Missioni Consolata - Marzo 2007

D i fronte alla crisi politica eal– la recessione, molti avoriani hanno trovato un capro espiatorio proprio in quei burki– nabé e in quei maliani che prima avevano fornito parte della mano– dopera su cui si basava l'architet– tura economica del paese. «Siamo diventati /es étrangers, gli stranie– ri - dice Idrissa Zungurane, un vec– chio diou/a di origine burkinabé, che ha passato più anni in Costa d'Avorio che nella sua madrepatria - perché i gueré (una delle etnie avoriane di maggioranza) sono ge– losi di quello che abbiamo guada- Un gruppodiavoriani attraversa il confine con il Ghanapersfuggire alla insicurezza che regna in Costa d'Avorio. gnato onestamente con il nostro lavoro e usano le milizie per cac– ciarci dalle case che ci siamo co– struiti. Sono razzisti». Ma le accuse di razzismo non sembrano toccare i giovani avo– riani. «Sono xenofobo: e allora?» è lo slogan che si sono fatti stampa– re gli studenti di Abidjan sulle ma– gliette, quando due anni fa hanno sfilato per le strade della metropo– li per la prima volta, al seguito dei Jeunes Patriotes di Charles Blé Goudé, leader delle milizie ultra– nazionaliste e capo indiscusso del movimento studentesco. «La presenza straniera - grida continuamente ai suoi studenti il trentenne Blé Goudé, che sfoggia anche in piazza impeccabili com– pleti gessati, impreziositi da cra– vatte colorate - è una minaccia per la purezza della razza avoriana e per tutto il paese. Cacciamo gli stranieri!». Il più citato da Blé Goudé nelle sue agorà improvvi– sate è il presidente «de l'Afrique di– gne», il rwandese Paul Kagame, l'uomo che ha saputo cacciare i francesi e gli stranieri. «Da qualche tempo durante le riunioni dei Jeunes Patriotes - ag– giunge Ehouman Kassy, corri– spondente da Abidjan di Afrique Magazine - viene proiettato il do– cumentario Touez-les tous! (am– mazzateli tutti), in cui scorrono le immagini del genocidio rwande– se. Secondo i leader degli stu– denti, tutto ciò serve per sensibi– lizzare la gente alle mostruosità della guerra civile, secondo altri per dimostrare ai nuovi adepti che si può compiere un massacro sot– to gli occhi della comunità inter– nazionale e delle Nazioni Unite senza preoccuparsi delle conse– guenze». A rafforzare la tesi di Kassy, il totale disorientamento dei caschi blu della Onuci (Mis– sione Onu in Costa d'Avorio) all'i– nizio di gennaio, quando un grup– po non identificato di combattenti ha fatto razzia nel villaggio di Kahin, uccidendo quasi 40 perso– ne sotto gli occhi di alcuni pea– cekeepers, nel bel mezzo della zo– na cosiddetta de confiance. «Si è trattato di un gruppo armato di burkinabé esasperati dalla situa– zione - dice James Copnall della Bbc - che hanno deciso di vendi– carsi delle violenze subite recen– temente dai militari avoriani. Da 7 anni in Costa d'Avorio si sta ripe– tendo la storia di Yopougon», il quartiere di Abidjan dove si è veri– ficato il primo massacro. Nel 2000 un gruppo di poliziot– ti irruppe nel quartiere di Yopou– gon e uccise oltre 50 dioula, i cit– tadini avoriani di origine burki– nabé o maliana, accusati dalla radio e da tutti i giornali di esse– re i colpevoli della recessione eco– nomica. «Fu orribile - raccontava– no i testimoni dell'ecatombe-. Per salvarci ci siamo dovuti nascon– dere sotto i cadaveri dei nostri fa– miliari mentre i poliziotti conti– nuavano a sparare». ■ MISSIONI La vendetta non tardò ad arriva– re: due anni dopo, durante la guer– ra civile, una sessantina di gen– darmi e le loro famiglie furono cat– turati da un gruppo di dioula ribelli e furono passati per le armi al gri– do di «ricordatevi di Yopougon: adesso tocca a voi». N ella zona di Sago non si so– no verificati massacri ma la situazione è molto tesa. «Nelle nostre parrocchie - dice pa– dre Silvio - non ci sono state vio– lenze di massa, ma ogni volta che uno dei nostri catechisti di origine Una strada tra lepiantagionidi caffè ecacao nella zonadiSago, dove operano i missionari della Consolata. burkinabé si deve spostare tra un villaggio e l'altro nella foresta, la polizia e i militari gli rendono la vi– ta difficile: lo minacciano e gli estorcono soldi». Sulla costa gli allogènes di etnia dioula, mossi, krumen e fante, che in passato vivevano nei villaggi della foresta nelle piantagioni di cacao, si sono riuniti in un'enorme baraccopoli alla periferia di San Pe– dro «e da quando è iniziata questa guerra - dice Maurice, le cui cica– trici rituali sul volto rivelano una provenienza burkinabé - non sia– mo più né avoriani né stranieri. Sia– mo dei disoccupati». • ---------------------------------------------------------------------- MC MARZO 2007 ■ 41

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