Missioni Consolata - Aprile 2007
~I LETTOQI UNA MORTE IN PIÙ OTANTE MORTI IN MENO? U fficialmente è stato stroncato da un infarto fulminante, conseguenza di una polmonite che già si stava trascinando da tempo. l'.aggressione subita dieci giorni prima nella missione di Manizales (Colombia), dove da anni risiedeva, aveva avuto pesanti effetti collaterali sul suo già precario sta– to di salute. Le botte, lo spavento, le ore passate disteso nel freddo e nell'umidità della notte, legato e im- bavagliato in attesa di soccorso hanno minato le poche energie rimaste. È morto così padreMario Bianco, missionario della Consolata novantenne, cinque decadi in Colombia, dopo una precedente esperienza in Mozambico. Uomo schivo, silenzioso, scioglieva la lingua solo quando poteva raccontare qualcuna delle sue tante awenture. Quest'ultima, purtroppo, ha avuto poco tempo per diffonderla. La morte di padre Mario, awenuta lo scorso 12febbraio, ha coinciso con l'omicidio di una turista genove– se assaltata a scopo di rapina mentre era in compagnia del marito, anch'egli ferito. Questa volta il fatto è awenuto a Cartagena de las lndias, sulla costa atlantica, uno dei centri turistici più belli e frequentati del paese sudamericano. Due eventi senza nessun collegamento fra di loro se non quello di riguardare en– trambi cittadini italiani. Due morti la cui causa è da ricondurre alla micro-criminalità urbana, in cui non c'entra il conflitto armato che da decenni insanguina il paese; nonostante, va detto, il confine fra le mor– ti a causa del conflitto e quelle dovute alla «violenza ordinaria» sia molto labile. Eppure, le fonti governa– tive del paese continuano a parlare di drastiche diminuzioni nel numero di omicidi. li comandante della polizia colombiana, generale Jorge Daniel Castro, ha comunicato recentemente che nel 2006 si sono ve– rificati nel paese 17.206omicidi, 500 in meno dell'anno precedente. Un nettocalo si è registrato anche nel numero di sequestri. li meritodi ciò vieneattribuito alla politica di sicurezza democratica lanciata dal pre– sidente Uribe e al conseguente rafforzamento della forza militare. I dubbi riguardano la reale entità di questa diminuzione e, soprattutto, la vera ragione che l'ha prodotta. Già nel 2005, il «Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo» (Pnud) aveva pubblicato un interessan– te studio sulle ragioni di questo calo, notando come a una diminuzione del tasso di omicidi nelle grandi città corrispondesse un aumento degli stessi in comuni più piccoli, meno facili da sottoporre a rilevazio– ne statistica. Inoltre, la diminuzione si deve anche a precise strategie dei vari gruppi armati. Merita ricor– dare che le Auc, i gruppi paramilitari di estrema destra, in fase di trattative con il governo per la loro smo– bilitazione, hanno proclamato, a partire dal 2003, vari «cessate il fuoco» che, sebbene moltevolte non ri– spettati, hanno effettivamente portato a una diminuzione dei morti assassinati. l'.analisi del Pnud evidenzia come la decrescita degli omicidi nelle grandi città si debba soprattutto a poli– tiche sociali di sicurezza cittadina e partecipazione democratica. Strategie di convivenza, azioni preventi– ve concordate con i cittadini, programmi educativi nei quartieri più a rischio hanno dato molti più frutti della politica di sicurezza democratica sponsorizzata con forza dal governo. Perché non esportare questi modelli in altre zone del paese? Avendo ereditato dal grande fratello nordamericano armi e vocabolario, Uribe si trova ora nelle condizio– ni di doverli usare e continua a testa bassa nella lotta «contro il terrorismo». La parola «socia.le » suona stonata ai suoi orecchi e le molteOng (nazionali e internazionali) che operano sul territorio sonoda sem– pre sulla sua agenda nera. Non è esattamentequesta la pista che la Colombia dovrebbe percorrere se vuo– leveder diminuire ulteriormente casi di morte violenta comequelli che hanno coinvolto l'incolpevole pa– dre Mario. UGO Pozzou MC APRILE 2007 ■ 3
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