Missioni Consolata - Febbraio 2007
OCCHIO Al POLI A partire da questo mese fino al marzo 2008, Artide eAntartide saranno «osservati speciali». Le Na– zioni Unite hanno infatti dichiarato il 2007-2008 «Anno internazionale dei poli» (lnternational Po– lar Year, lpy). t:obiettivo principale è quello di coinvolgere organizzazioni di tutto il mondo in pro– grammi di ricerca nelle regioni polari, iniziative scientifiche, campagne ambientali ed eventi di ogni tipo. Da quando fu tenuto il primo lpy, nel lontano1882-83, numerose iniziative di carattere scientifico, intra– prese da singole nazione ea livello internazionale, hanno fornito un'infinità di dati che permettono di comprendere la formazione e la storia del nostro pianeta e hanno sviluppato varie discipline scientifiche che favoriscono la conoscenza dei vari fenomeni globali. All'interesse scientifico l'anno polare aggiunge lo scopo di promuovere attività educative, per sollecitare eaumentare il pubblico interesse circa l'impatto che le remote regioni polari esercitano sui sistemi cli– matici dell'intero pianeta e, di conseguenza, sensibilizzare l'opinione pubblica sui gravi problemi che mi– nacciano le regioni polari esi ripercuotono sugli altri continenti. Nessuno dubita dell'interdipendenza tra le masse glaciali dell'Artide eAntartide e il resto del globo terracqueo. I cambiamenti climatici che awen– gono ai poli provocano cambiamenti nel resto del del pianeta eviceversa. 1 1 confronto tra i dati forniti dai satelliti equelli raccolti dalla rete di stazioni permanenti stabilite nelle regioni polari indicano che i ghiacciai artici stanno diminuendo in spessore e si accorciano mediamen– te di 50 metri l'anno; gli stessi dati satellitari affermano che dal 1979 al 2005 la fascia climatica sub- tropicale si è allargata di 1°di latitudine, pari a 120 km sia a nord che asud. Causa di tali cambiamenti è il surriscaldamento globale, provocato dalle emissioni del cosiddetto gas serra. Fino a pochi decenni fa, afferma lo scienziato americano Barry Commoner, un guru nel campo dell'ecolo– gia, «tale riscaldamento era graduale e regolare. Ora, invece, ci troviamo di fronte ad accelerazioni im– prowise, sterzate brusche, imprevedibili nella loro esatta dinamica, che portano al moltiplicarsi delle on– date violente di calore edegli uragani». Ne è una prova l'anno 2006: è stato il 6° anno più caldo dell'epo– ca moderna. La temperatura media della superficie terrestre è stata di 0,42°Csuperiore alla media del periodo 1961-1990. Continuando di questo passo, se cioè non si pone rimedio al fenomeno del riscaldamento globale, affer– ma uno studiovoluto dalla Unione europea e pubblicato lo scorso gennaio, entro la fine di questo secolo esso potrebbe aumentare di 3°C, con conseguenze catastrofiche per l'intero pianeta e in particolare per molte regioni europee: desertificazione delle zone del Mediterraneo (Italia, Spagna eGrecia), tropicaliz– zazione dei mari, modificazioni della flora edella fauna, innalzamento del livello del mare di circa mezzo metro nei prossimi decenni equasi un metro alla fine secolo. Ciò significa la scomparsa di città lagunari e costiere, sommersione di pianure fluviali, compresa buona parte della pianura padana. L adiagnosi è chiara - afferma BarryCommoner - enon ci sono alternative: per salvare la nostra società e le loroeconomie bisogna uscire dalla dipendenzadal petrolioedai combustibili fossili. Bisogna lan– ciare il fotovoltaico e risorse rinnovabili, aumentare l'efficienza energetica etrasferire il traffico dalla gomma al ferro». È quanto propone laCommissione europea. Diminuire del 20% le importazioni europee di gas epetrolio entro il 2030, tagliandocosì il 30%dei gas serra entro il 2020 e il 50%entro il 2050, e pro– muovere l'incremento delle le tecnologie pulite, riducendo tale aumento a2°c. Tale impegno chiede la collaborazione non solo di stati e rispettivi governi, ma anche del singolo cittadi– no. Da anni parliamodella necessità di cambiare i nostri stili di vita, che si concretizza anche nel risparmio energetico eadozione di fonti non inquinanti. È in gioco il futuro del pianeta, che il Creatore ci ha affida– to per «lavorarloe custodirlo» (Genesi 2,15). t:anno polare offre uno stimolo in più per prendere coscienza dei problemi che minacciano il nostro pia– neta e per impegnarci nella salvaguardia del creato. BENEDETTO BELLESI MC FEBBRAIO 2007 ■ 3
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=