Missioni Consolata - Febbraio 2007
DOSSIER Nicholas Negroponte, professore al Mit (Boston, Usa). A destra: Tim Berners-Lee l'inventore del «WorldWide Web» (www}. degli impianti televisivi di molta parte dei paesi in via di sviluppo. E questo non ha potuto non inci– dere anche in termini di influenza culturale: il fatto di usare una tec– nologia concepita in Occidente, con codici e regole lì predisposte, condiziona il modo di far televi– sione, le scelte di linguaggio, la strutturazione dei palinsesti, l'o– rientamento verso un determi– nato pubblico. È quella che Massimo Ghirelli, nel suo libro L'antenna e il baobab, ha definito la «vischiosità culturale» dei mass media. IL MITO (OCCIDENTALE) DELLA «MODERNIZZAZIONE» Negli anni '50, agli albori del concetto di sviluppo, veniva attri– buita un'enorme importanza ai mezzi di comunicazione di massa, identificati come stru– menti straordinariamente efficaci per trasformare una comunità «tradizionale» in una società «moderna». L'approccio adottato era quello, quanto mai ingenuo, della «modernizzazione»: ai mass media, cioè, veniva affidato il compito di preparare gli individui a un rapido cambiamento sociale, a imitazione delle società occiden– tali. Oggi risulta difficile compren– dere quanto fosse radicata l'idea che un'adeguata esposizione ai mass media potesse modificare le strutture cosiddette «arretrate» di vita, di valori e di comporta– mento esistenti nelle società tra– dizionali. Basti pensare che i me– dia furono utilizzati non solo come agenti, ma anche come in– dici di modernizzazione nei paesi in via di sviluppo. L'Unesco (www.unesco.org ) giunse addirit– tura a stabilire uno standard mi– nimo necessario di disponibilità di mass media nei paesi in via di ------------------------------------------------------------------- 40 ■ MC FEBBRAIO 2007
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