Missioni Consolata - Marzo 2007

rac abbia cercato di convincere il presidente avoriano a desistere, senza successo. «Se non lascio ma– no libera ai militari - dice Gbagbo - questi finiranno per rivoltarsi con– tro di me». Il 4 e il 5 novembre gli aerei avo– riani, due Sukhoi-25, decollano dal– l'aeroporto di Yamoussoukro e bombardano learee controllate dai ribelli di fronte a 5 mila peacekee– pers delle Nazioni Unite e a 4 mila uomini della Licorne che restano a guardare. Solo i caschi blu maroc– chini si attivano per impedire alla fanteria governativa di forzare la zone de confiance e scontrarsi di– rettamente con le Forces Nouvelles. Il 6 novembre, l'aviazione avo– riana però si spinge oltre: durante un'incursione su Bouaké, uno dei due Sukhoi punta sul Liceo De– scartes - che ospita una caserma della Licorne - e sgancia una bom– ba. Il bilancio è di 9 morti tra i mili– tari francesi, a cui si aggiunge un civile americano, impegnato in una missione umanitaria. «Ho visto i militari francesi correre dappertut– to, gridare e piangere - racconta pa– dre Gilles, della diocesi di Bouaké - ; c'erano uomini a terra con ferite e ustioni, un caos generale». La reazione francese è immedia– ta: il generale Henri Poncet, co– mandante della Licorne e respon– sabile nel 1994 dell'evacuazione dei francesi dal Rwanda, ordina l'immediata distruzione dell'avia– zione avoriana. Appena i due veli– voli atterrano all'aeroporto di Ya– moussoukro, partono i missili che li distruggono. Insieme al Liceo De– scartes e ai due Sukhoi vanno in frantumi le relazioni cordiali tra Francia e Costa d'Avorio, al punto che Chirac non telefonerà a Gbag– bo nemmeno per fargli le condo– glianze per la perdita del padre. Abidjan insorge la mattina dopo: la voce del leader dei Jeunes Pa– triotes, Blé Goudé, tuona in tutte le radio. «Mostrate la vostra dignità - grida agli avoriani -. Se state man– giando, fermatevi. Se state dor– mendo, svegliatevi. Tutti all'aero– porto, t(Jtti alla base militare fran– cese!». E la fine. I francesi sono diventati i cobelligeranti che han– no fomentato la guerra per conti– nuare il pillage (saccheggio) della Costa d'Avorio. La mattina dell'8 novembre i militari francesi, che stanno seguendo le operazioni di evacuazione dei civili all'Hotel lvoi– re, si trovano di fronte a una folla inferocita e reagiscono aggravan– do la loro posizione. «Si sono levati in volo due eli– cotteri francesi - racconta un testi– mone italiano che vuole rimanere anonimo, ma la sua versione è suf– fragata da un rapporto di Amnesty lnternational - e hanno iniziato a sparare sulla folla per tenerla lon– tana. Ufficialmente ci sono stati 60 morti, ma io ho visto i francesi spa– rare migliaia di proiettili su una fol– la compatta di migliaia di persone e secondo me le vittime sono mol– te di più». FINE DELLAFRANCIA INAFRICA Comunque siano andate le cose, qualunque sia il numero di morti, la fretta di seppellirli si rivela più ■ MISSIONI Uno degli innumerevoli posti di blocco disseminatiin tutte le strade della Costa d'Avorio. forte del bisogno di un conteggio: a distanza di pochi giorni tutte le parti in causa, dai francesi al go– verno avoriano, iniziano a sgon– fiare gli eventi. «La paura di un nuovo incontrollato genocidio rwandese - scrive ancora Hofnung - aleggiava nell'aria. In quei giorni la radio avoriana fu ribattezzata Radio Mii/es Lagunes sulla falsari– ga della rwandese Radio Mii/es Co– lines che incitava alla strage dei tutsi>>. Gbagbo stesso moltiplica gli appelli alla calma, anche se non smette di parlare di armate di oc– cupazione e di una regia francese nei colpi di stato. La fine ufficiale degli scontri, pe– raltro, non ha restituito ai francesi il loro prestigio. L'inaugurazione dell'enorme ambasciata americana ad Abidjan è forse il simbolo più evidente del passaggio di testimo– ne. «La voglia di America degli avo– riani è maggiore dell'interesse mo– strato dall'amministrazione statu– nitense per la Costa d'Avorio - si legge nel libro di Hofnung - Geor– ge Bush infatti non havoluto scon– trarsi direttamente con gli interes– si francesi e non ha mai voluto ri– cevere Laurent Gbagbo alla Casa Bianca, ma è solo questione di tempo». Oltre a ciò Washington ha fatto escludere il Paese degli Elefanti dall'Agoa (African Growth andOp– portunity Act), che promuove gli scambi economici tra Usa eAfrica, almeno fino a quando la situazio– ne non si sarà regolarizzata. La Francia comunque sta per– dendo terreno e il rifiuto di Bush a Gbagbo viene letto più come un at– to di clemenza verso Parigi che un awicinamento tra le due potenze. «Il declino della Francia - conclude Hofnung - è legato alla fine di una generazione di politici francesi na– ti in Africa nel periodo coloniale e alla fine di una generazione di di– nosauri africani che con la Francia facevano affari». Le grandi aziende francesi che per anni hanno agito sul continen– te nero stanno registrando perdite economiche per milioni di euro e, al di là delle reali responsabilità di Parigi, molti africani sono ormai convinti che i francesi siano un ma– nipolo di bianchi attaccati ai loro privilegi. Un nemico che ostacola lo sviluppo del continente. ■ --------------------------------------------------------------------- MC MARZO 2007 ■ 39

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=