MISSIONI CONSOLATA Teheran e Mosca: l'alleanza del gas : Quando ametà gennaio 2006 : Teheran annuncia di voler riaprire le • centrali nucleari, riprendono asuonare i tamburi di guerra, si diffondono di nuovo parolecome fondamentalismo, radicalismo, islamismo evia dicendo. L' immagine del presidente Ahmadinejad e le sue dichiarazioni scatenano un'ansia planetaria che a ogni suo intervento si rinnova. Eppure pochi sannoche nel lo stato iraniano esiste una legge che vieta al governo e avari enti e organismi governativi di intraprendere qualsiasi attività nel settore militare relativo al nucleare.Come sostiene Rajab Saparov,consigliere della Duma, il parlamento russo, l'Iran è l'unico paese al mondo dove la costruzione delle armi di distruzione di massa è vietata per legge.Secondo Saparov, le pressioni che gli Stati Uniti esercitano sull'Iran riguardo la questione nucleare sono dovute alla presenza e all'influenza che la Repubblica islamica ha in Iraq, in Afghanistan, nel Caucaso e nell'Asia centrale.Buoni.se non ottimi sono anche i rapporti con la Russia di Putin,che non perde occasione per reclamare il suo diritto a una poltrona tra «i grandi dellaTerra» (il G8) con le enormi riserve di gas e petrolio asua disposizione, in un pianeta sempre più affamato di energia.A luglio 2006 a San Pietroburgo,grazie all'Iran,Putin si è potuto presentare ai suoi ospiti del GB forte di un altro successo raccolto a marginedel vertice dell'«Organizzazione di cooperazione dì Shanghai»(OcS), poche settimane prima.In quell'occasione i due più importanti produttori di gas del mondo, la Russia appuntoe l'Iran, avevano concluso un accordo strategico che tutela non solo i loro interessi,ma anche quelli del Pakistan e del- ' l'India e, probabilmente, del Turkmenistan e della Cina. La Gazprom, compagnia statale russa,finanzierà la costruzione del gasdotto che dal 2009collegherà l'Iran all'India passando per il Pakistan, un progetto invano osteggiatodaWashington.L'idea di un gasdotto che colleghi l'Iran al Pakistan e all'India era stata avanzata daTeheran già nel 1996.La canalizzazione sarà lunga 2.775 chilometri e costerà 7miliardi di dollari.A partire dal 201 0,l'lndia e il Pakistan potranno ricevere 35 miliardi di metri cubi di gasall'anno e 70 miliardi nel 2015. Secondo alcuni osservatori.questo riawicinamento tra la Russia e l'Iran nel settore del gas creerà le condizioni necessarie all'emergere di un'orga- ■■ ■■ 654.965 Seicentocinquantaquattromilanovecento.sessantacinque: sono i clviii morti in lraq tra l'inizio della guen-a (marzo 2003) e il luglio 2006. ll numero corri- .sponde al 2-5 % della popolazione. Gli autori della ricerca sono due università: la «Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health» di Baltimora (Stati Uniti) e la ~school of Medicine, Al Mustansiriya Universlty» di Baghdad (Iraq). Lo studio è stato pubblicato a ottobre 2006 da The Lancet, rivista medica inglese fondata nel 1823 ed annoverata tra le 5 riviste mediche più prestigiose del mondo. 654.965 è un numero impressionante che fa intuire la catastrofe che ci .sarebbe nel caso Bush e amici scatenassero una guerra (cosiddetta) preventiva anche contro l'Iran. Nel frattempo, Israele, fratello siamese degli Stati Uniti in Medio Oriente, continua ad agire Indisturbato. Dopo aver di.strutto il libano (seminando, tra l'altro, le micidiali bombe a grappolo e utiliuando ordigni al fosforo e probabilmente anche quelli all'uranio), ha messo a fen-o e fuoco la Striscia di Gaza., dove un milione e mezzo di palestinesi sono già da tempo allo stremo. Mentre scriviamo queste righe si stanno ancora contando i bambini e le donne uccise (1'8 novembre, dopo oltre una .settimana d'assedio) dall'esercito israeliano a Beit Hanoun. Una strage questa che non ha avuto uno spazio adeguato sulle prime pagine del giornali occidentali, ad ulteriore conferma che i morti non hanno mal lo stesso peso politico. Senza dire del termine «terrori.sm0>1 che viene utilizzato sempre ed esclusivamente In relazione a ben precisi opportunismi. In mezzo a tante disgrazie. forse una piccola fiammella di speranza si è accesa. Nelle elezioni del 7 novembre il presidente Bush ha perso il controllo del Congresso statunitense (Camera e Senato). Dopo la sconfitta, Donald Rumsfeld, segretarlo alla difesa (capo del PE1Jntagono), si è dimesso. Basterà tutto questo per cambiare la politica Usa? Oppure continuerà a vincere l'apparato mil"4rre e la volontà di dominio? Paolo Moiola ·--------------------------------------------------------------------------------------------- MC DICEMBRE 2006 ■ 49
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