Missioni Consolata - Marzo 2007

fatto anche lui usa e manipola le persone. Zakaria diceva: «Distruggiamo l'anima e il corpo», men– tre per Zayni «bisogna distruggere l'anima, cosicché la stessa persona può continuare a camminare, ma sarà un'altra persona», diverrà cioè parte di un sistema e pedi– na del potere. Un altro personaggio, Said, lo studente, è definito nella pre– sentazione il suo alter ego, sempre pedinato, seguito, cade quasi in disperazione, perché non sa come comportarsi. Said è il simbolo della mia generazione. In vari suoi racconti ha descritto altri modi, praticati al giorno d'oggi, per «uccidere l'anima». «Cerimonia» è popolato di per– sonaggi quasigrotteschi di una organizzazione umanitaria, che raccoglie ingenti fondi per imprese fantasma, ma non fa nulla per la gente; il protagonista di «Ricetrasmittente» è un giovane onesto e istruito, circondato da poliziotti e amministratori cor– rotti, che lo obbligano ad andarsene; in «Notizia» il capouffi– cio non dimostra alcun interesse per il solerte fattorino. Insom– ma menzogna, camuffata da «buone azioni», corruzione e indif– ferenza... «uccidono l'anima». Proprio così. Desidero, però, precisare che quando scris– si quei racconti, mi trovavo in un momento molto delicato della mia vita: 10 anni fa dovetti recarmi negli Usa per un intervento al cuore. Alcuni amici mi consigliarono di scrive– re dei racconti. La raccolta Schegge di fuoco è il frutto di quel periodo, in cui mi sentivo in punto di morte. NAGIB MAHFUZ N ato nel 1911 in un quartiere popolare del Cairo, Nagib Mahfuz è morto il 30 agosto 2006 all'età di 95 anni. Nel 1994 (aveva 83 anni) fu minacciato di morte e poi selvaggiamente picchiato dai fondamentali– sti islamici a causa del suo libro: // r ione dei ragazzi. Che cosa contiene questo romanzo di tanto «pericoloso»? li rione dei ragazzi (tradotto in italiano nel 2001) era uscito a puntate nel 1959 sul quotidiano egiziano Al Ahram; la raccolta in un volume, edizione legger– mente espurgata, è stata pubblicata a Beirut nel 1967. Con la genialità di grande scrittore, Mahfuz raccon– ta la spiritualità popolare, che ha ispirato i mitici can– tastorie delle caffetterie della Cairo Vecchia. Adham (Adamo), Ghabal (Mosè), Rifaa (Gesù), Kassem (Mao– metto) e un emblematico mago Arafa con assistente (forse Marx e Mao) sono i protagonisti di 144 brevi capitoli, tanti quanti le sure del Corano. Come tutti gli abitanti del vicolo discendono da Gha– balawi, l'antenato che vive nella Grande Casa, pro– prietario di tutti i beni amministrati da un fiduciario. Purtroppo, però, «per ogni uomo che cerca di fare del bene, troviamo dieci capi che brandiscono i loro man– ganelli e cercano lo scontro; cosicché la gente si è abi– tuata a comprare la propria incolumità con tangenti in denaro, sottomissione e servilismo». Adham è il capostipite, cacciato dalla Grande Casa per la sua curiosità. Sollecitato da ldris (diavolo in for– ma umana) e incoraggiato dalla moglie, voleva cono– scere i segreti del «libro» proibito. Al contrario di ldris, ladro e seminatore di discordia, Adham vivrà del suo duro lavoro, ma sempre nel rispetto del severo Gha- Che cosa «cura l'anima»? La sorella che cucina per il fratello i piatti preferiti, malgrado gli impegni di famiglia e sia diabetica; la madre che aiuta ilfiglio preparando panini deliziosi per il suo negozio... In pratica, è la famiglia la «cura dell'anima». Questo è quanto succede in Egitto. La famiglia è molto, molto importante. Il protagonista di «Letargo» si rattrista e quasi piange, quando legge il versetto: «lo non vi chiedo altra mercede, se non l'amo– re per il prossimo». Perché? Tutte le persone povere e semplici (come l'uomo onesto del racconto «Ricetrasmittente», vittima della corruzione di poliziotti e burocrati) soffrono per la corruzione e sanno che tale versetto troppo spesso si riduce a semplici parole. In un'intervista lei ha affermato che ci sarà vera democrazia solo quando nel mondo ci sarà onestà per costruire vera giusti– zia e vera pace. Sono obiettivi ancora molto lontani e non solo per i pae– si del Sud del mondo, ma anche per l'Occidente. Costruire una società che offra a tutti la possibilità di istruirsi e avere una vita dignitosa è quasi un miraggio. Ho scoperto che lo stesso progresso può, di fatto, uccidere l'uomo. Nel mon– do la situazione è molto brutta se pensiamo che il 5% del– l'umanità detiene tutta la ricchezza del pianeta, mentre milioni di persone soprawivono a mala pena. Basta leggere alcuni miei racconti come «Cerimonia» per scoprire gli inganni che ci circondano. Premio nobel per la letteratura 1988 balawi, che lo perdonerà. Ghabal, salvato e cresciuto dalla figlia del fiduciario, non sopporterà le oppressioni fat– te al suo popolo, parlerà con Ghabalawi e, divenendo incantatore di serpenti, sconfig– gerà il fiduciario, rimanendo «proverbiale fra la sua gente per giustizia, forza e ordine». Riifa, quasi simile a Ghabalawi ed esortato dalla sua voce, vuole scacciare gli spiriti del male che albergano nel cuore degli uomini, per lui «i migliori sono quelli che fanno del bene». Farà un matrimonio pro forma per salvare una prostituta da morte sicura, ma sarà tradito da questa con i capi, che lo uccide– ranno. «Alla sua morte, Riifa godette di un onore, rispetto e amore che mai aveva sognato quando era vivo. La sua vita divenne una storia gloriosa... spe– cialmente da parte di Ghabalawi, che raccoglie il suo corpo e lo seppellisce nel giardino... Alcuni dei suoi seguaci giunsero agli estremi, evitando persino il matrimonio, con l'idea di imitarlo». Kassem, grande ammiratore di Ghabal e Riifa, su invito di un servo di Ghabalawi, comincia ad adde– strare il popolo nell'uso dei bastoni, perché desidera portare la giustizia di Ghabal, la misericordia di Riifa, ma anche gestire il patrimonio. Dopo molte battaglie, diverrà fiduciario, facendo conoscere alla gente del suo vicolo «fratellanza, amore e pace». Infine, il mago Arafa giunge quando nel mondo c'è molta sofferenza. Vuole conoscere il libro segreto di Ghabalawi, causandone la morte. Diverrà una pedina del fiduciario, che userà le sue bombe rudimentali per opprimere e spaventare la gente. Qualcuno spera ancora nel suo messaggio. MC MARZO 2007 ■ 63

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