Missioni Consolata - Dicembre 2006

INDIA Chi ricotÌ,la Bhopal?

I' I '11 ' 'I ' I I I I I MISSIONARI DELLA CONSOLATA BUON NATALE I I ringraziano di cuore quanti sostengono l'evangelizzazione e la promozione umana dei poveri del sud del mondo. • I* UN «GRlNDl,.. - "' ....... ......... .. ......................................... E 'UN 2007. pi GIUSTIZIA E DI PACE , I ''fT1 ·Per informazioni: ~ 11 '1 ,,. .. I 1111 I I , e.so Ferruccl, 14 - 10138 Tonno Tel. 011.44.00.400 Fax 011.44.00.459 amlco@mlsslonlconsolataonlus.lt www.mlsslonlconsolataonlus.lt \ I

LA BABY SITTER DELL'HONDURAS Scivolata lungo i telegiornali della sera della scorsa estate, una notizia si è imposta proprio per il suo carattere singolare. Una baby sitter hondureiia, in Italia senza documenti, quindi impiegata in nero, è annegata sul litorale dell'Argentario per salvare una bambina di 11 anni che le era stata affidata dalla famiglia e con la quale stava facendo il bagno nel Tirreno. Iris Noelia Palacios Cruz, come milioni di altre persone alla ricerca di un lavoro onesto, era approdata nel nostro paese per dare un futuro di speranza alle sue grame condizioni di vita; insieme a lei c'era la sua famiglia; tutti avevano lasciato la misera realtà del Centro America per cercare uno spazio migliore nell'opulenta Europa. Ma in Italia si è incontrata con un tragico destino, lei latinoamericana ventisettenne, ha offerto la sua vita per salvare una bambina undicenne che i genitori avevano affidato alle sue cure. Questo tragico fatto fa il paio con quello accaduto l'anno scorso, dove un altro extracomunitario era annegato per salva re la vita a un cittadino italiano che stava per affogare. Vogliamo sottolineare questi gesti, perchéessi vanno nella direzione opposta a quella che una certa opinione pubblica del nostro paese tende sempre più a considerare, attraverso una frase semplificatoria, extracomunitario uguale delinquente. Ci sonodegli esponenti politici di spicco che non hanno nessuna remora nel ripetere questo stantio ritornello, alimentando così un brodo di coltura razzi - sta che lentamente, ma inesorabilmente, s'insinua nel modo di pensare generale. Il problema vero è che l'industria e l'agricoltura del nostro paese, come di tutti gli altri paesi sviluppati, hanno bisogno di braccia per poter andare avanti, ma insieme alle braccia, arrivano le teste che pensano, che ragionano, arrivano uomini e donne che vogliono vivere, amare, lottare, per dare un futuro più dignitoso ai loro figli. l'.emigrazione come tutti i fenomeni sociali complessi, porta con sé il meglio delle realtà da cui prende avvio, sia nel bene come nel male, del resto questo fenomeno è accaduto, neanchetantotempofa, all'emigrazione italiana approdata nelleAmeriche, il gangster Al Capone e il detective Fiorello la Guardia, al cui nome è dedicato uno degli aeroporti di NewYork, erano figli della stessa terra e germinavano dallo stesso humus italico; solo che uno divenne un delinquente, l 'altro uno dei più brillanti poliziotti di tutti gli Stati Uniti. lo stesso si può dire per l'immigrazione che arriva in Italia, ci sono uomini e donne che attratti da un guadagno facile non esitano a delinquere, e ci sono altri, che noi crediamo la maggioranza, che rimboccandosi le maniche percorrono l'amaro cammino dell'integrazione in un paese che non è il loro, dando il meglio di se stessi. S e la punta dell'iceberg rappresentata dal sacrificio dellavita, come nel caso della babysitterhondurena, può essere ancora un caso sporadico, non lo è certamente quell'impegno positivo che tanti extracomunitari profondono nel tessuto sociale della nostra realtà: conosciamo molti immigrati che fanno del volontariato a beneficio di enti e associazioni, che se dovessero appoggiarsi esclusivamente sulle forze nostrane potrebbero chiudere già domani mattina. li cammino dell'integrazione tra uomini e donne provenienti da popoli con cultura, sensibilità e religioni diverse, non è né semplice né facile; necessita da parte di tutti di un'attenzione costante e particolare; il brandire lo spauracchiodell'immigrazioneclandestina, il presentare dei poveri cristi del TerzoMondo come dei «bingo bongo» trogloditi, da respingere con tutti i mezzi leciti e illeciti, ci sembra sia una demenzialità tanto quanto il tasso di intelligenza di coloro che esprimono simili concetti! li lavoroda fare per creare una società multietnica emulticulturale è lungo efaticoso. Aquesto compito nessuno può sottrarsi, meno che meno la comunità cristiana: un auspicio questo che è molto di più di un semplice desiderio. Nella foto: il presidente Giorgio Napolitano conferisce la medaglia al valore civile alla madre della baby siffer hondureiia Iris Noelia Palacios. MARIO 8ANDERA MC DICEMBRE 2006 ■ 3

Ai lettori La baby sitter dell'Honduras di Mario Bandera Dai lettori Cari missionari (lettere a MC) n dolore degli innocenti di Ernesto Bodini Mongolia Tra spazi infiniti di Alvaro Padleco Costa d'Avorio Le mille frontiere senza vergogna di J. A. B. Ambiente Custodi del creato di Giovanni Guzzi Preti d'America (4): Messico Fagioli neri e champagne di Paolo Moiola India / Bhopal Delitto senza cutigo di' Piergiorgio Pescali Iran Un paese da rispettaredi Vincenzo Maddaloni www.missioniconsofotaonlus. it D numero è 11.ato chiuso in ltdnione il .l novembre 2006. La consegna alle posle di Torino è avvenuta prima del 10 dicmihre 2006. In copenina: bambino messicono Foto di: M. Af. Namur IN QUESTO NUMERO VI POlfflAMO NEI SEGUENTI PAESI: ·- . Motlaolla . C....cl'Avono ... .... Marocco Iran Musico Gli articoli pubblicati sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente l'opiruone dell"editore. L----------------- ------

Chiesa nel mondo a cura di Ugo Pozzoli «Cosi sta scritto.,.» (16) di Paolo Farinella Come sta Fatou? Malattie dimenticate (4),: ulcera di Buruli di Valeria Confaloni~ri Mondo in un libro a tura di Be.nedétto Bellesi Tuttomondo Indice MC 2006 FotogHlìe (i numeri i,1.dicaho Je pa;,it,e)r Mtonlni (4) • Arcb. Suore MC (8-9) - .Bellesi ~21}. - <làsadeì (24,70) - FondazioneDon Gnocchi (10-11)-FUS(X)n.i(7,l) -,Gréènpeaèe (25-10) -Guzzi (24} -loce(l;let (3,5,6,22,2),62,64,65) -J,A.B (19..20) -M.Af.I~amqr (4)-Mbiola (58,59,60) - Moiola Segarizzl (4)•P-acheco (4) -Rossetti (-68=-6!ll -;:Rossi'PG {72) - Vascon (7). I dati personali forniti dagli abbonati sono usati solo per le finalità della rivista. Ure· sponsabile del loro trattamento è r amministratore, cui gli interessati possono rivolgersi per richiederne la verilic.a o la c.ancellazione (legge 675/19%). Mf:NsM DEI M:sslONlìAl DEllA f<:lNDATO NEl 1899 Dlrezlon•, redulone e 11mm1n11tr12lon111 Corso Ftrruccl, n.14 - IO138 Torino te!. 0 1 1.◄.◄00.◄00 - fax 01 1.◄.◄oo .◄S9 E-mail: r1v1$t.1@mlssionicon1olac:aonlus.it Slto Internet: ....ww.rn1uionlconsolataonlu$ ,e Diru.lonei Benedetto 8eflesi (dlreaore • .-438} F~nc:esco 8emardi (direttore resp.) Ugo Pozzoll (resp. riv11Q«Al1lCOt • .492 ) Redu.lone: Benedetto Bellesi - l>tResi@miss,oniconsolota.it Man:o Bello • l'IIQ~llo@,Msloitf(l)IJSO/o{CIOMISJI Paolo M01ola - pook>moìola@&mod.o,m Ugo Poaoll • pozzoli@m,sstonoucoosolaul.it Collaboratori: A.Antonellt, 8.Balestn, M.Bandera, S.Bauaglli. S.Bottlgno~. S.Calvanl (do lloprcl), C.Caramann, O.Casa.I~M.Chlerlcl, G.Ch1es2. P.Fannella,A.Lano. E.Larghero (med.), VHaddaloni,M Paglias$OttÌ, P.Pesc-ah.S.f>etrovl(, G.Sattin (mtd.), I.Tubaldo. G.V.iflcmo Internet: Paolo Molola (.◄S8) e 11.ln:o 8ello (.436) Archivio fotc,sraflco1 franca Fanton Progetto grafico: Stefano Lab:lte Grafico: Carlo Nepote Spedizioni ed arretrati: Angela e Vatty Stampa: Gruppo G~fìco Editoriale G.Canale e C. S.p.a. Borgaro T.se - Torino Editore: M,. ,,o-i CvNroLAT~ ONLUS Ammlnlwatore: Guido Fllipello, te!. O11.4.-400.447 Segreteria: p.Glovann!Venwrinl. teL OI t .-4.◄00.-439 Ufficio: tel 0l 1◄.-400.447 • fax 011.4.400.411 Conto corrente postale n. 33.40.S1,351 si rJngr;u:lano vivamente I lottOrl che JOstengono l'Impegno di formµione ed lnformaXlon• di t(MtS$1<.1NI CON~Ol.Al~ ONLLIS». Tutti I contrlbud o offerte sono detralblll dalla dlchlaru.lone del redditi. Sped. a.p., a.2, c:.lO.c., legge 662196 App ecc. - Aut. tr Torino • IS. 6. ◄lii, prot. 79 Iscritto reg. riaz. stunpa• CJS060 1/3-4◄◄ 17. IO.91 ~ As!lociOIO alfa 1/fjfJJfJ s : AS;;oclOlo oll"USPI MC DICEMBRE 2006 ■ 5

• ari Aproposito di Noma gnoda offrire come atten- Africa: avete portato non Ma devoessere sincero: zione al nostri bambini e a- solo il vangelo, ma anche la una mia collaboratrice, Caro Direttore, dulti nei prossimi mesi. civiltànella sua espressio- quando presiedevo l'Uffidaanni sono abbonata alla Grazie ebuon lavoro per u- nemigliore.Parlare di Con- ciomissionario diocesano, vostra rivista, cheapprezzo narivistaconcretaeatten- solataMission significa di- mi ha rapito e, anchese rimolto.Sul numerodi giu- ta all'evangelizz.azione. rei scuole,ospedali, chiese mango aMaruggio, mi ha gno 2006 ho letto con inte· Padre Silvano Porta Omv e tante altrebelle cose. Dir· incatenatocon le catene ressee immensodolore Pantelleria (TP) vi bravi è troppopoco. Ave· dell'amore alla missione di l'articolo sui bambini colpi· te fatto un lavoro grandio· lringa (Tanzania), dove es• t i daquella terribilemalat· Appena ricevuta la let- soagli occhi del mondoedi sasvolge il suocompito di t la di cui non conoscevo l'e• t era della signora Maria Dio; specialmente levost re volontaria.Ml haaddirittu• sistenza: il cancrooraleo Grisa (inizio di luglio), in- suore sono dei veri angeli. ra iscritto afar parte del noma. viai e-mail a tre dei nostri Ml piacerebbe leggere presbiteriodiocesano, così Voglioassolutamente fa. ospedali, domandando la vostra rivista missiona- che il carissimomons. Tarre qualcosaper loro ealu• se avessero casi di 1<no- ria. Vl ;ibbraccio fraterna· cisio Ngalalekumtwa si tarli in qualche modo. ~ ma» e se Il curassero nei mentetutti evi dico: Asan- prende il mlo respiro e il mio intendimento inviare loroospedali. Il dottore di tesana, Bwana MunguBa· miocuore...Inottobre un'offerta per lecure ne- Gambo (Etiopia), rispose ba ietuakubariki (grazie 2005hoavuto il piaceredi cessarie, ma non so se In· immediatamente, dicen- tante; il SignoreDio nostro averloacenaaMaruggio, viaria direttamenteall'o· do che da una decina di Padre vi benedica). doveero ancora parroco. spedaledella Nigeria anni non riscontrano casi Giulio Zucca In conclusione, il beato (Sokotho) oppure al vost ro del genere e, qualora ve Genova Allamanocon lasua imma· ist itutodi Torino. Sarei gra- ne fossero, possono solo gine mi accompagna sem• ta semi indicaste lavia fermare il male; per lari- Tanta ammirevolesim- pre nella recita del brevia• giust a. Attendoquindi una parazione devono porta- patia ci impegna a conti- rio. Allora sono e sarò semgentile risposta. re il malato ad Addis A- nuare nella nostra mis- pre missionariodella MariaGnsa beba. Dagli altri ospedal i sione e a non deludere le Consolata. InCristo, Bussoleno (TO) sto ancora aspettando u- aspettative di Dio e della don SalvatoreGennari na risposta. gente a cui ci mar1da. Maruggio (TA) Asettembre ho posto Grazie econtinui nel suo le stesse domande al ve- spiritodi servizio missio· Abbiamo proweduto a scovodi Maralal (Kenya), nario: per questo abbia- cambiare il suo nuovo in· mons. Virgilio Pante, che mo prowedutoa inserire dirizzo e continueremoa ha interpellato Idottori il suo nome nella lista dei inviarle la nostra rivista. dell'ospedalediWamba nostri abbonati. Le sue preghiere e il suo e mi ha dato la seguente affetto per le missioni e risposta: nel territorio ci Incatenato..• per i missionari della sono alcuni casi dl 1no- Consolata sono un comma» evengono curati in allemissioni penso più che adeguato. detto ospedale. Continueremoa sentirla Percui, chi volessecon- caroDirettore, dei nostri. Gradisca antribuire alla loro cura, può, per tanti anni sono stato... che lei il nostro affetto e servirsi del nostroccp (ve- missionariodellemissioni grat ftudine per quanto di ultima pagina della ri- dellaConsolata e sentodi hagià fatto a favore dei vista) specificando la cau- esserlo ancora.Maora vivo nost ri missionari. sale: «Ospedale di Wam- nellacasadi riposo e non ba- malati di notna». so come regolarmi con la Cara Redazione, rivista Missioni Consolat.a: Benedetta crocei sul numero di giugno2006, Troppa grazia.. .! per miaparte sospendo ho letto della malattiadi· l'abbonamento (ma in Reverendo Direttore, menticata denominata questi giorni farò pervenite ho apprezzato molto il dos· Knoma».Mi ha moltocolpi· Cari missionari, ancora un mio saluto... eco- sier sull'Etiopia pubblicato t.:> :.. ""o gravitàe inciden- sonotornato in Italiadopo nomico). Vi prego, però, di nel numerodi aprile2006. za sui bambini. 4mesi trascorsi come vo- un favore: sentitemi sem- Veramente interessante. Desideroconoscere se lontario ospedaliero aNku· preun missionariodella Ringrazioanche l suoi col· qualcuna delle vostremis- bu (Kenya). Ho avuto occa- Consolata epregate per laboratori per questa ultesionl si interessadi quest i sione di vedere il lavoroche meche mi sono ritirato in riore conoscenza. casi, per concordare un avete fatto etutt'ora state questacasa per preparar- !.'.interesse è stato magpossibile progetto di soste· facendo inquellapartedi mi aunasanta morte. giore quando ho lettoalcu· 6 ■ MC DICEMBRE 2006

l rivista@missioniconsolataonlus.it ni passaggi,comequello che descrive comeogni preteo monaco porti la crocemanualesotto la tunica, e l'altro che racconta del passaggio de·(testrmone nella parrocchia di Asella,.per 24annl evangelizzata dai missionari della Consolata, ora consegnata al clero locale. Quelle paglne mi hanno fatto rivivere con gioia eno~talgia la sant.- messa a cui hopartecipato nellavostra chiesa, il 23 ottobre 2005, Giornata missionariamondiale. Due ospiti religiosi erano stati invitati adare la loro testimonianza.Unodi essi R everendo Direttore. Leggo con piacere la sua rivista,che mivienepassata daun parente,dopocheasuavolta l'haletta.Vorrei chiederle,selo ritiene utile,didarealcuneprecisazioni, sulla rivista, inmerito all'articolo afirma Aldo Antonellì, pagina 66del numerodi luglio-agosto2006.Verso la finedellaprimacolonna,egliosserva: «... sonostatisostituiticonpersonaggigrigl~ultraconservatort •po/onizzando'lachiesa,ecc.,ec0>.Poche righeoltre, accennaa «unareligione tuttaesolo intimistica, legataafigu· reproblematichedi~santi..qualiPadrePioeJosemaria Escrivà_.». Subito hopensatoal dassico prete-compagnoestavoperarchiviarementalmente il tuttoquando però lacuriosità ba preso il soprawento. Se MissioniConsolata l'hapubblicata,\(uol dire é:he ne condivide lospirito.Sia chiaro, iononhoparticolare interesse aconoscere lediatribetrapretidi destraodi sinistra,maavrei invece curiosità di chiarire quanto segue: «Poloniz;zando», riguardauna criticaaGiovanni Paolo 11? Se s1,qualeo quali? Figureproblematiche di «santi»:evidentemente, virgolettando i1 termine santi,vuol direchenoncondivide il giudiziodellachiesa sullaloro santità,tanto è vero che prima Il defihisce figure «problemati· che».Per qualemotivo non li considera autentici santi? Vorrei ribadire che non so se l'autoredello scrittoha ragione o no,non ne conosco le sue motivazioni; ma ritengo che dovrebbe chiarire il tutto lei, come direttore della rivista.Potrebbe nascerne un serioconfronto tra posizioni diverse e,comunque, un approfondimento di tematicheeposizioni. Capisco cheper leiquestopossaessereun piccolofastidio,ma non credo che lei abbia solo intenzione di pubblicare lettere maxi-elogiatorie nei confronti del suo mensile,mache sia aperto anche atematiche più scottanti. Altrimenti, mi scusi la franchezza,sarebbecometirareun sassoepoi nascondereil braccio, cosa indegna per chiunqueedella qualenon la ritengo capace. Ritorno adire che Il mio scritto non ha In sé alcuna polemica. Il fatto che scrivoa lei è dovutoalla convinzione che se il rev. AldoAntonelli avesse espresso posizioni contrarie alla fede cattolica oaltro, lei non le avrebbe pubblicate. Pubblicando invece le sue critiche, vuol direche in esse vi ha trovato del veroeritengo che I suoi lettori meritinoanch'essi di conoscere il suo pensiero. AgostinoCariano Genova era africano. Si presentòdicendo di chiamarsi abba GhebremariamAmante, viveva ad Addis Abeba.Trovandosi a Roma per il suo 50° anniversario di ordinazìone, era venutoaTorino per manifestare la sua stima egratitudin!! per la lungaamicizia che lo lega al mi~sionari della çonsolat~. Era stato battezzato da un vo,s_~ro mlssiorn,ufo.Concluse benedicendoci con la sua croce etiopica. Inmolti uscendo abbiamo salutato e ringraziato, commossi eammirati, questo abba per la suabella te· stimonianza e lasua benedizione, Sono certa che anche altrl, leggendo il vostro dossier, avranno ricordato con simpatia abba Ghebre· mariam. Rita Simonato Torino Grazie anche per questa sua testimonianza, con l'augurio di vivere ancora tanti altri momenti di gioia, sia leg• gendo la nostra rivista che incontrando i nostri missionari. IL SOLITO... PRETE-COMPAGNO Leggendo la sua lettera, all'inizio pensavo di girare la patataadonAntonelli,autoredelloscritto inquestione;ma, proseguendo la lettura,vedo che sono proprio iochiamato a«chiarire»lasua«curiosità».Lofacciovolentieri,dicendosoprattuttocosa mi viene in mente leggendo talearticolo. È chiaTo che,sostanzialmente,ne condivido Il contenuto, anchese;personalmente,avrei usatounvocabolariopiùsfumato: «normalizzando» anziché «polonizzando»; vescovi «meno profetici» invece di «grigi e ultraconservatori»; «frenata»al Concilio invecedi «bavaglio~(frase non citata). In fatto di «normalizzazione»mi viene in mente la chiesa in Brasile,con le voci profetiche di HelderCamara, Evaristo Harns etanti altri vescovi,talora messe a tacereo sostituite con voci menoscomode. Incontrai,pocotempoprimadella sua scomparsa (2004), il vescovo di Roraima,mons. Apparecido Dias,.che, parlando dei vescovi brasiliani impegnati nel portareavanti le idee del Concilio,mi diceva:«Siamo ancora in maggioranza,ma siamo rimasti troppo pochi». Tale «normalizzazione»non èattribuibile solo aGiovanni Paolo 11, che non poteva conoscere tutti I candidati vescovi, ma anche e soprattutto a coloro che gli sono stati attorno. Da partemia hogrande stima del defunto pontefice, anche se non sono tra coloro che gridano «santo subito!». P er quanto riguarda Padre Pio eJosemaria Escrivà,né l'ar• tlcolistané iodubitiamodella lorosantità:siamocerti che sonosanti (senza virgolette) in paradiso, insiemeadaltri che vedrei più volent_ieri innalzati agli onori dell'altare, comeOscar Romero.Tra l'altro, il libro del fondatore dell'Opus Dei, (<Cammino», è stato anche un mio nutrimento spirituale, quandoero ancora studente di teologia. Tuttavia, ciò che l'autore deWarticolo mette In questione, e io condivido pienamente, è l'opportunità o meno di pro· porre-tali «santi>1 (rimetto le virgolette), e cosl In fretta, all'imitazionedella chìesauniversale; equesto non solopernon favorire <<una religione tutta e solo intimlstica»,come scrive don Antonelli,ma anche per rispetto della loro santità,soprattutto quella di Padre Pio, Invocato come protettoreda attricette edamafiosi, come un certo Provenzano. MC DICEMBRE 2006 ■ l

A360GRADI T re mesi sono ormoi trascorsi da quella domenica 17 seHembre, in cui, a Mogadiscio, cinque spari esplosi da mano assassina uccisero suor Leonella Sgorbati, missionario della Consolata. Una religiosa che aveva conquistato la simpatia di tutti, con quel suo faccione paffuto, il sorriso sereno ben stampato sul volto e, sopraHuHo, la forza della sua missione: incarnazione quotidiana, silenziosa e nascosta dell'omore di Dio per gli ultimi. Insieme olle sue consorelle, Leonello avevo «scelto» la Somalia o, per meglio dire, avevo seguilo con fede le tracce di Cristo che le indicavano di allargare anche o quel paese il suo terreno di opostolato. Dopo gli studi in Ital ia e Inghilterra si era fermalo a lavorare in Kenya, regione in cui aveva servito per molti onni, anche come superiora regio- ' noie dello suo comunità, e a cui di faHo appartenevo. Sei mesi all'anno, però, avevo scelto di passarli a tv\ogadiscio, dove coordinavo un corso per infermieri all'interno dell'ospedale gestito da~ l'Ong austriaca, Sos Kinderdorf. Oggi, Ire mesi dopa quegli spari, possiamo umanamente chiederci coso cambierò in Somalia e nel mondo dopo lo morte di suor Leonella? Si, possiamo, ben sopendo che la domanda, seppur nasconda uno sua logico carico di utopia, lascia alquanto il tempo che trova e che la risposta non può essere che lo seguente: poco... o nulla. La Somalia sto continuando o vivere uno situazione di crisi interna e internazionale che il tragico fatto di settembre non ho sicuramente scalfito . Neppure le relazioni (dialogo?) fra islam e cristianità hanno faHo passi avanti, al di lò delle pie intenzioni di alcune persone di buona volontà e reciproche scuse dettole più, parrebbe, dallo convenienza «politico» che da un'ansia sincero di dialogo e di pace. Per il resto è e sarà silenzio post-morlem, rotto soltanto (e per fortuna) dall'urgenza di dare un senso a quello carità che il santo padre, nel messaggio scriHo in occasione della Giornata missionaria mond iale, ci ho ricordato essere l'onimo della missione. Puntuale, in questo senso, l'accenno o 8 ■ MC DICEMBRE 2006 La Chiesa nel mondo ----------------------------------------------------. suor Leonella faHo da Giulio Albonese sulle pagine di Avvenire, proprio in quell'occasione. Soppiomo, però, che le logiche puramente umane non piacciono o Dio e non nutrono lo missione. Pensiamo che il gesto di suor Leonella lascerò, anzi, stia giò lasciando un segno profondo nello terra somala, nel continente africano, nello vita dello chiesa e del mondo. Un segno di cui forse, oggi, non siamo in grado di intendere lo portala, che sfugge alle disamine degli analisti politici e trascende, sicuramente, Ionie nostre tavole rotonde sul dialogo interreligioso. E questo suor Leonella lo sapeva, in questa ha creduto. U n gesto inconsapevole quello di suor Leonello? No, certamente no. Inconsapevole forse del tempo e del luogo in cui il suo donarsi si sorebbe compiuto nello maniero più totale e perfetto, mo sicuramente cosciente del suo divenire, giorno dopo giorno, possibilità sempre presente in uno missione vissuto con dedizione, con quello «zelo apostolico» su cui tonto insistevo il bealo Giuseppe Allamono, fondatore delle missionarie e dei missionari dello Consolato. le testimonianze di ciò sono molteplici. Dai primi commenti delle consorelle che condividevono con Leonello I'opostoloto o Mogadiscio, olle voci di chi l'avevo conosciuto e che si sono via via aggiunte con il tempo, emerge lo figuro, gronde e bello, di una donna che si stavo preparando al martirio con un'esistenza «straordinariamente ordinoria». Tanto lavoro, al limite dell'umana sopportazione, mo anche vita comunitario vissuto con allegria, dove si mescolano armoniosamente gioia e spirito di servizio. Il martirio è, nel suo significato etimologico: «testimonianza». A tale testimonianza suor Leonello avevo ormai abituato le sue consorelle, i familiari (che sempre più raramente lo vedevano in Italia, troppo occupato com'ero o servire i suoi poveri) e, soprattutto, le persone con cui professionalmente entravo giorno dopo giorno in contatto. Ricorda suor Gina, anche lei infermiera e collega di suor Leonello in Kenya, di una notte in cui entrambe stavano assistendo uno giovane mamma, in punto di morte per un'emorragia posi porlo. Dopa aver fotto lutto il possibile, suor Leonello disse di toglierle una pinta di sangue e di darlo o quella donna, che si salvò. Decisione, prontezza, generosità e gronde fede, tuHe qualità nel bagaglio della buona missionaria. Ma il senso profondo della testimonianza di suor Leonello è incastonato come uno gemmo prezioso nel passo del vangelo di Marco, che lo liturgia proponeva lo domenica della suo morie e che suono, oggi, come uno profezia: «Chi : vorrò salvare lo proprio vita lo perderò; l ma chi perderò lo propria vita per cau- : so mia e del vangelo la salverò>. 1 Vivendo e lavorando nello Somalia di l oggi, Leonello e le sue consorelle sope- : vano che le parole dell'evangelista al vrebbero potuto prendere anche un seni so letterale. Era sufficiente pensare al 1 vescovo di tv\ogadiscio, mons. Colom- : ba, trucidato nel 1989 sullo scalinala

------------------------------------------------------ dello cattedrale della capitole somala, o padre Turati e olle dottoresse Graziella Fumagalli e Annoleno Tonelli • tutti barbaramente uccisi per il semplice fotto di testimoniare l'omore di Cristo • per rendersi conto che il vento dello violenza avrebbe potuto spazzare via oltre vite umane. Suor Marzio, compagna di missione di suor Leonello, alcuni anni fa, ero stato lei stesso rapito e poi liberato grazie· bisogno assolutamente dirlo • allo reazione civile e forte dello stessa gente di Mogadiscio. L o presenza, durante 16 anni di 1 guerra, delle nostre consorelle in So- : malia dovrebbe invitarci tutti o riflet- , tere sul senso del nostro fare missione, : che è chiomato o incarnarsi, oggi, on• I che e soprattutto in un sincero dialogo I interculturale e interreligioso, nonché l nello proclamazione dello giustizia e I dello pace in un mondo che soffre, pur- • troppo di sdoppiamento dello persona- I litò. Uno missione che non può fondarsi I sul do ut des, sul senso di reciprocità, , oggi tanto invocato in ambienti anche I ecclesiali, mo poco profetici. 1 Lo presenza si lenzioso delle suore in un mondo «altro», talvolta ostile, fotto di preghiera, lunghi silenzi e tonto lavoro in favore del prossimo, rivela al mondo che la scelta può essere differente ed è quella che nella storia dello chiesa avrò forse doto quantitativamente ~ chi frutti, ma spiritualmente le ho permesso di sopravvivere fra le , non poche tempeste della storia. I -~--J _____ ____________ _ Madre Gabriello Bono, superiore generale delle missionarie della Consolato, ho detto: «In questi anni il cammino di queste missionarie è stato scondito da un silenzioso martirio quotidiano intessuto d'omore... A livello personale ecome comunità, hanno detto il loro sì o Dio nel servizio quotidiano ai più poveri tra i somali e, recentemente, dando vita olla scuola per infermieri, come segno concreto di un futuro migliore per i giovani». Segni di speranza, dunque, in un contesto che tenderebbe, altrimenti, o uccidere il sogno di un futuro diverso, pacifico, in armonia. Dicono le consorelle che suor Leonella «presentisse» quasi quanto poi le è toccato subire il 17 di settembre. Non ero uno «normale» paura di morire, quella è una presenza costante per chi lavora in Somalia o in altri paesi dove lo guerra è di caso. Ero piuttosto come il sentire uno chiamato, un voler rispondere o uno vocazione «nello vocazione», o un altro servizio specifico che il Signore stavo per chiedere olla suo servo. D a questa «irragionevole» consapevolezza, frutto dello fede, nasce anche l'ultimo fiotto d i parole sgorgato dallo bocca di suor Leonella e di cui si è tanto parlato: quel triplice «perdono» pronunciato pochi istanti prima di morire. In queste ultime parole sto, o mio giudizio, il riassunto del martirio inteso come testimonianza totale e perseverante dello fede. Un perdono che, si è detto, ero offerto come ultimo dono ai suoi assalitori e che a me, invece, piace leggere in modo «globale», un perdono o 360 gradi. Diretto innanzitutto o se stesso perché solo in un vero santo (e i martiri lo sono) c'è la consapevolezza reale e non di maniera di essere sempre debitori nei confronti di Dio e del prossimo. Diretto ai suoi assalitori, sull'esempio di Gesù che dall'alto dello croce implora il perdono di Dio su coloro «che non sanno quello che fanno». Al perdono pronunciato e offerto do suor Leonello va aggiunto anche il sacrificio di Mohamed, lo guardia del corpo che ho perso lo vita nel vano tentativo di difenderla. Musulmano, padre di 1 quottro figli, un nome importante, che richiama lo stesso «profeto•, Mohamed, nello suo morte, è un segno di dialogo e quindi di pace. Questi gesti sono un sussurro di grazio che verrà portato do! vento del deserto e, contro tutte le ragioni di questo mondo e il parere di troppe cassandre, dorò i suoi frutti di bene... sarò così. Cari missionarie emissionari della Consolata, voglio unirmi a voi nel dolore per la scomparsa di suor Leonello Sgorbatl, barbaramente uccisa a Mogadiscio domenica 17 settembre. Non conoscevo personalmente suor Leonella, eneppure oggi, dopa aver letto tanti glomall che par1avano di lei, posso dire di conoscerla veramente; In fondo, certi «giganti»della carità non si finisce mai di conoscerli. Ma l'Idea che ml son fatta, nonostante un'esposizione mediatica sicuramente Interiore, è che suor Leonella potesse rappresentare per Il Kenya e la Somalia ciò che Madre Teresa di Calcutta rappresentava per l'India. La sera del 20 settembre, li Tg2 ha mandato In onda la registrazione di un'Intervista che suor Leonella aveva rilasciato alla Tv austriaca In cui diceva: «~ troppo tacile, troppo comodo non fidarsi degll altri... Dove non c'è fiducia non c'è amore, non c'è l'amore di Dio». Forse nel riportarne la frase non ho fatto giustizia alle parole esatte di suor Leonella, ma Il concetto èchiaro, Inequivocabile, straordinario. Spero che anche Missioni Consolata contribuisca ad approfondirlo, parlandoci ancora di questa testimone di solidarietà, dando anche parola a coloro che hanno avuto la fortuna di condividere con lei Il lavoro di evangelizzazione e promozione umana In f Kenya eSomalia. Ave Baldassarentl ---------------------

- ■ ITALIA ■■ ■ ■■ ·------------------------------------------------------------------------------------------------------------ I Nel 50°anniversario della morte di don Carlo Gnocchi «Sogno, dopo la guerra, di dedicarmi per sempre a un'opera di carità, quale che sia, omeglio, quale Dio me la vorrà indicare. Desidero e prego dal Signore una cosa sola: servire per tutta la vita i suoi poveri. Ecco la mia "carriera"». Così scriveva nel settembre 1942, il tenente cappellano degli alpini don Carlo Gnocchi. Sul fronte russo prende corpo la sua vocazione di «apostolo del dolore innocente» e «padre dei mutilatini». : e hi lo ha conosciuto conserva nella memoria l'immagine di : un asceta medievale:viso affi- : lato,occhi luminosi, labbra atteggia- : te aun sorriso triste,ma colmo di e- ' spressiva bontà; sacerdote fino in fondo e mai un bigotto, atotale servizio dell'umanità sofferen• te.Talvolta fu considerato un «prete scomodo», perché in quei tempi,quando tutti miravano al benessere per dimenticare gli orrori della guerra,egli scopriva il senso della vita proprio nel doloredel prossimo. ESPERIENZA BELLICA Terzogenito di Enrico,marmista e Clementina Pasta,sarta,Carlo Gnocchi nacque il 25 ottobre 1902 aSan Colombano al Lambro, presso Lodi. Orfano del padre a cinque anni,sl trasferl aMilano con la madre e I due fratelli,che di n a pocomorirono di tubercolosi. Seminarista alla scuola del card. Andrea Ferrari, fu ordinato sacerdote nel 1925 dal card.Tosi e celebrò la prima messa a Montesiro,dove trascorse lunghi periodi di convalescenza in casa di una zia.Nominato coadiutore della parrocchia di Cernusco sul Naviglio, l'anno seguente fu trasferito nella parrocchia di San Pietro In Sala,aMilano,come assistente dell'oratorio. Nel 1936 il card.Schuster lo nominòdirettore spirituale dell'Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole CriLa Rotonda di Inverigo, uno dei primi centri aperti da don Gnocchi.

MISSIONI CONSOLATA ■ ■■ ■■ ■ ------------------------------------------------------------------------------------------------------------ stiane,assistente spirituale degli universitari della Seconda legione di Milano e insegnante religioso all'Istituto tecnico commerciale Schiapparelll. Furono anni di studi intensi,in cui scrisse brevi saggi di pedagogia. Quando l'Italia entrò in guerra, nel 1940,molti studenti furono chiamati al fronte; per essere vicinoai suoi giovani anche nel pericolo,don Gnocchi si arruolò come cappellano volontario nel battaglìone alpino «Val Tagliamento», destinazione il fronte greco albanese. Dopo un breve Intervallo a Milano, nel 1942 il tenente cappellano fu inviato prima sul fronte russo con gli : alpini dellaTridentina. L'esperienza ' del conflitto, con tutti I suol orrori, lo segnò profondamente, facendogli scoprire la sua vocazione, il suo «sogno»o «carriera)) adifesa dei più deboli, come scriveva aun cugino nel settembre 1942. Nel gennaio 1943,durante la drammatica ritirata del contingente italiano e la tragica esperienza vissuta nella sacca di Nikolajewka, don Carlo si prodigò nell'assistenza agli alpini feriti emorenti, raccogliendone le ultimeparole, fotografie dei loro cari e indirizzi di casa, per poi visitare i familiari e portare loro un confortomorale e materiale. , Reduce dal fronte russo.don : Gnocchi rimase colpito dal disagio : In cui si trovavano tutti gli itallani,ci- : vili e militari. li bilancio di guerra era impressionante:circa 15 mila bambini mutìlati,dallo scoppio degli ordigni bellici.Attraverso contatti con la Croce Rossa, autorità militari, civili e religiose, li raccolse nell'Istituto dei grandi invalidi di Arosio (Como),di cui fu nominato direttore (1945). IL PRIMOMUTILATINO Una sera sull'imbrunire, mentre rientrava nella Casa di Arosio, trovò ad attenderlo una giovane donna, con in braccio un bambino di pochi annl,che gli disse tra le lacrime: «Non ho più nulla, sono sola al mondo.Èda due giorni che non mangiamo.Don Carlo, lo prenda lei il mio Paolo.la scongiuro».Cosl dicendo, depose il bimbo a terra e si volse come per andarsene,singhiozzando. Una foto storica di don Gnocchi con i suoi ragazzi. , Don Carlo Gnocchi, papà : dei mutilatini. I I Il bambino aveva la gamba destra amputata dall'esplosione di un ordigno bellico; non potendosi reggere, cominciò atrascinarsi penosamente, anch'egli piangendo eguardando lamamma.Don cario si inginocchiòaccanto al piccolo e lo abbracciòfissandolo con tenerezza, senza dire una parola, fino aquando madre efiglio cessarono di piangere.Si alzò stringendo al petto il piccolo mutilato che finalmente rispose con un tenue sorriso alla carezza del sacerdote.Anche la povera madre sorrise di riconoscenza. Quel bambino si chiamava Paolo Balducci;aveva otto anni;fu il primo mutilatino ricoverato tra gli orfani di Arosio. Per tutta la sera e parte della notte don Carlo non si allontanò da quel bambino che lo guardava egli si stringeva come se avesse trovato un nuovo padre,tanto buono da racchiudere in sé anche la tenerezza della madre. Cominciava cosi la «carriera>) di don Carlo Gnocchi, dando vita a un'opera che lo portò aguadagnare sul campo il titolo di «padre del mutilatlni)). «PRO INFANZIA MUTILATA» Occorreva, senza Indugio, informare la pubblica opinione.coinvolgere le persone di ogni ceto efar vedere i tristi effetti di una guerra fratricida, dimostrare la necessità di riparare all'ingiusta sorte abbattutasi ciecamente sopra inermi e innocenti fanciulli. Fiducioso in Dio enella bontà degli uomini.donGnocchi costituì associazioni di sostegno e non diede più pace a conoscenti e a quanti potevano contribuire alla raccolta di denaro, indumenti e materiale per i suoi mutllatinl. Ben presto la struttura di Arosio divenne insufficiente ad accogliere i piccoli ospiti, le cui richieste di ammissione giungevano da tutta Italia. La Provvidenza gli venne incontro, nel 1947,con la concessione in affit- ►---------------------------------------------------------------------------------------------· MC DICEMBRE 2006 ■ TI

-■ ITALIA Il ■ ■ ■ ■ ■ ■ ------------------------------------------------------------------------ ----------------------------------- CON GLI ALPINI IN RUSSIA «Passe ultimo e frettolòso un giovane ufficiale. Riconosce il cappellano. - Ciao, hai il Signore? gli dice sottovoce. - Si. - Dammelo da baciare. Un balenio metallico della piccola teca tratta di sotto la dMsa; un bacio intenso e poi via animosamente. Ricomincia il colloquio e il cammino a due. Il cappellano parla al suo grande compagno•.• e quando la domanda si fa più pressante, la gioia più intensa, il dolore più fondo, la mano corre istihtìvamente alla piccola teca che racchiude il Cristo. Cosi vai e non sai bene sé sia Egli che ti porta o tu che porti Lui... Quando nelle notti passate all'addìaccio, immense a rotte dagli incubi, hai la fortuna di portare Cristo, Egli ti si addormenta leggermente sul cuoreit. (da Cristo con gli alplm) to, per una cifra simbolica, di una grande casa aCassanoMagnago (Varese). Tra le innumerevoli difficoltà organizzativee gestionali che tale iniziativa comportava,don Carlo provò anche l'amarezza del rifiuto, l'incomprensione e la critica importuna di qualche sedicente amico.Tuttavia, tali tribolazioni furono compensate dal riconoscimento delle autorità governative: i ministeri degli Interni e della Pubblica Istruzione gli assicurarono appoggio e fondi. Per meglio coordinare gli interventi assistenziali verso le piccole vittime della guerra,don Gnocchi fondò la «Federazione pro Infanzia mutilata», giuridicamente riconosciuta dal presidentedella repubblica luigi Einaudi,con decreto del 26 marzo 1949.Lo stesso anno, il capo del Governo,Alcide De Gasperi,promosse don Gnocchi consulente della Presidenza del Consiglio per i problemi dei mutilati di guerra. Graziealle sue insistenti richieste al governoe adonazioni spontanee, don Gnocchi ottenne l'assegnazione dei vari edifici pubblici e privati in cui aprl nuovi collegi: nel 1949aParma e Pessano (Milano); nel 1950a Torino,Roma, Salerno e Inverigo (Como); nel 1951 aPozzolatico (Firenze) e Passo dei Giovi (Genova). I collegi di Pessanoe Passo dei Giovi furono riservati alle ragazze mutilate;mentre quello di Inverigo ospitò anche bambini mulatti, nati in Italia da donne bianche e soldati alleati di colore.Epoiché per questi «figli del sole» lo stato non riconosceva rette di ricovero (non avendo una figura giuridica dal punto di vista burocratico, per la loro situazione anagrafica spesso confusa), don Gnocchi lanciò il «madrinato dei mulattini»: le adesioni arrivaronoda tutta l'ltalia,con concreti risultati educativi, pedagogici e professionali. Per attirare l'attenzione dell'Italia e del mondo intero sull'opera umanitaria da lui fondata,donGnocchi lanciò una iniziativa clamorosa: la Cappellano militare al fronre greco. traversata dell'Atlantico di un piccolo aereo da turismo, battezzato «L'angelo dei bimbi». 111 9 gennaio 1949,dopo 15.800 chilometri e 76 ore di viaggio, il monomotore atterrò aBuenos Aires, tra il tripudio della gente. La risonanza dell'impresa fu tale che,dagli Usa al Sudafrica, tramite le nostre rappresentanze di - plomatiche vennero sottoscritte oblazioni tra i connazionali residenti all'estero: i 15 mila mutilatini potevano contare sull'affettuoso appoggio di tutti gli italiani nel mondo. Lo stato assisteva allora,con una Parma: centro pilota per la riabilitazione dei mutilatini epoi dei poliomielitici. ·----------------------------------------------------------------------------------------------,· 12 ■ MC DICEMBRE 2006

MISSIONI CONSOLATA modesta retta giornaliera.solamente ragazzi le cui mutilazioni erano causateda incidenti bellici.Ma don GnocchI, fin dall'inizio, accolse anche i mutilati civili e, quando aveva posto f! mezzi,accettava anche i poliomielitici.«Lostato dà in buona • partee naturalmente gli chiederemo di più - soleva dire -,ma non dobbiamo cessare di invitare la gente aoffrire spontaneamente ea scomodare I ricchi affinché aiutino i nostri poveri bisognosi». Il suo amore verso «il dolore innocente» non aveva confini:donGnocchi riuscl a interessare i governanti dei vari stati, che Inviarono loro esperti in Italia a visitare i collegi della ProJuventute:nasceva cosl la «Federazione europea della giovinezza mutilata di guerra», costituita dalla presenza di 200mila mutilatini che, per !"occasione, si riunirono a Roma ricevuti da papa Pio Xli. Durante le vacanze estive del 1953, il collegio di Santa Maria ai Colli di Torino ospitò gruppi di mutilatini provenienti dal Belgio, Danimarca, Francia,Germania,Grecia, Inghilterra eOlanda.Don Carlo passava giornate intere aorganizzare gare sportive, passeggiate,visite alla città emomenti di scambio culturale,creando un clima di fraternità tra questi giovani, i cui genitori si erano trovati di fronte come nemici sui campi di battaglia. «PROJUVENTUTE» Con l'aumentare di oblazioni e lasciti,si rendeva necessario una diversa organizzazionedell'opera per facilitare le pratiche inerenti al movi- • mento burocratico eamministrativo.lnoltre,prevedendo che con il , passaredegli anni si sarebbe esaurito l'afflusso dei mutilatlni, nel 1951 donGnocchi sciolse la Federazione Pro Infanzia Mutilata e creò la Fondazione Pro Juventute,entemorale assistenziale, con personalità giuridica, riconosciuto con Decreto presidenziale 1'11 febbraio 1952.In queSopra, assistenza degli anziani nella Fondazione don Gnocchi. Sotto, Sanra Maria Nascente, presso San Siro, «Centro pilota per poliomielitici», riconosciuto nel 1991 come Istituto di Ricovero eCura a Carattere Scientifico (lrccs). ■ ■■ ■■■ sto modo la sua opera poteva perpetuarsi,con l'assistenza ai bambini colpiti da altre disabilità motorie. Di fatto, vinta ormai la battaglia per i piccoli mutilati di guerra, il complesso assistenziale della Pro Juventute si orientava verso il problema più pesante cheaffliggeva l'infanzia sofferente dell'ltalìa di quegli anni: la poliomielite. «La vocazione imperiosa dei poliomielitici è diventata ossessione - scriveva donGnocchi -.Ho sentito che assolutamente, urgentemente, il Signore vuole questa opera;ebbi in taluni momenti l'impressionedi un comando,di una pressione quasi fisica». RIABILITAZIONE INTEGRALE Fra tutti gli istituti fondati da don Gnocchi, quello di Parma divenne un centro-pilota, prima per la riabilitazione dei mutilatini, poi per i poliomielitici. Da qui passavano tutti gli aspiranti al ricovero nei vari collegi della ProJuventute:qui i minori venivano esaminati dal medici,che ne giudicavano le condizioni ene consigliavano Il trattamentodaeffettuare. In caso di necessità di intervento operatorio essi venivano trattenuti, operati eforniti di presldi • ortopedici edestinati ai collegi di provenienza e indirizzati al tipi di scuola o attività professlonalì più Idonee. Nei casi In cui si presentava la necessità di ripetuti interventi chirurgici euna continua assistenza proteslco-sanitaria,gll assistiti venivano trattenuti nel collegio dello stesso centro, garantendo loro l'assistenza scolastica eprofessionale. Dal momento che per molti dei ricoverati,gravementecolpiti da po- ------------------------------------------------------------------------------------------------ MC DICEMBRE 2006 ■ 13

1- ■ ITALIA ■■ ■ ■■ ·----------------------------------------- ------ ------- ------------------------------------------------------ : liomielite, era impossibile recarsi alle : scuole pubbliche, furono inserite al- : l'interno dell'istituto alcune sezioni delle scuole statali (elementari,corsi di ragioneria,awiamento tecnico e commerciale), affidatead insegnanti governativi di ruolo. Anche negli altri centri, sotto la poderosa organizzazione professionale ProJuventute sorgevano e si ingrandivanoscuole,officine e laboratori da cui uscivano impiegati, meccanici, falegnami, tecnici ortopedici, radiotecnici, tipografi, tecnici agricoli, ceramisti, sarti e calzolai. Il concetto di riabilitazione, infatti, era al centro del pensiero di don Carlo e dell'organizzazione dei collegi della Pro Juventute. «Se bisogna ricostruire - diceva - la prima e più importante di tutte le ricostruzioni è EDUCATORE ESCRITTORE Una qualité dì donGnocchi,meno conosciuta, ma non meno significativa, è quella di scritt.ore. Un volume di quasi 800 pagine, «Gli scritti», curat.o dalla Fondazione e pubblicato da Edizioni Ancora, contiene 11 opere da lui composte tra il 1934 e il 1958 e dove affronta tematiche educative: «Restsurazione della ps~ sona umans», «Direzione spirituale nella prepsrszione dei g~ vani alla famiglia»; «Pedagogia del dolore innocente». Famose sono pure le pagine di <eCristo con 9/i alpini», legataalla sua espertenza dj cappellano mHitare in Russia. Part.icolarmente significativo è lo scritto intit.olato <eEc/ucszione del cuore», pubblicato nel 1937, in un tempo in cui il regime fascista eivocava a sé il diritto dì educare i giovanissimi; con questo manuale dell'educatore don Gnocchi «contrastò» tale pretesa, sost.enendo che «tale compito di amorosa sorveglianza e sapiente indirizzo spetta prima di totto ai genit.ori». Con quest'opera, olb-e alla propria esperienza di educatore. don Gnocchi valorizza i migliori studi dell'epoca in campo della psicologia, pedagogia e sociokr gia, ma ricorrendo pure 99li insegnamenti di sant'Agostino, Francesco di Sales e Manzoni. quella dell'uomo.Bisogna ridare agli uomini una meta ragionevole di vita, una ferma volontà per conseguirla e una chiara norma di moralità. Bisogna rifare l'uomo.Senza questo è fatica inutile ed effimera quella di ricostruirgli una casa. Né basterà ridare all'uomo la elementare possibilità di pensare e di volere, senza la quale non c'è vita veramente umana,ma bisognerà restituirgli anche la dignità, la dolcezza e la varietà del vivere, voglio dire quel rispetto della personalità individuale e quella possibilità di esplicare completamente il potenzialedella propria ricchezza personale». Il suo progetto di rieducazione integrale dell'individuo, in un percorso che armonizza prevenzione e riabilitazione, ponendoal centro del processo terapeutico la persona umana,con le sue potenzialità e peculiarità, costituiva la novità esciusiva e la straordinaria modernità della Pro Juventute, tanto più se si considera che si collocava in anni in cui le discipline riabilìtative stavanomuovendo i loro primi e timidi passi. Nel 1955don Carlo lanciò la sua ultima grandesfida:costruire un moderno centro che costituisse la sintesi della sua metodologia riabilitativa. Nel settembre dello stesso anno,alla presenza del presidente Giovanni Gronchi, fu posata la prima pietra della nuova struttura, nei pressi dello stadio San Siro aMilano. ULTIMO DONO...PROFETICO Purtroppodon Carlo non riuscl a vedere la realizzazione di quell'opera. All'inizio del 1956fu ricoverato alla clinica Columbus di Milano, dove si spense il 28 febbraio,all'età di 54 anni. Nei momenti di ripresa,che si alternavano a crisi di agonia, don Carlo continuò a raccomandare ai suoi eredi di prendersi cura della sua «baracca»:cosl definiva la sua opera. Poco prima di morire, don Carlo chiamò al suo capezzale il prof.Cesare Galeazzi, noto oculista e suo amico, e gli disse: <<Forse mi restano poche ore.Sono povero: nel mio caso un testamento farebbe sorridere, ma mi restano gli occhi da donare. Tu devi promettermi che farai tutto il possibile perché lemie pupille rimangano in eredità aqualcuno dei miei mutilatini che non vedono». Fu il suo ultimo gesto profetico, che sfidava la legge dello stato,che allora non consentiva simili interventi, e Il magistero della chiesa,che La Fondazione don Gnocchi in Asia, con i mutilati delle guerre di oggi. --------------------------------------------------------------------------------------------- 14 ■ MC DICEMBRE 2006

MISSIONI CONSOLATA ■ ■■ ■■ ■ ------------ ------------------------ ------------------------------------------------------- -----------------· non aveva ancora espresso un parere definitivo sulla questione della donazione degli organi. Tale richiesta provocò profonda angoscia nell'animo del prof.Galeazzi; ma ci pensò don Carlo a fugare ogni esitazione e il duplice tra- • pianto delle cornee su Silvio Colagrande e Amabile Battistello riuscl perfettamente. Lagenerosità di don Gnocchi e il successo dell'operazione ebbero un enorme impatto sull'opinionepubblica e impressero un'accelerazione del dibattito:nel giro di poche settimane il governo varò una legge adhoc. L'ESTREMO SALUTO L'estremo saluto di Milano adon Gnocchi si trasformò in un'apoteosi grandiosa per partecipazione e commozione: una moltitudine dei suoi mutilatlni, venuti dagli 8 collegi della ProJuventute,quattro alpini a sorreggere la bara, altri a portare sulle spalle i piccoli mutilatini in lacrime; poi la commozione degli amici e conoscenti; 100 mila persone a gremire il Duomo e la plazza;l'intera città di Milano listata a lutto.Cosl il 1 ° marzo 1956 l'arcivescovoMontini, , poi papa Paolo vi.celebrava i funerali di don Carlo. Tutti i testimoni ricordano che correva per la cattedrale una specie di parola d'ordine: <<Era un santo;è morto un santo».Durante il rito, fu portato al microfono un bambino. Disse: «Prima ti dicevo:ciao don Carlo.Adesso ti dico:ciao,san Carlo».Ci fu un'ovazione. Nel 1986,30 anni dopo la morte di Alcuni disabili della Fondazione don Gnocchi in Africa. don Gnocchi,il card.Carlo Maria Martini istitul il processo di beatificazione. La fase diocesana,awiata nel 1987,si è conclusa nel 1991.Ora è tutto in mano alla congregazione delle Causedei Santi, a Roma. li 20 dicembre 2002 il papa lo ha dichiarato venerabile. DON CARLO VIVE Oggi il carisma di don Gnocchi vive nei 28centri attivi in 9 regioni d'Italia e in centinaia di poliambulatori e centri minori disseminati in tutta la penisola,dove si continua ad operare con estrema competenza nel recupero fisico e psicofisico di quanti vi accedono. I rimedi sperimentali per lenire la sofferenza sono nel contempo causa ed effetto della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica, inducendo una sorta di circuito virtuoso di azione e pensiero.lnoltre, la Fondazione don Gnocchi.diventata onlus dal 1998,ha dilatato le sue attività per rispondere a tutte le patologie invalidanti che colpiscono persone di ogni età.compresi anziani, malati oncologici terminali e persone in stato vegetativo persistente. In questi ultimi anni la Fondazione, dal 2001 riconosciuta Organizzazione non governativa, ha assunto dimensioni internazionali, partecipando a programmi di ricerca in collaborazione con organismi, e promuovendo progetti nei paesi in via di sviluppo. ■ SCHEDA BIOGRAFICA 1902: nasce il 25 ottobre a San Colombano al Lambro (Milano). 1907: il padre muore di silicosi. 1908-1915: la famiglia si trasferisce a Milano, poi a Montasiro. I due fratelli muoiono di tubercolosi. 1915-1925: studia nel seminario m.- nore II Seveso, in quello liceale a Monza e quello teologico a Milano. 1925: è ordinato sacerdote e coadiutore nella parrocchia di Cernusco eul Naviglio. 1928: è trasferito nella parrocchia milanese di San Pietro in Sala, ne curerà l'oratorio fino al 1036. 1933: è cappellano della Legione universitaria fascista di Milano. 1934: pubblica Andets e insegnate. 1936: è padre spirituale dell'istituto «Gonzaga» dei Fratelli delle scuola cristiane. 1937: pubblica Educazione del cuore. 1939: muore la mamma. 1940: è cappellano militarevolontario con gli alpini della «Val Tagliamento» in Grecia, Albania, Montenegro. 1941 : torna al «Gonzaga». 1942: 28 maggio, parte per il fronte russo con gli alpini, divisione della «Tridentina». 1943: in maggio è in Italia; aiuta politici e partigiani a fuggire in Svizzera. Pubblica Cristo con gli alpini. 1944: 17 ottobre, è arrestato dalle SS e rinchiuso a San Vtttore; uscirà 1 O giomi dopo, per un deciso intervento del card. Schuster. 1945: è nominato assistente ecch~ siastico dell'Università cattolica. L'8 dicembre accoglie i primi mut.ilatini e orfani nella ville di Arosio (Como), donata dal sanatore Barletti. 1946: esce il volume Restaurazione della persona umana. 1947: fonda la casa di Cassano Magnago (Varese). 1948: il 12 ottobre nasce la «Pro Infanzia Mutilata». 1949: 26 marzo, riconoscimento giuridico dell'opera, che sl chiamerà «Fondazione Pro Infanzia mutilata». Nascono i collegi di Inverigo (Como) e Parma. 1950: sorgono i collegi di Roma, Pessano (Brianza), Salerno, Passo dei Giovi (Genova) e Torino. 1952: I collegi divengono «Centri medico-sociali» e l'opera prende il nome di «Pro Juventute». 1954: inaugurazione del Centro nazionale di fisiologia del Foro Italico (Roma) e dall'Istituto di Pouolatlco (FI). 1955: 11 settembre, posa della prima pietra dall'Istituto pilota di Milano. 1956: in gennaio gli viene diagnosticato un tumore maligno allo stomaco. Ricoverato nella clinica milanese «Columbus», muore il 28 febbraio. Trapianto delle cornee su 2 mutilatini. 111 ° marzo, durante il funerale viene distribuito il testamento: Pedagogia del dolore innocente, pubblicato postumo. ·----------------------------------------------------------------------------------------------· MC DICEMBRE 2006 ■ 15

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