Missioni Consolata - Febbraio 2007

■ MISSIONI CHI COMANDA IN INTERNET? Q uale «governance» occorre dare a internet? Questo slogan è stato il tema di un incontro svoltosi recente– mente (novembre 2006} ad Atene, sotto l'egida delle Nazioni Unite. Esponenti della società civile e policy makers si sono incontrati per decidere da chi debba es– sere guidata l'internet del futuro. IL MITO DELL'ANARCHIA DI INTERNET È alquanto strano pensare che internet debba essere, in qualche modo, «governata». Per molto tempo ci è stato presentato il modello di una rete decentrata, un insieme di nodi privi di un centro e di una periferia. Ma l'idea di un'internet egalitaria nella struttura, capace di sfuggire a controlli e pressioni esterne, non è che un mito. In realtà, internet è gestita in modo tutt'altro che anarchico e si sta rivelando sempre di più il terreno di scontro di grossi in– teressi di potere. Sono ormai all'ordine del giorno gli episodi di censura di moltissimi governi autoritari del Sud del mondo, così come le velate ingerenze di molte democrazie occiden– tali. Anche in seguito a questi attacchi, è cresciuta la vo– glia di costruire una forma di auto-governo della rete, ca– pace di eludere queste minacce.Una sorta di poteredella società civile telematica, incaricato del compito di fare della Rete uno spazio privo di confini nazionali. Già oggi l'articolazionemondiale di internet non è un ter– ritorio in balia di se stesso e privo di controllo: vi sono di– versi organismi che,ciascuno con compiti distinti, ne con– trollano il funzionamento. Quest'ultimo si esplica in al– meno tre campi fondamentali: il possesso delle infrastrut– ture, il controllo tecnico-amministrativo e quello politico - economico. Nel caso delle infrastrutture, ormai la distri– buzione è avvenuta sull'intero territorio mondiale (anche se non equamente, come sappiamo};mentre, nel caso del controllo tecnico-amministrativo, le questioni in gioco non sono realmente vitali. Diverso, e gravido di conse– guenze, è il caso del controllo politico-economico, che si realizza nella gestione dei domini sul web. Il dominio è alla base stessa del funzionamento della Rete: si tratta di un semplice indirizzo elettronico, che identifica un gruppo di computer collegati in rete. Un ter– ritorio virtuale ma carico di connotazioni proprie dei ter– ritori reali: un dominio ha la possibilità di essere identifi– cato con un indirizzoe di vedersi attribuito un valore eco– nomico e politico.Non è indifferente possedere un nome di dominio piuttosto che un altro: alcuni domini permet– tono di sviluppare attività economiche e di fungere da ri– ferimento per attività sociali, altri invece scompaiono ra– pidamente nella grande massa di domini esistenti. Da tempo i domini sul web scarseggiano e molte nuove im– prese possono rimanere escluse per l'impossibilità di sfruttare indirizzi facilmente individuabili. Per compren– dere, invece, la grande valenza politica del nome di domi– nio, si pensi alle polemiche generate, qualche anno fa, dalla decisione di assegnare il suffisso .ps, ai siti della Palestina, assegnando così ai territori occupati un'indi– pendenza nel cyberspazio che ancora non avevano otte– nuto nel mondo fisico. TUTTO IL POTEREDI «ICANN» Chi gestisce la struttura di indirizzamento di internet de– tiene un formidabile potere sull'economia e sulle risorse strategiche mondiali. lcANN (Internet Corporation for AssignedNames andNumbers} è l'istituzione che presiede alla registrazione dei domini, ed è il custode unico della tecnologia che consente il collegamento fra un indirizzo web e il sito ad esso appartenente. lcann può essere para– gonata a una torre di controllo virtuale, in grado di indiriz– zare i computer, indicando loro la strada da percorrere per raggiungere una determinata pagina web. Naturalmente, se smettesse di funzionare, si precipiterebbe in una situa– zione simile a quella di un aeroporto la cui torre di con– trollo avesse spento i radar.Chi detiene il controllo di quei codici possiede, insomma, un potere di vita o di mortesul– l'intera Rete: non è poco per un ente nato da pochi anni e di cui molti ignorano perfino l'esistenza. lcann, che nacque con la pretesa di essere pienamente rappresentativa di tutti i centri di interesse e degli utenti internet, allo stato attuale non offre garanzie di democra– ticità. Con sede nella California, formalmente operante per contratto con il governo americano, sottoposta a una amministrazione burocratica e composta da membri for– temente condizionati da poche grandi aziende, non ha fi– nora garantito alcuna trasparenza sulle sue decisioni, as– sunte quasi esclusivamente a porte chiuse. Nel 2000 lcann accettò di indire le prime elezioni mon– diali di internet, aperte a tutti gli utenti della Rete, con lo scopo di eleggere i membri del proprio Consiglio diret– tivo. In Africa, Asia e Sud America la vittoria spettò a tre candidati proposti dalla stessa lcann, mentre in Europa e nell'America del Nord, dove il dibattito attorno a quelle elezioni fu meno blindato, si affermarono due candidati di «opposizione». La sola presenza di due consiglieri par– ticolarmente critici verso il gruppo dirigente di lcann fu sufficiente perché il processo democratico venisse annul– lato e fossero ufficialmente cancellati i seggi di rappre– sentanza concessi alla società civile. La decisione suscitò ovviamente un vespaio di proteste mentre le dimissioni del presidente lcann, nel giugno 2002, gettavano l'istitu– zione nel caos più completo. NELLE MANI DEGLI STATI UNITI Oggi, dopo una lunga stasi, la comunità internazionale è tornata a discutere del futuro di lcann, tentando di dise– gnare un futuro un po' più roseo per la democrazia nella rete. Il governo statunitense, preoccupato per il riaccen– dersi del dibattito, si è posto in posizione di attacco e, per tutto il 2006, si sono moltiplicate minacce e ammoni– menti, da parte di suoi esponenti, «a togliere le mani da lcann, parte integrantedegli interessi nazionalistatuni– tensi». Per contro, un gruppo di paesi influenti, tra cui Brasile, Sud Africa, India e Cina stanno premendo per as– segnare le delicate competenze di lcann a un organismo super partes, ad esempio le Nazioni Unite (in particolare l'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni). Questa soluzione, tuttavia, non convince molti, soprattutto in Europa. Da una parte ci sono dubbi fondati circa il fatto che un'istituzione dell'Onu possa essere più snella e meno burocratica dell'attuale lcann. Dall'altra vi è il ti– more che i governi nazionali possano prendere il soprav– vento nella gestione di una risorsa che, finora, avevano potuto controllare soltanto parzialmente. A tutti appare più che evidente il tentativo, da parte della Cina, di impa– dronirsi della stanza dei bottoni, che le consentirebbe una censura ancor più rigida e capillare della propria rete internet. ... Cl 3 Q :J -· --------------------~------------~-------------------~-----~-------– . MC FEBBRAIO 2007 ■ 43

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