Missioni Consolata - Gennaio 2007
DOSSIER EBRAISMO IL SENTIERO DI ISAIA N egli anni '50, Giorgio La Pira (sindaco di Firenze tra gli an– ni '60 e '70) girava il mondo awertendo che tutte le guerre era– no vecchi arnesi, perché il terzo millennio sarebbe stato il millen– nio dei bambini, dei monaci, dei poeti, dei poveri, degli artigiani... Lo diceva a tutti i potenti dell'epo– ca e proponeva la profezia del «sentiero di Isaia» (ls. 2,2-5). In es– sa Israele, per diritto e per grazia, ha il ruolo di guida dei popoli ver– so il monte del Signore: perché tut– ti imparino la Torah e disimparino l'arte della guerra, convertendosi a relazioni di pace. In realtà tutto sembra andare al contrario. La guerra contro il ter– rorismo lo alimenta e ingrassa. Le elezioni, che avrebbero dovuto condurre i palestinesi alla demo– crazia, portano un estremista a es– serne il capo. Si vuole la pace in Medio Oriente e Hamas ha nei suoi programmi la distruzione dello stato d'Israele che, per difendersi dagli attacchi, finisce per costruire un muro. Crescono violenza, ille– galità e ingiustizia. La paura domi– na i giorni e le notti. Ma è solo la polvere che copre la superficie. Scendendo a un livello più intimo ci accorgeremo che i «segni dei tempi», i tempi di Dio che parla e ci chiede di essere segno visibile del- A 73 anni gli ebrei diventano figli del precetto edentrano apieno titolo nella comunità. la sua immagine e somiglianza nel mondo, sono nell'ordine della pro– fezia. Per capire come coglierli oc– corre intendersi sul significato del– le parole che usiamo. Il termine oggi più abusato e ma– linteso è «religione». La religione nasce dalla paura del limite umano, della morte: sentimento profonda– mente umano, che accomuna tutte le religioni. La divinità è percepita contemporaneamente come causa del proprio limite e come meta del proprio desiderio. Spazi (templi/chiese) e tempi (sa– crifici/liturgie) sacri sono il pedag– gio che l'uomo paga in cambio del– la protezione divina. L.:uomo reli– gioso crede in un Dio, reale o immaginario, con cui viene a pat– ti, pur di avere protezione, assi– stenza, sicurezza, garanzia. La for– za della religione risiede nella tra– dizione, per sua natura ripetitiva, immobile, immodificabile e per questo rassicurante. Fede è il contrario di religione. Nasce da un incontro personale e fisico con qualcuno con cui si in– staura un rapporto di conoscenza e di sentimenti, che diventano co– munione e scambio di vita. Non espressione di paura, ma atto di amore, la fede non è legata al tem– po e allo spazio; quindi non ha bi– sogno di liturgie o di tradizioni e può essere vissuta ovunque, per– ché si fonda sull'espe- rienza personale. L:oriz– zonte dell'in- contro non è più il cielo da scalare, ma la terra/umanità. l n questo senso ebraismo e cri– stianesimo si differenziano da ogni altra religione, perché pre– suppongono una fede in un Dio in– carnato nella storia d'Israele e nel– la carne del Figlio di Maria. Infatti, sul Monte Sinai Israele ri– ceve non la legge, ma la Torah, cioè la persona stessa di Dio, che non si esaurisce nelle norme. Israele non riceve semplicemente una rivela– zione, ma dialoga con Dio e la sua unicità consiste nell'identificazione del popolo con la propria religione. Risposero gli ebrei a una sola voce: «Tutto quanto il Signore ha detto noi faremo e ubbidiremo». In que– sto sta la grandezza di Israele: si fi– da ciecamente di Dio; ed è questo Dio che deve annunciare al mondo, se questo mondo deve salvare. Nel giorno dello Yom Kippur (giorno dell'espiazione), il sommo sacerdote entrava nel santo dei santi del tempio di Gerusalemme con gli abiti sacerdotali della so– lennità: sulla fronte portava la vite d'oro, simbolo dell'unità del popo– lo d'Israele; sul petto teneva l'efod, una stoffa rigida a forma di rettan– golo su cui brillavano l 2 pietre pre– ziose, simbolo delle l 2 tribù d'I– sraele; sulle spalle un mantello nel cui orlo inferiore erano cuciti 72 campanelli, simbolo dei popoli che abitavano la terra. La liturgia nel tempio di Gerusa– lemme aveva queste tre caratteri– stiche: richiamava l'unità (vite d'o– ro), esprimeva la diversità (efod) e assumeva l'universalità, includen– do ançhe i popoli pagani (campa– nelli). Etempo di riprendere questi temi e viverli nel nostro oggi. DON PAOLO FARINELLA ~ PIU VICINI A DIO, PIÙ LUCE Cl SARÀ L ' ebraismo ha così tanti precet– ti, positivi e negativi, rivolti a Dio e al prossimo, che essere ebrei non è solamente una conce– zione religiosa, bensì un modo di vivere molto difficile. Suo fonda– mento è l~ Torah, già in sé un pa– radosso. Eparticolare, perché vi è scritta la storia del popolo ebraico, da Abramo fino alla morte di Mosè, e contiene i precetti; ma è univer– sale, perché riguarda tutte le crea– ture del mondo. Se Dio avesse vo-
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