Missioni Consolata - Marzo 2007

DOSSIER I COCCODRILLI DELLA PALUDE AVORIANA I camion e gli autobus che percorrono la strada che da Bouaké va a Yamoussoukro rallentano aJ.. l'improwiso. Sul ponte di Minabo la strada si re– stringe fino a ridursi a un'unica corsia. Dietro a qualche sacco di sabbia e a un cingolato bianco, un paio di soldati delle Nazioni Unite osservano il pas– saggio dei veicoli nella zona di confiance, l'area con– trollata dai caschi blu. , Poco dopo sono i militari avoriani a intimare l'alt. E la dogana che separa la zona controllata dai ri– belli da quella in mano alle forze del governo. A qualche metro di distanza, una donna litiga con un soldato. Gesticola, si agita e pesta i piedi. Il no– do del pagne, il fazzoletto rettangolare che le fa da copricapo, è sfatto, la sua t--shirt sgualcita, ma lei non cede. Per nessun motivo permetterà al milita– re di perquisire la grossa borsa di tela che stringe tra le mani. Sono i suoi effetti personali, qualche rotolo di franchi Cfa, tutto il denaro che ha a di– sposizione per il viaggio, e ha paura che le venga sequestrato. Dietro di lei i gbaka, i camioncini a diciotto posti che attraversano il paese, sono pieni di gente esa– sperata per i continui controlli della polizia e le este– nuanti attese. Dopo alcune ore un ufficiale con il berretto ros– so e lo stemma dei paracadutisti sblocca la situa– zione: dice qualcosa all'autista di un gbaka e velo– cemente una mazzetta di banconote cambia pa– drone. Un ordine secco e il traffico riprende a muoversi. Non è così per il resto del paese, bloccato ormai da cinque anni da una guerra civile che non sem– bra avere soluzioni. «È una situazione di ni paix ni guerre - dice padre Martino Bonazzetti della So– cietà dei missionari d'Africa - non c'è pace, ma non si può parlare di guerra». Gli scontri armati sono limitati alla regione occi– dentale, ma l'odio negli animi degli avoriani è ri– masto immutato e ha traslocato dal campo di bat– taglia alle piazze di Abidjan, dove ogni settimana si verificano incidenti tra i manifestanti e la polizia. N essuno dei protagonisti della crisi sembra interessato a uscire dalla situazione di stal– lo. Nel nord i ribelli hanno organizzato com– merci illegali di cotone e armi con il Mali e il Burki– na Faso e non cessano di vessare la popolazione con continue esazioni di denaro; a sud gli alti pa– paveri del governo avariano controllano gran par– te dell'esportazione del cacao e i profitti delle azien– de a partecipazione statale. «Di fatto - scrive il giornalista di Liberation, Tho– mas Hofnung, nel suo La Crise en Cote d'lvoire- la Costa d'Avorio è prigioniera degli interessi di tutti quelli che traggono vantaggi diretti e indiretti dal– l'agonia del "Paese degli elefanti". A soffrire ri– mangono solo i cittadini ordinari». A fine dicembre il presidente Laurent Gbagbo è apparso alla televisione di stato avoriana propo– nendo una roadmap alternativa a quella voluta daJ.. le Nazioni Unite e dalle forze ribelli per uscire ra– pidamente dalla crisi. «Un programma in cinque punti che non sarà mai accettato dalle OP. posizio– ni - ipotizza in via confidenziale il responsabile di una grande Ong internazionale - e che permetterà a tutti di continuare il gioco delle reciproche accuse, mantenendo lo stallo».

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