Missioni Consolata - Marzo 2007
■ MISSIONI L'ALBA DELL'INDIPENDENZA P er capire la crisi avoriana è necessario ripercorre– re gli eventi che hanno portato alla guerra e ai mas– sacri degli ultimi sei anni. Un'immagine più di ogni altra descrive la fine di un'epoca di prosperità e di pace che era valsa alla Costa d'Avorio la palma di perla dell'Afri.. ca occidentale: il gotha dell'Africa francofona e la Fran– cia che conta, in primis François Mitterand, Jacques Chirac e Valéry Giscard d'Estaing, presenziano vestiti a lutto alla cerimonia funebre di Félix Houphouet-Boi– gny il 7 febbraio del 1994. Nella colossale basilica di Yamoussoukro, la San Pie– tro della giungla voluta dal «Vecchio» per onorare le ra– dici cattoliche della Costa d'Avorio, accanto ai politici siedono i signori dell'economia franco-avoriana: il co– struttore Martin Bouygues, l'armatore Vincent Bolloré e quel Jacques Foccart,amico di Mobutu e di tutti i dit– tatori degli anni '60, che ha fatto da eminenza grigia dei rapporti franco-africani per almeno un ventennio, organizzando colpi di stato qua e là e influenzando le politiche del continente nero. I funerali solenni del padre della nazione, quel– l'Houphouet soprannominato Boigny (ariete in baoulé, la sua lingua e gruppo etnico), che gli avoriani crede– vano immortale, si svolsero a tre mesi dalla sua mor– te in un'atmosfera di fine regno: al di qua e al di là del Mediterraneo tutti sapevano che con lamorte del «Vec– chio» si estingueva il contratto tra francesi e avoriani che aveva fatto della prosperità senza libertà la paro– la d'ordine della Françafrique. Il miracolo economico avariano basato sull'indipendenza formale, voluta più dal generale Charles De Gaulle che da Houphouet, e sull'assoluta dipendenza militare della Costa d'Avorio dalla Francia era già finito da qualche anno. Ma la mor– te del presidente avariano accelerò il processo. P ersonalità complessa e sfaccettata, il presidente dell'indipendenza aveva messo il suo genio politico al servizio di un principio: tutto cambi perché nulla cam– bi. La scelta di fare del suo villaggio natale, la piccola Yamoussoukro in cui era nato nel 1905, la nuova ca– pitale politica del Paese ne era stata l'ultima dimo– strazione: Abidjan, infatti, continuava a rimanere il ve– ro centro nevralgico del potere politico ed economico, sede del govemo avariano e dell'Ambasciata di Fran– cia, mentre Yamoussoukro si riempiva di ampi viali e gi– ganteschi palazzi vuoti. L'ex-potenza coloniale era presente ovunque, in ogni snodo economico, in ogni ganglio politico. Ma si trat– tava di una presenza discreta, lontana dagli occhi dei cittadini avoriani, che vedevano invece scuole funzio– nanti, rete stradale in rapida espansione, ospedali ef– ficienti e, soprattutto, aumento della produzione di ca– cao, che dalle mille tonnellate annue del 1920 si era attestata sulle 380 mila del 1978. Specchio del benessere derivato dall'oro marrone, Abidjan espandeva il suo quartiere chic, il Plateau dei grattacieli in perfetto stile Manhattan. Il momento d'o– ro coincise con la costruzione dell'Hotel /voire, il più grande e lussuoso dell'Africa occidentale. Mentre il denaro del cacao scorreva a fiumi nelle ta– sche degli alti papaveri e le briciole tenevano buoni i la– voratori avoriani attirandone di stranieri, i germi della crisi futura erano già al lavoro. Nessuno si preoccupò di dotare il paese di un'industria di trasformazione o di costruire alternative economiche da mettere in campo nel caso in cui le fluttuazioni del prezzo del cacao aves– sero portato a periodi di recessione. La bella meccanica concepita da Houphouet si in– ceppò alla fine degli anni '70, quando l'offerta di cacao superò per la prima volta la domanda europea, facen– do precipitare i prezzi. La Costa d'Avorio entrò cosi nel– la spirale economica negativa del debito pubblico: per mantenere il tenore di vita degli avoriani il governo si mise nelle mani delle istituzioni finanziarie internazio– nali, primo fra tutti il Fondo monetario internazionale, e ai loro piani di ristrutturazione economica. Le rifor– me colpirono i salari dei dipendenti pubblici e costrin– sero l'esecutivo a vendere la rete elettrica e idrica agli amici francesi. Nonostante gli sforzi, gli errori del Fmi e del govemo avariano resero irreversibile la crisi. Nel 1987 una se– rie di speculazioni finanziarie innescarono la cosiddet– ta guerra del cacao: il governo avariano congelò le esportazioni delle fave per costringere i cioccolatai eu– ropei a offrire un prezzo più favorevole ad Abidjan. Non fu così: le grandi società del cacao si rivolsero al vicino Ghana e alla lontana Malesia. Houphouet usci sconfitto dalla prima e unica batta– glia della sua vita e milioni di fave rimasero a marcire nella foresta, lacerando il già usurato tessuto econo– mico del paese degli elefanti. Per la prima volta, all'ini– zio degli anni '90, il padre della patria subi le conte– stazioni della piazza. Migliaia di persone invasero le stra– de di Abidjan al grido di «Houphouet voleur, Houphouet démission!» (ladro, vattene). Era l'inizio della fine: l'A– riete aprì alle opposizioni e si arrese alla nascita di un sistema politico multipartitico. 1 17 dicembre 1993, arrivò così, con un largo preav– viso: la stampa avoriana diede la notizia della morte del «Vecchio» senza avere un nome degno della sosti– tuzione. Lo scialbo Henri Konan Bédié divenne presi– dente ad interim in virtù del suo incarico di presidente dell'assemblea Nazionale, nonostante fosse stato il pri– mo ministro Alassane 0uattara a garantire la conti– nuità di governo nei giorni della malattia di Houphouet. La guerra degli eredi era cominciata sulle ceneri di un'e– conomia distrutta. Di lì a poco sarebbero emerse le ten– sioni etniche che avrebbero reso ingovernabile la Co– sta d'Avorio del XXI secolo. - Yamoussoukro, la basilica costruitadaldefunto presidente FélixHouphouet-Boigny, imitando la basilica diSan Pietro a Roma. ______________________________________________________________________ MC MARZO 2007 ■ 31
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