Missioni Consolata - Gennaio 2007
MISSIONI CONSOLATA città più grandi e nei piccoli paesi di provincia. Un giornalismo che sia consapevole del proprio ruolo civile ed educativo. Raccontare le diversità oltre stereotipi e pregiudizi Un cambio delle routines redazio– nali, una diversa organizzazione del lavoro giornalistico con il supera– mento del fenomeno della «deskiz– zazione» (lavoro giornalistico svolto stando alla scrivania, ndr), l'impiego di un nuovo linguaggio, la formazione e l'aggiornamento dei giornalisti: sono queste alcune delle azioni da com– piersi per arrivare ad una stampa «di– versa» che sia in grado di raccontare la diversità e l'Italia multiculturale; per un giornalismo che sia «intercul– turale».Sono gli «uomini macchina»– i giornalisti che lavorano alla scriva– nia- ad avere una visione meno sen– sibile, più stereotipata dell'immigra– zione. La routine uccide la professio– nalità: il ricorso al <<formato breve» della notizia, il lavoro al desk che co– stringe il giornalista aguardare il mondo con una specie di cannoc– chiale rovesciato che allontana gli e– venti, il distacco dalla realtà aggrava– to dall'abuso di stereotipi linguistici, la perdita di spessore dell'identità giornalistica, portano ad una perdita DAL QUOTIDIANO «LIBERO»: «Dialoao a senso unico 11 11 1111 111111 di credibilità della professione. D'altra parte, il compito primario dei media è di restituire ai lettori una realtà che soddisfi la loro richiesta di compren– sione dei fatti che accadono nel mondo e che formi la loro coscienza critica. Il giornalismo interculturale racco– glie la sfida educativa e- anziché pre– sentare il fenomeno immigrazione con toni negativi, caratterizzandolo come invasione, emergenza, minac– cia- cerca di cogliere, di comprende– re e di presentare le opportunità, i vantaggi, gli arricchimenti che deri– vano dalla situazione multiculturale. Il giornalismo interculturale è quin– di disponibilità alla ricerca e al cam– biamento, per offrire a lettori assetati di conoscenza le basi per capire la nuova realtà e per interagire con es– sa. Esso punta all'approfondimento, alla ricerca, all'indagine, al dibattito civile, alla promozione culturale per offrire una rappresentazione del fe– nomeno immigrazione e dei suoi protagonisti libera da generalizzazio– ni, stereotipi, pregiudizi e che eviti co– sì ogni forma di discriminazione. li giornalista interculturale deve dare prova di preparazione professionale edi responsabilità civile, sviluppando attenzione econsapevolezza per il contesto multiculturale in cui si trova a lavorare; considerando la differenza come un bene da tutelare emetten– do in atto un'autentica comprensio- ne di fenomeni, problemi, persone, popoli appartenenti aculture diverse dalla propria. Si tratta di una professionalità con– sapevole e rispettosa della diversità etnica; di una professionalità che comprende sia competenze tecni– che, sia conoscenze specifiche e inol– tre una particolare impostazione mentale aperta al dialogo, al confron– to, allo scambio. t così che i mass me– dia possono indirizzare in modo po– sitivo, costruttivo ecreativo, opinioni e sentimenti dei lettori verso I'«AI– tro»,il «diverso» e favorire un proces– so di conoscenza, integrazione ear– ricchimento reciproco fra persone portatrici di usi, costumi, lingue, tradi– zioni, religioni e valori differenti. L'informazione è invece la risorsa basilare per assicur~re aciascuno una prima forma di inclusione sociale. Es– sa può essere considerata il primo e– lemento di cittadinanza. l mezzi di co– municazione di massa, grazie alla lo– ro pervasiva presenza nella odierna società globalizzata e alloro ruolo di «scuola parallela»,assumono un'im– portanza fondamentale nell'attuale contesto pluriculturale emultietnico, in quanto possono sia favorire l'inse– rimento dei cittadini immigrati, sia e– ducare i cittadini autoctoni adialoga– re eacomprendere le culture «altre». Ecco che il giornalismo interculturale si impegna avalorizzare la presenza immigrata come risorsa per la società DAL QUOTIDIANO «LA STAMPA»: «Una coppia di tossici terrorizza una famiglia Sui banchi di scuola si studia rislam. Grazie aDa Cattolica» I domestici romeni la liberano e bloccano i rapinatori» «Per promuovere il cfialoao tra le culture, all'Università cat· tolica del Sacro Cuore si sono convinti che, neDe scuole ita· liane, non si debba più insegnare la lingua di Dante, ma l'a– rabo. Lo strano metodo pedagogico per facilitare l'integra– zione deP aracomunitari è stato ideato dal Laboratorio intereulturale e promosso, oltre che daDa Cattolica, dall'Ufficio Scolastico Regionale e sostenuto finanziaria– mente con il contributo della Fondazione Cariplo. (...) In Largo Gemelli, a due passi dalla Basilica di Sant'Ambrogio, in etTetti, di sostanza ce n'è in abbondanza da suggerire di mutare il nome dell'istituzione in Ateneo islamico della Mezzaluna. In attesa che un muDab rimpiazzi il Magnifico Rettore». Andrea Morigi (Libero, martedi 21 novembre 2006, pag. 48) «.Ancora violenza. Stavolta in una brutale rapina consuma– tasi in una palazzina fra i prati di Pino Torinese. Autori una coppia di italiani che banno colpito e immobilizzato una ra· gazzina di 15 anni, prima di essere bloccati dal generoso in· tervento dei custodi, una coppia di romeni. (...) Carlotta s'è messa ad urlare e l'banno sentita i custodi ro– meni, che vivono in un allogio adiacente, Elena e Vasile Zabaria, 4.5 e 48 anni, entrambi originari di Bacau, sono su· bito intervenuti. (...) n malvivente ba fracassato alcune sup– peDettili e con la gamba di un tavolo ba colpito Vasile al coOo e in faccia, poi ba sferrato un calcio aDa moglie, Elena. La lotta è durata alcuni minuti: aDa fine, la coppia romena è riuscita ad immobilizzare l'energumeno(... )». Angelo Conti (La Stampa, domenica 26 novembre 2006, pag. 6.5) MC GENNAIO 2007 • 53
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