A360GRADI T re mesi sono ormoi trascorsi da quella domenica 17 seHembre, in cui, a Mogadiscio, cinque spari esplosi da mano assassina uccisero suor Leonella Sgorbati, missionario della Consolata. Una religiosa che aveva conquistato la simpatia di tutti, con quel suo faccione paffuto, il sorriso sereno ben stampato sul volto e, sopraHuHo, la forza della sua missione: incarnazione quotidiana, silenziosa e nascosta dell'omore di Dio per gli ultimi. Insieme olle sue consorelle, Leonello avevo «scelto» la Somalia o, per meglio dire, avevo seguilo con fede le tracce di Cristo che le indicavano di allargare anche o quel paese il suo terreno di opostolato. Dopo gli studi in Ital ia e Inghilterra si era fermalo a lavorare in Kenya, regione in cui aveva servito per molti onni, anche come superiora regio- ' noie dello suo comunità, e a cui di faHo appartenevo. Sei mesi all'anno, però, avevo scelto di passarli a tv\ogadiscio, dove coordinavo un corso per infermieri all'interno dell'ospedale gestito da~ l'Ong austriaca, Sos Kinderdorf. Oggi, Ire mesi dopa quegli spari, possiamo umanamente chiederci coso cambierò in Somalia e nel mondo dopo lo morte di suor Leonella? Si, possiamo, ben sopendo che la domanda, seppur nasconda uno sua logico carico di utopia, lascia alquanto il tempo che trova e che la risposta non può essere che lo seguente: poco... o nulla. La Somalia sto continuando o vivere uno situazione di crisi interna e internazionale che il tragico fatto di settembre non ho sicuramente scalfito . Neppure le relazioni (dialogo?) fra islam e cristianità hanno faHo passi avanti, al di lò delle pie intenzioni di alcune persone di buona volontà e reciproche scuse dettole più, parrebbe, dallo convenienza «politico» che da un'ansia sincero di dialogo e di pace. Per il resto è e sarà silenzio post-morlem, rotto soltanto (e per fortuna) dall'urgenza di dare un senso a quello carità che il santo padre, nel messaggio scriHo in occasione della Giornata missionaria mond iale, ci ho ricordato essere l'onimo della missione. Puntuale, in questo senso, l'accenno o 8 ■ MC DICEMBRE 2006 La Chiesa nel mondo ----------------------------------------------------. suor Leonella faHo da Giulio Albonese sulle pagine di Avvenire, proprio in quell'occasione. Soppiomo, però, che le logiche puramente umane non piacciono o Dio e non nutrono lo missione. Pensiamo che il gesto di suor Leonella lascerò, anzi, stia giò lasciando un segno profondo nello terra somala, nel continente africano, nello vita dello chiesa e del mondo. Un segno di cui forse, oggi, non siamo in grado di intendere lo portala, che sfugge alle disamine degli analisti politici e trascende, sicuramente, Ionie nostre tavole rotonde sul dialogo interreligioso. E questo suor Leonella lo sapeva, in questa ha creduto. U n gesto inconsapevole quello di suor Leonello? No, certamente no. Inconsapevole forse del tempo e del luogo in cui il suo donarsi si sorebbe compiuto nello maniero più totale e perfetto, mo sicuramente cosciente del suo divenire, giorno dopo giorno, possibilità sempre presente in uno missione vissuto con dedizione, con quello «zelo apostolico» su cui tonto insistevo il bealo Giuseppe Allamono, fondatore delle missionarie e dei missionari dello Consolato. le testimonianze di ciò sono molteplici. Dai primi commenti delle consorelle che condividevono con Leonello I'opostoloto o Mogadiscio, olle voci di chi l'avevo conosciuto e che si sono via via aggiunte con il tempo, emerge lo figuro, gronde e bello, di una donna che si stavo preparando al martirio con un'esistenza «straordinariamente ordinoria». Tanto lavoro, al limite dell'umana sopportazione, mo anche vita comunitario vissuto con allegria, dove si mescolano armoniosamente gioia e spirito di servizio. Il martirio è, nel suo significato etimologico: «testimonianza». A tale testimonianza suor Leonello avevo ormai abituato le sue consorelle, i familiari (che sempre più raramente lo vedevano in Italia, troppo occupato com'ero o servire i suoi poveri) e, soprattutto, le persone con cui professionalmente entravo giorno dopo giorno in contatto. Ricorda suor Gina, anche lei infermiera e collega di suor Leonello in Kenya, di una notte in cui entrambe stavano assistendo uno giovane mamma, in punto di morte per un'emorragia posi porlo. Dopa aver fotto lutto il possibile, suor Leonello disse di toglierle una pinta di sangue e di darlo o quella donna, che si salvò. Decisione, prontezza, generosità e gronde fede, tuHe qualità nel bagaglio della buona missionaria. Ma il senso profondo della testimonianza di suor Leonello è incastonato come uno gemmo prezioso nel passo del vangelo di Marco, che lo liturgia proponeva lo domenica della suo morie e che suono, oggi, come uno profezia: «Chi : vorrò salvare lo proprio vita lo perderò; l ma chi perderò lo propria vita per cau- : so mia e del vangelo la salverò>. 1 Vivendo e lavorando nello Somalia di l oggi, Leonello e le sue consorelle sope- : vano che le parole dell'evangelista al vrebbero potuto prendere anche un seni so letterale. Era sufficiente pensare al 1 vescovo di tv\ogadiscio, mons. Colom- : ba, trucidato nel 1989 sullo scalinala
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