Missioni Consolata - Febbraio 2007
multinazionali tecnologiche fati– cano a comprendere che il pro– blema reale non è quello di incen– tivare l'utilizzo delle tecnologie, bensì quello di subordinarle agli obiettivi di sviluppo umano; i contestatori di piazza, invece, non sanno valutare appieno il ruolo dell'informatica nei processi di sviluppo e la dimensione sem– pre meno collaterale che questa sta assumendo. Oggi il cosid– detto «cyberspazio», lo spazio elettronico generato dalle reti informatiche, non è più uno spa– zio autonomo, con dinamiche di funzionamento proprie, ma ri– flette i valori e le prerogative della realtà concreta, con gli stessi rischi di vedersi affermare modelli di sviluppo insostenibile. LE BARRIERE DEL «DIGITAL DIVIDE» Le barriere cui oggi assistiamo in materia di accesso alle infor– mazioni e alle risorse informati– che non si sono prodotte per caso, ma sono il risultato di al– cuni precisi fattori di tipo tecnolo– gico, culturale, ed economico. Vediamo dunque di che cosa si tratta. ■ LE BARRIERE DELL'ANALFABETISMO E DELLE RISORSE ENERGETICHE Molti saranno forse sorpresi nell'apprendere che il primo grande ostacolo per l'accesso alle tecnologie dell'informazione non delle adeguate infrastrutture te– lefoniche e almeno un computer. Anche per quanto riguarda tali in– dicatori, le disuguaglianze sono evidenti. Per dirla con una celebre battuta dell'attuale presidente del Sudafrica: «la metà della popola– zione mondiale non ha ancora fatto la prima telefonata». Molti sono ingenuamente con– vinti che queste siano le uniche barriere rilevanti. Anche le orga– nizzazioni internazionali si ser– vono abitualmente del termine «e-readiness» (prontezza digitale) per alludere alla dotazione infra– strutturale di un paese, inten– dendo implicitamente che, una volta recuperati i ritardi infra– strutturali, un paese possa dirsi «pronto« a fare il suo ingresso nel mondo digitale. ha nulla a che vedere con la tec– nologia: si tratta dell'analfabeti- ' smo, che colpisce la quasi totalità delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, pri– vandole degli strumenti lingui– stici per scrivere, leggere e comu– nicare le proprie esperienze. li secondo ostacolo è rappre– sentato dalla distribuzione delle risorse energetiche. Nel mondo ci sono più di due miliardi di per– sone che non possono accedere all'energia elettrica e altrettante che la possono utilizzare solo sporadicamente. Anche per que– ste persone, come è owio, le co– siddette «autostrade dell'informa– zione» risultano inaccessibili. ■ LE BARRIERE INFRASTRUTTURALI li fatto di possedere un'istru– zione di base e di trovarsi vicino a una presa di corrente non è però sufficiente per «entrare in rete»: sono necessarie anche Bangladesh: donne del micro– credito assistono ad una lezione tecnologica. Altro pagina: la famosa tripla «w» di internet. ■ LA BARRIERA DEI COSTI In Italia, perlomeno da qualche anno, non si pensa più al costo dell'accesso a internet come a una barriera; tuttavia, nel Sud del mondo, la bassa densità di utenti non consente di sfruttare, come al Nord, collegamenti specializ– zati a costi forfetari e rende assai costosa una connessione inter– net. Questo, aggiunto ai costi per gli spazi web su cui ospitare le ■ MISSIONI pagine ipertestuali, ai costi delle periferiche e ai tassi delle tariffe doganali sui prodotti delle tecno– logie dell'informazione, costitui– sce una grave forma di emargina– zione dalle strutture di comunica– zione. ■ LE BARRIERE ECONOMICHE Oggi il settore delle telecomuni– cazioni nei paesi del Sud del mondo si trova stretto in una morsa. Da una parte c'è il settore pubblico, che procede arran– cando. Dall'altra parte ci sono in– vece le imprese, assetate di nuovi profitti. I paesi in via di sviluppo costituiscono, in questo mo– mento, il più grande mercato per l'investimento in telecomunica– zioni e di certo quello che sta cre– scendo in maniera più vistosa. Da qualche tempo, in risposta a que– ste spinte, è stato awiato un bru– tale processo di liberalizzazione, che ha portato a cospicui investi– menti nelle aree più redditizie del Sud (i centri urbani e la clientela più ricca) e ha progressivamente emarginato le aree rurali e le po– polazioni più povere. ■ LA BARRIERA DEI CONTENUTI I paesi poveri, nonostante i massicci tentativi di creare punti di accesso all'informazione («edi– cole multimediali», «Internet caffè», etc...) continuano a rima– nere consumatori passivi di infor- ~------------------------------------------------------------------- MC FEBBRAIO 2007 ■ 45
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