tamenti dì laboratorio: basta l'esperienza degli operatori sanitari nella zona dove la malattia è presente. La terapia si basa su antibiotici, sulla chirurgia per rimuovere il tessuto distrutto dall'infezione e riparare le lesioni della pelle e le deformità, su ulteriori interventi per ridurre o prevenire l'insorgenza di disabilità legate agli esiti cicatriziali delle ulcere. Molti pazienti nei paesi poveri arrivano alla diagnosi e al trattamento troppo tardi, quando la malattia è in stadio avanzato. Di conseguenza, il suo impatto sulle poche strutture sanitarie presenti nei paesi in cui l'ulcera di Buruli è presente, è enorme dal punto di vista dei costi. Spesso sono necessari ricoveri in ospedale di oltre tre mesi, con conseguente mancanza di produttività, quando si tratta di pazienti adulti e capi famiglia, o interruzione degli studi nel caso dei più piccoli. Vi è inoltre il carico dovuto alle disabilità permanenti, che richiedono cure anche dopo l'intervento e fisioterapia e limitano le possibilità di lavoro dei pazienti. UN SALTO NEL PASSATO La prima segnalazione dell'ihfezione risale al 1897. In Uganda, e più precisamente a Kampala, il medico britannico Albert Cook descrive lesioni della pelle compatibili con la diagnosi di quella che, un cinquantennio dopo, ha preso il nome di ulcera di Buruli. Bisognerà aspettare infatti fino al 1948 per avere una descrizione più precisa delrinfezione e del responsabile, il Mycobaderium ulcerans. Il merito di questa identificazione è attribuito a Peter MacCallum, che con un gruppo di colleghi ha descritto la malattia in sei pazienti australiani, di una zona vicina a Melbourne. Ma il nome Buruli, con cui viene comunemente conosciuta, arriverà solo negli anni '60, periodo in cui si sono verificati numerosi casi in Uganda, in una regione chiamata appunto Buruli. Dagli anni '80 rulcera di Buruli è stata segnalata in diverse parti del mondo, anche se in modo particolare nell'Africa occidentale. Attualmente sono 30 i paesi ove viene segnalata la presenza della malattia. NON SOLO AFRICA I casi di ulcera di Buruli si trovano in 30 paesi in tutto il mondo, soprattutto nelle zone tropicali e subtropicali: Americhe, Africa, Asia e Pacifico occidentale. A partire dal 1978, in Costa d'Avorio sono stati segnalati 22 mila casi, mentre in Benin 5. 700 dal 1989 e in Ghana oltre 10 mila dal 1993. Ma anche in Australia e Papua Nuova Guinea ogni anno vengono segnalati 30 casi. Vi sono poi diverse segnalazioni in Camerun, Guyana Francesce, Gabon, Sudan, Togo, Uganda. Pure in Cina la malattia è presente, anche se non se ne conosce la diffusione. Infine, segnalazioni più recenti vengono anche dal Brasile, nelle zone confinanti con la Guyana Francese. L'Organizzazione mondiale della sanità ricorda tuttavia come non sia nota la reale distribuzione geografica e la sua diffusione. Questo perché folcera di Buruli è poco conosciuta, da parte sia degli operatori sanitari sia delle popolazioni, e questo porta a una minore segnalazione di casi rispetto alla realtà. Inoltre, nei paesi poveri ove l'infezione è più diffusa, le persone vivono in aree rurali, isolate, con pochi contatti con i centri sanitari. Infine, la malattia si può presentare con sintomi variabili, che possono trarre in inganno e far pensare ad altre malattie (ulcere tropicali, leishmaniosi, oncocerchiasi, micosi cutanee), e in alcuni paesi non è necessaria la segnalazione dei casi, una volta fatta la diagnosi. Tutto questo contribuisce a lasciare incertezza sul dove e quanto sia diffusa. ALLA LUCE DOPO UN LUNGO SILENZIO La storia di questa malattia tropicale è di lunga data, ma l'attenzione intorho all'infezione e alle sue conseguenze è arrivata solo in tempi recenti. Nel 1997 l'allora direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Hiroshi Nakajima, dopo aver visto gli effetti devastanti dell'ulcera di Buruli sulla pelle di pazienti in Costa d'Avorio, ha annunciato l'org,mizzazione di sforzi internazionali per contrastare l'infezione. l'.anno successivo è nata l'iniziativa globale contro l'ulceradi Buruli (Global Buruli U/cer lnitiative, Gbui) ed è stata organizzata la prima conferenza internazionale dedicata al controllo e alla ricerca sulla malattia. Lo scopo della Gbui, cui partecipano oltre 40 organizzazioni non governative, istituti di ricerca e fondazioni, è coordinare gli sforzi nel campo della ricerca e del controllo dell'ulcera di Buruli. Due suore insegnano a prevenire ecombattere l'ulcera di Buruli. Infine, nel 2004, nell'ambito dell'Assemblea mondiale della sanità (World Health Assembly), la malattia è stata oggetto di una risoluzione che richiede, oltre a maggiore sorveglianza e controllo, una intensificazione delle ricerche per sviluppare strumenti di diagnosi, trattamento e prevenzione. Qualcosa si muove dunque, rispetto al silenzio del passato, e apre la porta alla speranza di nuove conoscenze e possibilità per curare la malattia e contrastarne la diffusione. FoNn • Cenlers Co, disease con1 rol and prevenlion: www.cdc.gov/ ncidod/dbmd/ diseaseinfo/buruliulcer_L.htm Johnson PDR et al. Buruli Ulcer (M. Ulcer.ms lnfection): new insights, new hope for disease contro!. PLoS Medicine 2005; 2: 282-6 (www.plosmedicìne.org) • Noma and Buruli Ulcer. 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