Missioni Consolata - Marzo 2007

i ~ . . N: '1 ~ • & di Silvana 8ottignole UCCIDERE l:ANIMA Gamal Ghitani, giornalista e scrittore egiziano, nato il 9 maggio 1945, incarcerato dal regime nasseriano nel 1966, è autore di Zayni Barakat «un grande romanzo storico che rivela, con una sconcertante analisi, gli eterni meccanismi del potere e della cor– ruzione», tradotto in 25 lingue (in italiano edito da Giunti). Nel 2006 ha ricevuto il Premio Grinzane Cavour per la raccolta di rac– conti Schegge di fuoco 0ouvence 2005) . Lo abbiamo intervistato. Iniziamo col parlare del grande maestro, Nagib Mahfuz, unico premio Nobel del mondo arabo (1988) da me presentato su Mis– sioni Consolata (mostro l'articolo e foto su MC marzo 1996). Non fu solo un grande scrittore, ma anche intellettualmente mol– to onesto, che scava dentro i suoi personaggi e mostra la diffe– renza tra quello che dicono e come appaiono e ciò che sono real– mente, smascherando mediocrità e corruzione. Come lo ha incon– trato e che cosa pensa di Mahfuz? Lo incontrai nel 1959 quando lui era uno scrittore affer– mato e io avevo solo 14 anni: la conoscenza di allora è diven– tata amicizia. Per oltre 20 anni ci siamo incontrati ogni mar– tedì sera: camminavamo lungo le sponde del Nilo e parlava– mo di qualsiasi argomento. Era un incontro molto impor– tante per me e per lui. Nel 1994, Mahfuz aveva 83 anni quando gli integralisti cercarono di ucciderlo, picchiandolo selvaggiamente, a causa del libro // rione dei ragazzi. Smise di scrivere per due anni, dovendo fare riabilitazione fisica alla mano destra; ebbe anche seri problemi agli occhi: memoriz– zava e poi dettava i suoi pensieri. Il suo stile è molto sempli– ce e nel contempo molto forte. È ancora il numero uno tra gli scrittori di lingua araba. Tutta la mia generazione vede in lui un modello. Camminiamo alla sua ombra. Come rievoca nel racconto «La scorta» in Schegge di fuoco, la sua esperienza quandofu impri– gionato nel 1966 ha segnato la sua vita e influenzato il suo lavoro... Avevo 21 anni, lavoravo già e mi ero iscritto a on partito segreto, di ispirazione maoi– sta. Nasser perseguitava tutti questi movimenti politici. Fui arrestato con altri compagni. Fummo sottoposti a ogni tipo di tortura. Abbiamo trascorso così circa sei mesi. All'inizio del 1967 invitarono Jean Paul Sartre, che dichiarò di non poter venire in Egitto se non fossimo stati liberati. Grazie a 62 ■ MC MARZO 2007 questo intervento fummo liberati. Ci tengo a precisare che non siamo mai stati processati da nessuna corte e che io avevo lasciato il partito prima del mio arresto, perché non gradivo che il partito mi dicesse che cosa dovevo o non dovevo scrivere o che censurasse i miei scritti. Sono infatti sempre stato una persona libera che vuole pensare e scri– vere da persona libera. L'esperienza del carcere ha ispirato il suo libro Zayni Barakat Com'è nata l'idea di questo romanzo? Ho iniziato Zayni Barakat dopo la sconfitta inflittaci da Israele nella guerra del Kippur (o guerra dei 6 giorni). Con– tinuavano a dirci che avevamo vinto, cioè a raccontarci bugie. Ho indagato nella storia per trovare un periodo sto– rico a cui ispirarmi per poi raccontare che cosa succedeva ai giorni nostri. Nel contempo iniziai a lavorare come gior– nalista, visitando anche il fronte dell'Iran. Nel 1980 smisi di fare il corrispondente di guerra: un conto è morire per il mio paese, l'Egitto; un altro conto è morire per l'Iran. Sono uno spirito libero non un mercenario. Un personaggio importante di questo romanzo è Zakaria, capo della polizia segreta: lo definirei un «mostro», che usa tutte le per– sone che crede di amare, anche bambini, per spiare tutto e tutti. Descrivendo Zakaria, ho rac– contato il comportamento rea– le della polizia, che usava qual– siasi mezzo: dal pedinamento all'imprigionamento, alle tortu– re più atroci, spesso fino all'uc– cisione, quasi sempre senza un giusto processo. Zayni Barakat, il grande censore del Cairo (titolo del romanzo) in modo più subdolo si comporta come Zakaria. Infatti appare come una persona irreprensibile, ma, usando frasi altisonanti che chiamano in causa Dio, la giusti– zia, il benessere della comunità, di

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