Missioni Consolata - Marzo 2007

DOSSIER decolonizzazione e in piena muta– zione». Secondo Hofnung, la di– plomazia francese è confusa: da una parte non se la sente di ab– bandonare la Costa d'Avorio al suo destino per timore di una nuova carneficina; dall'altra è rimasta a guardare senza schierarsi quando, dopo la morte del presidente Boi– gny nel 1993, la Costa d'Avorio si è lanciata nella spirale dell' ivoirité, dei colpi di Stato e delle «elezioni calamitose» del 2000. LA PRESENZA MILITARE Se la presenza militare francese sul territorio avariano è una realtà che fin dal 1978 ha permesso al Paese degli Elefanti di non doversi preoccupare delle spese per la di– fesa e di dedicare le sue risorse al– lo sviluppo economico, l'interven– to vero e proprio della Francia in Costa d'Avorio arriva solo alla fine del 2002. Il conflitto armato che segue il fallito colpo di stato ai dan– ni di Gbagbo, tra il 18 e il 19 set– tembre, spacca il paese a metà, la– sciando il sud nelle mani del go– verno e portando il nord sotto il controllo dei ribelli delle Forces Nouvel/es. È a quel punto che l'Eliseo af– fianca ai militari francesi già pre– senti sul territorio altri 4 mila sol– dati e lancia l'operazione Licorne. Pochi giorni dopo il mancato gol– pe, i militari di Parigi ricevono l'in– carico di interporsi tra esercito re– golare e ribelli e mettere in salvo i 38 ■ MC MARZO 2007 quasi 20 mila connazionali in Co– sta d'Avorio. Ma i dubbi sull'effettivo ruolo dei francesi nella serie di colpi di sta– to che hann9 sconvolto il paese ri– mangono. «Edifficile credere - scri– ve su Le Monde Diplomatique la giornalista belga Colette Braekman · che gli onnipresenti servizi di in– telligence francesi ignorassero che nei sobborghi della capitale burki– nabé, Ouagadougou, dei militari avoriani stavano preparando in clandestinità un'invasione della Costa d'Avorio, reclutando espa– triati avoriani del nord, ma anche combattenti burkinabé o maliani». Se è vero che i francesi non han– no organizzato attivamente la ri– bellione, èaltrettanto vero che non hanno fatto nulla per stroncarla sul nascere. Owiamente la diploma– zia d'oltralpe, a partire dall'allora ambasciatore ad Abidjan, Renaud Vigna!, nega ogni responsabilità negli eventi e nel gennaio del 2003, a pochi mesi dal colpo di stato di settembre, il ministro de– gli Esteri francese Dominique de Villepin lancia un ciclo di trattative diplomatiche che si tengono a Li– nas-Marcoussis, nella periferia pa– rigina, per dimostrare a tutti che la Francia è in grado di tenere sotto controllo la sua ex colonia. A Marcoussis sono presenti tutti i principali attori della crisi avoria– na e tutti sembrano disposti ad ac– cettare un accordo, sintetizzato nell'ennesima road map della sto– ria più recente. In realtà Gbagbo non si presenta: si fa rappresenta- re dal capo del suo partito, Pascal Affi Nguessan, con intenzioni che diventano chiare pochi giorni dopo e fanno dimenticare il sorriso sod– disfatto con cui de Villepin affron– ta le conferenze stampa. DALLA TENSIONE ALLO SCONTRO Secondo l'lnternational Crisis Croup, gruppo di esperti in moni· toraggio del conflitto, «la mancan– za di buona fede e di volontà poli– tica hanno compromesso gli ac– cordi di Linas-Marcoussis sul nascere». All'indomani della con– ferenza di pace, al grido di «a cia– scuno il suo francese!», Charles Blé Goudé e i suoi Jeunes Patriotes, le milizie pro-Gbagbo, invadono le strade di Abidjan, alla notizia che i ribelli di Guillaume Soro hanno ot– tenuto il ministero della Difesa e quello degli Interni. Gbagbo non deve nemmeno sco– modarsi a sconfessare gli accordi. Il suo «non ero presente alle nego– ziazioni» è sufficiente agli occhi dei suoi sostenitori. !.'.inserimento della missione Li– corne sotto l'egida dell'Onu, nel febbraio del 2003, in seguito alle pressioni francesi sul Consiglio di sicurezza, non allenta la tensione. Anzi. A fine ottobre, un poliziotto avoriano uccide di fronte a decine di testimoni Jean Hélène, corri– spondente di Radio France lnter– national (Rfi), freddandolo con un colpo di pistola alla testa. «Siamo in guerra e ho sparato a un nemi– co - dirà il sergente dopo l'arresto - non facevo nulla di male». E non è l'unico avariano a pen– sarla così, se pochi mesi dopo, nel– l'aprile del 2004, Abidjan viene scossa dai disordini di piazza eda– gli scontri tra opposizione e Jeunes Patriotes che fanno almeno 120 morti (fonte Onu). Quando il 4 novembre del 2004 Gbagbo decide di lanciare !'«ope– razione dignità», l'offensiva finale contro i ribelli, la situazione è già awiata al disastro, nonostante la Francia e le Nazioni Unite siano sta– te informate daGbagbo stesso del– le intenzioni del governo. Pare che la sera prima dell'attacco, in una te– lefonata riportata da François Sou– dan su Jeune Afrique, Jacques Chi- Abidjan 2006:dimostrazione contro il presidente avorianoe contro i francesi.

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