Missioni Consolata - Marzo 2007

DOSSIER ------- Il dramma degli «allogeni» CACCIA ALLO STRANIERO Tollerati durante il periodo d'oro dell'economia avoriana come manodopera nelle piantagioni di cacao, migliaia di immigrati burkinabé, maliani, togolesi, senegalesi e guineani, che da 50 anni vivono in Costa d'Avorio, oggi sono diventati «/es allogènes», gli stranieri naturalizzati, e sono considerati una minaccia per le ricchezze della ormai non più ricca Costa d'Avorio. L a strada ombrosa che attra– versa palmeti e piantagioni di cacao tra la città di Gagnoua e il villaggio di Sago è fatta di fango. Ogni giorno le enormi ruote dei ca– mion che la percorrono scavano la terra, creando buche profonde che si riempiono d'acqua anche du– rante la stagione secca, diventan– do piscine infestate di zanzare. Il fango rosso è appiccicoso e non si stacca più di dosso. Ne sono pieni i pneumatici dei camioncini, delle vecchie automobili e delle biciclet– te che ci passano sopra, i sandali di quelli che camminano e i risvol– ti ~ei pantaloni degli uomini. Esporco di fango anche il milita– re che presidia l'entrata del villag– gio di Gueyo. I suoi stivali però so– no nuovi e lucidi, segno questo che le coltivazioni di cacao che lo circondano portano ricchezza a tutti. Ferma i pochi turisti di pas– saggio per scambiare due chiac– chiere e consiglia di non prosegui– re dopo il tramonto. «Ci sono i cou– peurs de route - dice-, banditi che approfittano della cattiva condi- zione della strada per intrappolare e assalire chi passa». Anche questo è un segnale di ric– chezza: i commercianti che ven– gono a comprare il cacao girano per la foresta con in tasca moneta contante. Parecchia. «Un chilo di cacao - spiega padre Silvio Cullino con un accento ligure, rimasto in– tatto nonostante 20 anni di Africa - vale sui 350-400 cfa, mezzo eu– ro. Evisto che gli acquisti vengo– no fatti sull'ordine della tonnellata non è difficile capire quanto dena– ro circola in questa zona». M a il cacao non richiama solo i ricchi commercianti avo– riani. Negli anni ha attirato decine di migliaia di lavoratori stra– nieri che si sono tuffati a testa bas– sa nelle operazioni di raccolta. Du– rante il periodo dello splendore economico, la Costa d'Avorio ha conosciuto un tasso di immigra– zione che superava il 25% (a fronte di quello italiano del circa 3%) e, in 40 anni, è passata da 3 milioni di abitanti ai 20 milioni di oggi. «Oltre tre quarti dei fedeli nelle cappelle intorno a Sago sono di ori– gine burkinabé - chiarisce padre Jean Benedetti - sono venuti qui a lavorare nelle piantagioni e la fo– resta si è popolata di villaggi. Mol– ti di loro lavorano per qualche an– no in Costa d'Avorio e poi tornano nelle loro case d'origine, altri sono qui da molto più tempo». Nessuno si è mai preoccupato della presenza di questi immigrati. Anzi. Finché hanno lavorato nelle piantagioni di cacao e hanno per– messo all'economia avoriana di crescere a ritmi costanti erano tol– lerati. «Oggi le cose sono cambia- Controllo della «identità avoriana» durante una consultazione elettorale. te - spiega Maurizio Crivellaro di ln– ternational Rescue Committee -. Con la recessione economica degli anni '90, molti avoriani che si era– no trasferiti in città per lavorare co– me impiegati o funzionari sono re– stati senza lavoro e sono tornati nei loro villaggi d'origine, trovan– do le terre che erano dei loro padri occupate da altre persone». A 400 km da Sago, nel villaggio di Duékoué gli abidjanesi di ritorno hanno assalito con le armi i lavora– tori di origine burkinabé che lavo– ravano nelle piantagioni. Il risulta– to è stato disastroso: a causa delle scarse conoscenze agricole gli ex impiegati hanno danneggiato le fa– ve di cacao, facendo precipitare la produzione della zona da 3 mila tonnellate a meno di 500 l'anno. ---------------------------------------------------------------------- 40 ■ MC MARZO 2007

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