Missioni Consolata - Dicembre 2006

MISSIONI CONSOLATA ■ ■ ■■ ■■ ------------------------------ --- ------------------------- ----------------- ---------------- ---------------- : spezioni dell'Aiea ai suoi impianti nu- l cleari.11 Brasile ha realizzato quanto : sta cercando di fare l'Iran,ma gli Stati : Uniti non gli hanno chiesto di sman- : tellare il suo programma nuclearee : non lo hanno neppure criticato per la : sua riluttanza ad aprire le porte agli i- : spettori Alea. : Gli Usa non hannomostrato nei : confronti del programma nucleare : del Brasile l'ostilità riservata all'Iran in : quantose il primo è loro alleato strategico nel continente sudamericano nel ruolo di moderatore del Venezuela del bolivarista Chavez, il secondoè loro inconciliabile antagonista nella fascia strategica del Rimland (fascia marittima e costiera, ndr) eurasiatico. Mentrestigmatizza il programma nucleare di Teheran,Washington, senza preoccuparsi delle critiche generalizzate alla sua politica dei «due pesi, duemisure»,continua a stanziare 27 miliardi di dollari l'anno per conservare ecostruire nuove armi nucleari (in piena trasgressione delTnp che impone agli stati nucleari il disarmo progressivo) e prepara nuovi piani per l'impiego delle stesse. «Sì» alle sanzioni {ma non per tutti) Bisogna ricordare, inoltre,che con le loro sanzioni gli Stati Uniti ostacolano lo sviluppo dei progetti iraniani nel settore del gas e petrolio. Gli Usa con l'IranNon-Proliferation Actdel 2000 (firmato da Clinton) impongono sanzioni agli individui e alle società che aiutano i programmi iraniani per la costruzione di armi di distruzione di massa,ma colpiscono anche quellesocietà che investono nel settore energetico in Iran. In questo modo, le capacità estrattive rimangonomodestedeterminando minori introiti.Equindi l'economia va in crisi,aumentano i poveri delle grandi metropoli comeTeheran, quellemasse delle grandi periferie sensibili ai proclami populisti e nazionalistici che hanno determinato la vittoria di Ahmadinejad.lnfatti,egli ha ottenuto i loro voti in cambio di grandi promesse di ridistribuzione del reddito e di un miglioramento delle condizioni economiche.Nessuno di questi impegni è stato fino a ora tradotto nei fatti.Anzi, nel bilancio di quest'anno - 1385 dell'Egira secondo il calendario persiano - che si concluderà il 20 marzo 2007, l'inflazione sta viaggiando, secondo lestime degli osservatori più ottimisti, intorno al 45 per cento, 15 punti in più di quanto aveva pianificato il governo.Che non entrerà comunque in crisi poiché da quandogli Usa continuanoad esercitare la pressione sull'Iran, inevitabilmente si rafforza il blocco conservatore che ha vinto le elezioni egoverna i I paese.Non credo che cosl agendo si possa esportare la democrazia in MedioOriente come predica il presidente Bush.Molto più realistiche leconclusioni dello studioso statunitenseJohn Mearsheimer quando sostiene che loscopodella politica di non proliferazione non è affatto quello di scongiurare , possibili pericoli nucleari, «ma di prevenire tutto ciò che può limitare la libertà d'azione degli Stati Uniti nei loro rapporti con gli altri paesi:perché unostato dotato di armi nucleari diventa inattaccabile». Dopotutto l'Iran per molti versi inattaccabile già lo èanche senza l'atomica, se si tiene conto che è un paese con una fotte tradizione di nazionalismo eche è una delle più anti- ' che nazioni del mondo. Resta comunque il fatto che il diritto dell'Iran ad avere il nucleare civile costituisce un collante universale.1190 per cento degli iraniani,di destra o di centro (o della sinistra, ridotta però alla clandestinità), laici o religiosi, fìlostatunitensi o filo Hamas non tollerano un'imposizione dall'esterno.Su questo non c'è ombra di dubbio. Infatti in tutti questi mesi di affannose trattative l'Iran non ha ceduto di un millimetro,e il presidente non manca occasione per ribadire che mai Teheran fermerà il proprio programma nucleare.anche in presenza di sanzioni. Quindi ben si comprende perché gli ayatollah al vertice del «Supremo Consiglio nazionale di sicurezza», l'organismo che, tra le altre cose, gestisce e negozia appunto la politica nucleare di Teheran abbiano nominato come negoziatore il filosofo ematematicoMohammad Ali Ardashir Larijani. Larijani appartiene a una famiglia di religiosi di alto rango (con il padre e Il suocero,entrambi ayatollah),di cui ha acquisito lo stile,anche formale: la giacca di buon taglio, i capelli in piega, la compostezza sobria e disciplinata, i toni pacati.Non ha insomma l'aspetto trasandato e non usa le frasi terremotanti del presidenMolti iraniani all'entrata della moscheadiMasjed-eJamè, aKerman. te Ahmadinejad.Èperciò uomodi fiducia del regime come pochi altri. La guida suprema Khamenei non puòche esserne soddisfatto.11 fatto che l'abbia scelto per negoziare il nucleare iraniano è l'ennesima riprova di quanto sia oculata la strategia degli ayatollah al potere in Iran.Seci si ostina a ignorarla o a negarla.come fanno i neocon statunitensi e i loro simpatizzanti europei, ben difficilmente si raggiungerà la pace in Medio Oriente. ■ (') GiornaJista e scrittore, VINCENZO MADDALONI è stato capo della reda• zione romana del settimanale Famiglia Cristiana. È stato corri· spondente da Varsavia negli anni di Lech WaJesa e Wojcleb Jaruzelski e da Mosca durante l'era di Mikhall Gorbacev. Come inviato speciale è stato a Pechino, Kabul, Teheran~ Santiago del Cile, Il Cairo, Berlino. E autore di diversi saggi tra cui: Memorie del vescovo Lukà. La reti• giosità nell'Urss; La rlvohnlone di Allende; Noi (operai Italiani) e Solldarnosc (che vinse il premio Federico Motta); La Polonia, i polacchi (che si aggiudicò il premio Catullo). L'ultimo lavoro, scritto in collaborazione con l'iraniano Amir Modini, è •L'atomica degli ayatollah•, Nutrimenti, Roma 2006 (ne parliamo a pagina 50). ·--------------------------------------------------------------------------------------------- MC DICEMBRE 2006 ■ 53

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=