Missioni Consolata - Gennaio 2007

MISSIONI CONSOLATA Venditrici al mercato <<Kwa Bosa!» di Port-au-Prince. In un recente rapporto 1'/nternatio– na/ Crisis Group (lcg, ottobre 2006) e– samina la situazione della sicurezza e mette in evidenza le debolezze dello stato, come la mancanza di au– torità e controllo. Raccomanda nel– l'immediato una profonda riforma della polizia, con sostituzione di uffi– ciali e uomini ai diversi livelli e del si– stema giudiziario, per il quale occor– re formare una nuova classe di giu– dici. Fondamentale è lo smantellamento delle bande arma– te e anche il controllo di frontiere e porti, precisa il rapporto.«Haiti farà un passo avanti solo quando i citta– dini sentiranno una restaurazione dell'autorità dello stato e del regno della legge nella vita quotidiana» ha dichiarato Mark Schneider, vice pre– sidente dell'lcg.«Questo esige un re– pulisti nella polizia, l'eliminazione della percezione dello stato come sorgente d'arricchimento personale e la creazione di prospettive per i poveri». Il rapporto richiama, inoltre, la co– munità internazionale a impegnarsi nel medio e lungo termine ad ap– poggiare Haiti con investimenti su educazione, sviluppo rurale e infra– strutture urbane. Ma anche rifare– stazione e recupero ambientale so– no essenziali. ARMI, RAPIMENTI E... COCA Il tutto si intreccia con il crimine in– ternazionale legato ai traffici. «C'è la questione della droga.L'en- 1111 1111 1111 11 tourage di Aristide ne era largamen– te coinvolto. Ad esempio il capo del– la sua guardia presidenziale,Oriel Jean è oggi in prigione negli Usa per narcotraffico» ricorda l'intellettuale anonimo.«Gii ingenti proventi di questo commercio sono il veleno per Haiti. li paese è un importante crocevia per la cocaina proveniente dalla Colombia in direzione di Usa e Canada». È stato stimato che un ter– zo della cocaina colombiana desti– nata agli Usa passi da Haiti, mentre i tre quarti di quella sequestrata negli aeroporti di Montreal tra il2000 e il 2004 aveva la stessa provenienza. Il traffico divenne importante fin dai tempi del colpo di stato di Cédras (1 991) per continuare a crescere, protetto dall'instabilità politica, e a– gevolato dalla «porosità» delle fron– tiere. l narcos usano piccoli aerei che dalla Colombia atterrano su piste ru– dimentali, con la connivenza di au– torità locali e polizia. Anche nei pres– si della capitale c'è una di queste pi– ste. La droga non è consumata in loco, perché gli haitiani sono troppo poveri, ma il denaro del traffico ali– menta tutto il sistema della corru– zione. «DISARMARE OMORIRE» Il governo di Préval e del primo mi– nistro Jaques-Edouard Alexis tenta di intervenire, con apparente fer– mezza, ma troppo timidamente nel– la realtà. «Il governo attuale non è in Donna in preghiera. La religione è un elemento fondamentale della vita di ogni haitiano. fase con le attese della popolazione - sostiene Gotson Pierre- riscontria– mo piuttosto un certo lassismo e lentezza. li perdurare dell'insicurez– za e della violenza, soprattutto a Port-au-Prince, e la gestione esitan– te, non trasmettono un segnale po– sitivo». Un programma di disarmo, smobilitazione e reinserzione (sul modello di quelli attuati nei paesi in guerra) per gli uomini delle gang è stato lanciato e una commissione nazionale recentemente istituita.Gli ennesimi piani di ristrutturazione della polizia e del sistema giudizia– rio sono in elaborazione, ma devono essere attuate riforme radicali. «Usano il bastone e la carota: si dan– no un'aria di fermezza ma poi invita– no i capi gang al palazzo presiden– ziale» osserva l'intellettuale. <<Disarmare o morire» aveva lanciato Prévallo scorso agosto sulle onde radio. In effetti questo è il punto su cui il presidente si è più investito, coadiuvato da Minsutah e Unpol (polizia internazionale) ma, finora, senza troppo successo. Eil movimento popolare che era riu– scito a liberarsi di Duvalier? «La società civile ha poca influenza in questo momento. l contadini so– no stati delusi profondamente da A– ristide, e non osano dirlo. Allo stesso tempo la miseria li costringe a im– piegare le loro energie più per so– prawivere, trovare da mangiare, piuttosto che per organizzarsi a par– tire da zero. Qualche segnale positi– vo c'è» continua l'intellettuale. «Spero che la società civile possa ri– mettersi in piedi, adesso è in"iberna– zione"». MC GENNAIO 2007 • 21

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