Missioni Consolata - Aprile 2007

-■ I GRANDI MISSIONARI ■■ ■ ■■ ■■■ ----------------------------------------------------------------------------------------------------------- digeni.Scrisseavari vescovi, presen– tando la sua «opera»,finché ricevette una risposta damons.Maximiliano Crespo,vescovodi Santa Fé deAn– tioquia.Questi le diedeappunta– mento per 1'11 febbraio 1912 nell'e– piscopio di Medellin.11 prelatocon– cluse l'incontrocon queste parole: «Accetto la tua"opera"con anima,vi– ta ecuore. n appoggerò sempree, , qualora scarseggiasse il denaro della diocesi, rimane il mio borsellino,che non è scarso,e lometto atua dispo– sizione». MISSIONEADABEIBA Laura cominciò subito i preparati- vi.Raccoglieva denaro,stoffa, spec– chi,stoviglie e quant'altro riteneva utile per gli indios e le compagne di awentura.Molti la prendevano per matta,ma alcuneamiche si offrirono di andare insieme a lei. A tutte Laura domanda:«Sei disposta apatire la fame? Se è necessario,sei capace di mangiare lo stesso cibo degli indi– geni, radici e foglie del bosco? Sei di– sposta a essere aggredita in qualsia– si momento dagli indigeni,afuggire nellaforesta e t rascorrervi la notte? Sei disposta a lavorare senza nessun frutto e accettare il disprezzo degli indigeni?». Aquell'epoca era chiede– re l'eroismo e un pizzico di follia. Cinque giovani, più lasua settan– tenne madre Dolores Upegui,accet– tarono di formare il primo gruppo di «Missionarie catechiste degli in– dios».115 maggio 1914 («il più bel giornodella loro vita») le sette don– ne lasciarono Medellin e,dopo 1O giorni acavallo, raggiunsero il villag– gio di Dabeiba, nella regione dell'U– rabà,tra gli indios catios. Le delicateed eleganti signorine di Medellin iniziaronoa costruire una grande capanna di fango epa– glia con le loromani,con la scarsa Attenzione ai più deboli, soprattutto anziani e bambini, uno dei carismi ereditati daMadre Laura. partecipazionedi alcuni indigeni. L'abitazione grande serviva da salo– ne di lavoro,scuola, luogo per rice– vere visite, sala da pranzo;anguste camerette euna cucina completava– no la casa. All'inizio gli indios si mostrarono sospettosi e stavano alla larga.Ma poi,un fonografo attrasse la loro cu– riosità. Laura mise in atto tutte le sue ' doti pedagogiche per comunicare con gli indigeni, radunarli per parla- re di Dio edella loro dignità, per i– struirli e curare le loro infermità.Un po'di bicarbonato e la dissenteria scompariva; un bicchiere di camo– milla faceva passare tanti dolori; le ferite,spalmatedi grasso,si cicatriz– zavano... per i catios erano miracoli. NASCONO LE «LAURITE» Laura non aveva nessuna inten– zione di fondare una comunità reli– giosa.Ma mons.Crespo glieloaveva prospettato fin dal primo incontro: «Le condizioni postealle tue compa– gne possono essere la base per una eventuale congregazione religiosa. Dovendovivere con gli indios, per non sembrare loromogli ci sarebbe il voto di castità; per non cadere nel– la tentazione di fare affari con loro ci sarebbe il voto di povertà; per non sbandare eper lavorare con ordine ci sarebbe il voto di obbedienza». Aumentato il numero delle cate– chiste, constatando il loro esempio di generosità, abnegazione ed eroi– smo, il vescovo chiese a Roma di ele– vare quel gruppodi donne acon– gregazione religiosa diocesana.

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