenden· za tra società e tv, Valentina sem– bra nutrire pochi dubbi: «Un fatto– re che influenza molto la gente di oggi è la televisione, da una parte molto utile per informare tutti su quello che accade nel mondo oltre ai giornali, ma in alcuni program– mi ci sono veramente scene e av– venimenti orribili!». In un'intervista simulata, invece, Simona spiega a Denise: «Non so· no un'amante della televisione, preferisco ascoltare musica e leg– gere. La tv la guardo ogni tanto, quando si trasmette un bel film, a volte i telegiornali, e a volte i video musicali. Mi è però capitato di fare zapping in tv e trovare programmi poco soddisfacenti e dal mio pun– to di vista poveri di sostanza e di interesse. (...) non sopporto asso– lutamente le loro finzioni e le liti che si svolgono frequentemente». Roberta si chiede: «Le menti che inventano, creano, generano pro– grammi televisivi, hanno perso la fantasia? Omeglio, gli italiani si ac– contentano di tutto ciò che passa sullo schermo del loro televisore? La televisione propone sempre gli stessi programmi, con lo scopo di tenere incollati ad essa tutti gli spettatori, colpendoli con pubbli– cità, concedendo loro un contenti– no alla fine, rendendoli soddisfat· ti eappagati». Epoi conclude: «Sin– ceramente non trovo nulla che la renda insostituibile anzi, sarebbe meglio trovare un modo di decan– tare le macerie di una televisione ormai corrotta dall'ignoranza col– lettiva». Valentina V. èmolto netta: «La tv odierna è diventata un contenito– re di disinformazione o di infor- f --------------------------------------------------------------------
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