Missioni Consolata - Febbraio 2007

Cl) e .o ~ 0 .... - DOSSIER Opportunità e pericoli per l'«homo technologicus» Q ualche settimana fa, ho ricevuto dall'Angola, via posta elettronica, un video del dottor Nando Campanella, il medico che a suo tempo vinse il no– stro «Premio Carlo Urbani» e che oggi lavora in Africa per l'Organizzazione mondiale della sanità (http://www.afro.who.int/) . Nando è un esperto di telemedicina e, ovunque vada a lavorare, cerca di co– niugare le sue conoscenze mediche con quelle tecno– logiche. L'e-mail è uno strumento che ha rivoluzionato il modo di comunicare, abbattendo le distanze e il tempo (ma quasi sempre anche la poesia). Personalmente, non riesco più a fare a meno, anche perché la posta elettronica è ormai diventata indi– spensabile per il mio lavoro. Tuttavia, vivo senza te– lefonino. Una cosa, questa, talmente inusuale che, quando lo confesso, nessuno mi crede. Verso le nuove tecnologie ho un rapporto di accetta– zione,ma allo stesso tempodi sospetto.Ad esempio, in quanto ambientalista (convinto), mi infastidi- sce molto vedere i prodotti tecnologici du– rare sempre meno, non tanto perché non funzionino più quanto perché vengono superati da altri più aggiornati e di cui - come ci fanno credere pubblicità mar– tellanti ed invadenti - sembra non si possa fare a meno. Purtroppo, compu– ter, telefonini, videoregistratori, televi– sori, stampanti e quant'altro si trasfor– mano in rifiuti altamente inquinanti e di difficile smaltimento. In media, in Europa ogni cittadino produce 20 (venti!) chilo- grammi di spazzatura elettronica all'anno. La di- rettiva europea (http://europa.eu/ ) sui «Rifiuti di appa– recchiature elettriche ed elettroniche» (Raee), in in– glese Waste from electrical and e/ectronic equipment (Weee), non sembra essere adeguata ali'entità del pro– blema.Gli europei (con gli italiani nelle primissime po– sizioni) cambiano il proprio cellulare in media ogni 15 mesi.Quanti di essi sanno che i telefonini contengono cassiterite e tantalio (coltan) e che, per avere questi metalli, nella martoriata Repubblica del Congo si com– batte, si sfrutta, si commette ogni generedi violenza? Q uando si viaggia nel Sud del mondo si incontrano sempre più spesso internet cafè.Dunque, la tecno– logia arriva veramente ovunque? Lascio la risposta a Geneviève Makaping, antropologa del Camerun, che al Convegno di Mani Tese (http://www.manitese.it) ha tri– stemente sintetizzato la situazione: «In Africa i miei ni– potini hanno il telefonino ma nessuno li chiama. Hanno la parabola satellitare ma la usano per scegliere il paese in cui emigrare. Le ragazze vanno nei tanti in– ternet cafè per contattare uomini che le portino in Europa, dove finiscono sulle strade a prostituirsi». Quella della professoressa Makaping è una provoca– zione, anche se non troppo lontana dalla realtà.Vale la pena di ricordare che l'analisi svolta da The Economist ( http://www.economist.com ), la bibbia del capitalismo mondiale, sulle nuove tecnologie informatiche e della comunicazione nei paesi poveri arrivava a questa con– clusione: «Un computer non serve se non hai cibo, non hai elettricitàe non sai leggere.(..•) La telefonia mobile è la tecnologia con il più grande impatto sullo svi- luppo» (1 O marzo 2005). Altro problema delle nuove tecnologie è la loro invasi– vità. Oggi si diffondono i microchip polifunzionali che si impiantano sotto pelle (come il Rfid, Radio fre– quency identification, che identifica automaticamente e a distanza persone, animali e oggetti). Edomani che sarà? Ecco perché sono d'accordo con le preoccupa– zioni espresse dal professor Umberto Galimberti («Psiche e techne. L'uomo nell'età della tecnica», Feltrinelli 2000): «Non c'è più nessuno che sia in grado di controllare la tecnica, ma è la tecnica a divorare gli uomini, compresi quelli che hanno il potere di immet– tere nel circuito le informazioni. Essi infatti devono te– ner conto dei gusti degli utenti e questi gusti a loro volta sono indotti dal mezzo. Insomma nel conflitto tra uomo e macchina perde sempre l'uomo»• Un altro filosofo, il francese Jean Baudrillard, non vede affatto bene questa invasionedella tecnologia: «La pe- culiarità dell'essere vivente è di non arrivare al limite delle sue possibilità, mentre l'oggetto tecnico fa il contrario: esaurisce le sue pos- sibilità e le dispiega a dispetto di tutto, anche dell'uomo, determinando più o meno a lungo termine la sua scomparsa. (...) Non c'è analogia più bella, per illu– strare questo passaggio all'egemonico, della fotografia diventata digitale, libe– rata nello stesso tempo dal negativo e dal mondo reale. I due passaggi, natural– mente su scale diverse, hanno conseguenze incalcolabili. Significano la fine di una pre- senza singolare dell'oggetto, visto che può es– sere costruito digitalmente. Fine del momento singo– lare dell'atto fotografico, perché l'immagine può es– sere immediatamente cancellata o ricomposta. Fine della testimonianza irrefutabile del negativo». O gni fine anno Time, il noto settimanale Usa (http://www.time.com ), sceglie il personaggio che, a suo dire, più ha segnato l'anno appena concluso. La copertina dell'ultimo numero del 2006 raffigurava un computer a schermo piatto su cui si riflette l'imma– gine del lettore, perché «L'uomo dell'anno sei tu. Sì, sei proprio tu. Tu controlli l'era dell'informazione. Benvenuto nel tuo mondo». Insomma, l'anonimo utente di internet sarebbe il cuore della «nuova demo– crazia digitale». L'enfasi di Time arrivava a tal punto da titolare un articolo: Power To The People, Potere al po– polo. Ironia della sorte, proprio nei giorni dell'uscita di questo numero si scopriva che i servizi segreti degli Stati Uniti potranno mettere il naso nelle e-mail e nelle transazioni delle carte di credito dei passeggeri euro– pei che vanno negli Stati Uniti. Ad ulteriore conferma dell'ambiguità delle nuove tecnologie e della pericolo– sità di una loroadozione acritica. Non è certo, infine, se la scelta del settimanale Time sia stata completamente autonoma o piuttosto influen– zata da interessi commerciali. Questo è forse il punto centrale della questione: dove finisce l'utilità di una nuova tecnologia e dove inizia il consumismo ingiusti– ficabile e insostenibile? PAOLO MOIOLA ·------------------------------------------------------------------- 30 ■ MC FEBBRAIO 2007

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