Missioni Consolata - Febbraio 2007

MGONGO (TANZANIA) UN SOGNO SI STA REALIZZANDO L uoghi comuni, parole di circo– stanza in tante lingue, luci che si accendono e spengono, car– ta stagnola dei regali, un po' di Cin– gle bel/ o Tu scendi dalle stelle, tan– ti alberi con inutili e ridicole «palli– ne» e il natale è servito. Spesso dimentichiamo il grido accorato di cui oggi abbiamo tutti bisogno: «Marana th@> (vieni Signore!). Spero che per voi, cari amici, il natale ricordi anche la sua prima venuta a Betlemme, nella povertà, nell'abbandono, nelle porte chiuse all'accoglienza... Sta a noi trasfor– marlo in un momento di gioia, amo– re e condivisione... da prolungare poi in una pasqua continuata, che consiste anche nel camminare assie– me, nel darsi una mano come ha fatto il Cireneo (pensare che era un africano!). Poveri si è dappertutto: poveri di speranza, di amore, di gioia, di cibo, di lavoro... Enon basta il denaro a colmare tutte queste povertà: quan– ti «abbandonati», magari anche vici– no a noi, nello stesso palazzo! Q ualche giorno fa ho dato un passaggio in auto a due bambini, che mi hanno sp g o di essere l'uno figlio della terza moglie e l'altro della quinta; il padre è un dirigente governativo! Quasi per scusare il padre per le tante mogli, il primo aggiunse: aveva sette mogli, però due le ha mandate via. E i bambini? Mandati via con le madri! Che cosa è successo alla famosa «famiglia allargata» della tra– dizione africana? Con la corruzione diffusa a tutti i livelli, la miseria crescente, la diffu– sione senza controllo di certe malattie si indeboliscono persino i valori più radicati nella cultura afri– cana: l'accoglienza dell'orfano nella famiglia allargata, la solidarietà all'interno dei clan, i rapporti di vici– nato che compattavano le smaglia– ture del tessuto familiare. Ora è tutto più difficile. Oggi nelle PadreFranco Sorde/la con i bambini di un asilo della missione diMgongo. città c'è anche abbandono, solitudi– ne, miseria, fame e sete di tante cose! Una povertà generata da cor– ruzione, aiuti non ben mirati o mal distribuiti, alcoolismo, crollo del nucleo famigliare, guerre... I nostri bambini e ragazzi sono un segno evidente di ciò che sta capi– tando alla famiglia africana, ai mem– bri più deboli e indifesi, di cui si prende cura la nostra casa di acco– glienza. Essa è nata con l'obiettivo di restituire gradualmente a una nuova vita familiare tanti bambini che la malattia, la miseria, la violen– za, l'abbandono hanno reso orfani di genitori, di dignità, di affetto. È una casa famiglia, non un orfano– trofio. Valutiamo anche la possibilità di sostenere le famiglie, o quel che resta di esse, con un aiuto esterno, accompagnandole in tutti i modi possibili perché i figli crescano con maggiore serenità. Stiamo facendo un buon lavoro anche con i sieropositivi, soprattut– to prendendoci cura di donne e bambini infettati spesso a loro insa– puta e senza colpa. 1 1 nostro natale non ha tanti «orpelli», ma è gioioso, sereno e colmo di allegria, con canti, gio– chi, semplici regali per tutti. I nostri bambini non hanno regali elettroni– ci, costosi e sofisticati: ognuno rice– ve un sacchetto col proprio nome, con dentro una maglietta, un qua- derno, un compasso, pennarelli e robe simili... e qualche giocattolo mandatoci dagli amici italiani. E sono felicissimi. È dawero un'awentura appassio– nante quella del missionario che, consapevole di essere solo uno strumento nelle mani di Dio, mette 1 nel conto anche le delusioni, i falli– menti i passi indietro, ma si sforza di far germogliare e curare quei semi che lo Spirito ha già messo nel cuore di ogni persona e che il van– gelo fa sviluppare: perché ti accol– go, perché ti perdono, perché con– divido il mio pane con te? Perché sei mio fratello in Cristo! Carissimi Amici, è qui che voglio continuare a incontrarvi ogni gior– no: nella «missionarietà», che vuol dire andare, uscire un poco dai pro– pri confini per incontrare l'altro. Molti di voi sono per me esempio, stimolo e incoraggiamento. È grazie a molti di voi che abbiamo costruito una piccolissima parte del regno di Dio qui in Tanzania e che continuia– mo a lavorare in tale costruzione. Stiamo realizzando tanti progetti, come pozzi, asili, scuole, programmi di aiuti materiali... Ma tutto il nostro lavoro ha un solo scopo: aiutare le persone a crescere nella dignità «umana» per poi essere figli e figlie del regno. A tutti voi un augurio per il nuovo anno, nella speranza di continuare assieme il nostro cammino, nella certezza che anche il Signore cam– mina ogni giorno accanto a noi, nascondendosi spesso in qualche fratello «abbandonato». Franco Sordella MC FEBBRAIO 2007 ■ 13

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