Missioni Consolata - Marzo 2007

realizzazione. Attualmente in Italia la produzione di energia elettrica tra– mite incenerimento dei rifiuti è sov– venzionata indirettamente dallo stato,per sopperire alla sua antieco– nomicità ed il tutto awiene t ramite il sistema detto CiP6 (vedi box). Infatti, questa modalità di produzione di energia è considerata impropria– mente come «da fonte rinnovabile» alla stregua di idroelettrico, solare, eolico e geotermico. Pertanto chi gestisce l'inceneritore può vendere all'Enel l'energia che produce ad un costo circa triplo,rispetto a quello di chi produce energia a partire da me– tano, petrolio e carbone. L'Unione europea (Ue) ha awiato una proce– dura d'infrazione contro l'Italia per gli incentivi dati dal governo italiano • per la produzione d'energia bru– ciando rifiuti inorganici, visti come «fonte rinnovabile».Nel 2003 il Commissario Ue per i trasporti e l'e– nergia Loyola De Palacio, recente– mente scomparsa, in risposta ad un'interrogazione dell'on.Monica Frassoni al Parlamento europeo, ri– badl (20/11/2003, risposta E-2935/03 IT) il fermo «no» dell'Unione europea all'estensione del regime di sowen– zioni europee per lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili,previ– sto dalla Direttiva 2001/77, all'incene– rimento delleparti non biodegradabili deirifiuti. Queste le affermazioni te– stuali del Commissario all'energia: «La Commissione conferma che,ai sensi della definizione dell'art. 2, let– tera b) della Direttiva 2001 /77/CEdel Parlamento europeo e del Consiglio del 27 settembre 2001,sulla promo– zione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità, la fra– zione non biodegradabile dei rifiuti non può essere considerata fonte di energia rinnovabile. li fatto che una legge nazionale (Legge 39 del 1/3/2002,art.43) proponga d'inclu– dere, nell'atto del recepimento ita– liano della Direttiva 2001/77 (D.L.del 29/12/2003, n. 387) i «rifiuti tra le fonti energetiche ammesse a benefi– ciare del regime riservato alle fonti rinnovabili,ivi compresi i rifiuti non biodegradabili», rappresenta una pa– lese violazione di quanto dettato dalla Direttiva europea. Esiste peraI- tro una contraddizione in questa Direttiva comunitaria,che autorizza l'Italia a considerare l'energia pro– dotta dalla quota non biodegrada– bile dei rifiuti nel complesso dell'elet– tricità prodotta da fonti rinnovabili,ai fini del raggiungimento dell'obiet– tivo del 25% del totale nel 2010;tale deroga è però stata attaccata nel 2006 in sede di Parlamento europeo coll'emendamento (art. 15 bis) alla legge comunitaria 2006. C'è poi da considerare un altro aspetto, oltre a quello giuridico ed economico, dell'uso dei termovalo– rizzatori. L'ambiguità dei «limiti di legge» Qual è il loro impatto sulla salute pubblica? I termovalorizzatori pos– sono operare solo se adeguata– mente dotati di sistemi per l'abbatti– mento delle emissioni, in grado di garantire il rispetto dei limit i di legge.Attenzione, però, perché i li– miti di legge,come tutti i limiti rela– tivi a prestazioni tecnologiche, sono tarati sulla capacità di abbattimento dei fumi ottenibile con le attuali tec– nologie.Infatti non serve imporre dei limit i oltre la capacità oggettiva di contenere l'inquinamento permessa dai sistemi attuali.Questo, però,si– gnifica che i «limiti di legge» non ga– rantiscono un valore di inquinanti «sicuro» in base a studi medici ed epidemiologici sull'effetto degli in– quinanti emessi.C'è poi da dire che i limiti di concentrazione degli inqui– nanti imposti dalla normativa sono riferiti al m 3 di fumo emesso, mentre non viene detto nulla sull'emissione totale d'inquinanti,cioè al valore commisurato alla quantità di rifiuti bruciati.Praticamente vengono im– postati come limiti di legge dei va– lori, che si riferiscono al «miglior im– pianto» attualmente realizzabile e non all'effettiva rischiosità dei vari in– quinanti. Per capire meglio questo concetto ci viene in aiuto Mario Tozzi, noto geologo e divulgatore scienti– fico, primo ricercatore IGAG/CNR,che nel suo ultimo libro sostiene che le domande giuste da porre sarebbero: quanti picogrammi (miliardesimi di milligrammo) di diossina (vedi box) emette dawero un impianto? I valori h C1P6 L'IMBROGLIO STA NEUA BOllETTA I a maggior parte dei cittadini ~ robabilmente non ci ha mai fatto caso, ma dal 1992 ogni Ita– liano che paga la bolletta dell'ener– gia elettrica contribuisce, con una somma pari al 5% dell'importo pa– gato, alla costruzione ed al mante– nimento di termovalorlzzatorl ed impianti affini, destinati a bruciare i rifiuti solidi urbani, ricavandone energia e lettrica, che successiva– mente viene rivenduta all'Enel. Questa quota del 5% di ogni bol– letta confluisce in un fondo detto Clp6, da cui viene prelevato 1'80% I del gettit per l'acquisto di questa energia. l chiaro che I termovalo– rizzatori rappresentano una fonte di reddito molto interessante per i loro gestori ( 0 ), dal momento che si • paga per conferirvi i rifiuti, si paga per l'energia da essi prodotta e fino ad oggi, grazie agli incentivi statali, Il loro funzionamento è stato garantito (poiché l'acquisto di energia elettrica da parte dello Stato è praticamente un passaggio diretto). Ciò naturalmente com• porta un dirottamento verso i ter– movalorizzatorl di buona parte dei fondi del Cip6, che potrebbero es– sere destinati a fonti di energia pu– lite. (•) G ruppo Edison, Gruppo Erg, Sarlux (Morattl), Api Energia, Enl Power, ecc. Al riguardo, si leggano le Inchieste del mensile ..Altreconomla» di settembre 2006 e gennaio 2007. forniti sono medi o minimi? Quante misurazioni sono effettuate in un anno? È opportuno sapere che per i termovalorizzatori è previsto un solo controllo all'anno: per essere sicuri che l'impianto non sia nocivo è evi– dente che il monitoraggio dovrebbe essere cont inuo e non annuale e so– prattutto non autocertificato. Diossina per tutti Attualmente le normative europee indicano che in un m 3 di fumi non devono esserci più di 100 pico– grammi di diossina. La sola conside– razione che per le diossine si usa come unità di misura non il milli– grammo, comunemente usato per le altre sostanze, ma il picogrammo MC MARZO 2007 ■ 55

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