Missioni Consolata - Febbraio 2007
La parola nasce se qualcuno ascolta. «E disse», posto all'inizio assoluto della parabola, esige un atteggia– mento di ascolto profondo, perché la parabola norn è un racconto edificante per suscitare pii desideri, ma è la pro– clamazione della volontà di Dio, che con una par.abola annuncia «il vangelo del vangelo», definendo la sua natu– ra di Dio e descrivendo la natura della sua nuova al~ean– za. Nel momento in cui Dio «dice» la parabola è Lmi che sta davanti a noi e ci supplica, ci prega di essere presen– ti con l'ascolto delle orecchie del cuore. «E disse» provoca in noi l'eco di Dt 6,4: «Ascolta, Israe– le!», dove è Dio stesso che «prega» il suo popolo. Ascolta– re la Parola è vedere Dio che prega noi perché lo ascol– tiamo. Dio che parla la parabola significa lasciarsi s,edur– re dalla sua «voce», come l'amante del cantico dei canti– ci, che cerca la «voce» dell'amato e non ha pace tìinché non si unisce a lui: «Una voce! Il mio diletto! Ora parla il mio diletto e mi dice... fammi sentire la tua voce p,erché la tua voce è soave...» (Ct 2,8.10.14). Il Targum del Canti– co (2,14) mette in bocca a Dio queste parole: «Tu, assem– blea d'Israele, che sei come una colomba pura... fammi vedere il tuo volto e le tue opere rette, fammi udire la tua voce! Perché la tua voce è soave quando preghi nel san– tuario, è bello il tuo volto nelle opere buone». La parabola che Gesù annuncia è un «vangelo», cioè la gioiosa notizia che Dio viene a salvare quello che poteva andare perduto. Quando Dio parla, e Dio parla in Gesù, non è per giudicare e condannare, ma sempre per :salva– re. Per questo ascoltare Dio è pregare lo stesso Di,o che prega noi di fargli «udire» la nostra voce. W. 11"- 12°: UN UOMOAVEVA DUE FIGLI. IL PIÙ GIOVANE DISSE AL PADRE Questi due brevi vv. hanno una struttura circolare, a chiasmo, cioè a incrocio, perché la prima parola richia– ma l'ultima, la seconda la penultima, ecc. A " "Un uomo B aveva C due fìgli. C' 12 • Il più giovane s· disse A' al padre Protagonisti anonimi. «Un uomo aveva due figli» (v. Uh). Il quadro è immediatamente definito dai protago– nisti. Sappiamo che c'è «un uomo» anonimo, come è abi– tuale nel vangelo, dove tutti i personaggi delle parabole o dei miracoli sono anonimi, tranne il mendicante Lazza– ro (in ebr. Dio aiuta; cf Le 16,20) e il cieco Bartimeo (in aramaico Figlio di Timeo; cf Mc 10,46). I:unica volta in cui nel vangelo di Le si nomina qualcuno, questi è un po– vero, un mendicante a cui «Dio viene in aiuto» per ren– dergli quella «beatitudine» che gli spetta di diritto: «Bea– ti voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio» (Le 6,20). Tutti gli altri personaggi sono anonimi, come il patstore che trova la pecora o la donna che ritrova la moneta. È veramente significativo che il vangelo riporti solo il no– me di poveri esclusi e ne perpetui la memoria. I:uomo anonimo della parabola ha due figli e dunque è padre. Un altro padre e due figli troviamo in Mt 21,38, dove s'invertono apparenza e realtà: quello che dice no fa la volontà del padre, mentre quello che dice s!., non la fa. La relazione non è solo contatto, ma condivisione di vo- lontà, di progetti, di sogni, di vita. · Quando si è padri e madri non si è più anonimi, per– ché i figli sono il nome della nuova identità. Presso gli ebrei quando nasce un figlio, padre e madre perdono il loro nome proprio e vengono indicati e chiamati in rife– rimento al figlio: «Padre e madre di...» (cf Mc 6,3). Qui è assente la madre, di cui non si fa cenno; ma forse è die– tro la tenda che la nasconde come è uso in oriente. Nella «parabola di Dio Padre giusto perché misericor– dioso» l'anonimato s'incarna immediatamente in una re– lazione: «Il più giovane disse al padre». Nulla di straordi– nario se un figlio parla col padre e il padre col figlio, se non fosse per ciò che sappiamo sta per succedere. [;ac– cenno al «più giovane», infatti, è un campanello d'allarme, , quasi un anticipo che stiamo entrando in un abisso d'i– niquità che cercherà la morte della paternità e distruzio– ne della relazione. La salvezza si fa storia. Chi è questo uomo che è anche «padre»? I:uomo innominato, come avviene in quasi tutte le parabole (Le 10,30; 13,6; 14,16; 16,1; 19,12; " 20,9), è l'immagine di Dio. Qui ha due figli come rappre- ' sentanti di tutta l'umanità: gli ebrei, simboleggiati dal fi- , glio piùgrande, per ora assente, e tutti gli altri popoli, qui rappresentati dal «più giovane». La parabola ha un respi– ro universale perché riguarda tutta l'umanità. Prima che scoppi il dramma e si giunga alla conclusio– ne di salvezza, l'evangelista tiene a dirci che siamo «figli» ' perché quello che sta per succedere riguarda ciascuno di ' noi. La parabola è per noi e forse è il momento che ini- ' ziamo a prendere coscienza di cosa significhi per noi es– sere figli, prima di immergerci nel mistero che sta davan– ti a noi. [;anonimato del padre non è casuale, ma induce ch iunque legga o ascolti a riempire il vuoto del nome ' mancante con il proprio nome e identificarsi con uno dei protagonisti, costringendoci a prendere coscienza del nostro cammino di fede: in ciascuno di noi vi sono due figli... il minore... e il maggiore. Leggiamo nella Mishna giudaica: «Bisogna benedire Dio per il male e per il bene, perché egli ha detto: Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutti i tuoi mezzi. Con tutto il cuore: con le due ten– denze, il bene e il male» (Berakot [Benediziom] 9,5)6. La parabola del Padre giusto perché misericordioso è la parabola della paternità e della figliolanza che è den– tro ciascuno di noi: la parabola infatti narra la storia del– la salvezza, o meglio annuncia il vangelo della salvezza che si fa storia nella vita di ciascuno di noi e nella storia di t utti i popoli. ( continua - 7) '(f B. Prete, Vangelo secondo Luca. Il Vangelo della vita pubblica, BUR 1961, 416. ' Cf Bibbia Emmaus, Son Paolo 1998 o.I.; C. Ghidelli, Luca, Edizioni Paoline 19B8, 323. ' Nuovo Testamento Greco-Italiano, Società Biblico Britannico & Forestiero 1996 o.I. 'La ioie de Dieu: commentaire de l'Evangi!. de Luc, Delochoux & Niestlé 1958 (ediz. originale tedesco del 1952); Cf anche Una comunità legge il Vangelo di Luca, voi. li, Ed. Dehonione, 1988, 209 che titolo «Bisognavo far festa erallegrarsi,. ' Il vangelo di Luca, commento esegetico e teologico Ottà Nuovo 2001, 606; Clanche Rolond Meynet, // Vangelo secondoLuca, Analisiretorica, E~izioni Dehonione, Roma 1994, 463: «Il padre eisuoi due figli,; K. Stock, cl figli sono liberi,, in ParolaSpirito e Vita 1, 1991, 145- 161, qui 157 cli padre eisuoi figli in Le 15,11-32,. ' Irabbini traggono questo condusione in forzo del fotto che lo Porolo «cuore, in ebraicosi dice in formo breve /eh ein formo lungo lebab. Nello primo vi euno solo b, mentre nello se– condo vi sono due b che simboleggiano le due tendenze del cuore: albene e al male. MC FEBBRAIO 2007 ■ 61
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