DOSSIER I Giovanicoltivatoridicannabis. di del governo marocchino abbiamo compensato le perdite, facendo piantare oltre SO mila olivi. Ab· biamo anche donato 523 capre e 200 alveari per dare impulso all'apicoltura». 11successo della hamla, l'operazione di sradicamento, è stato anche lodato dall'ultimo congresso delle Nazioni Unite sul traffico di droga, che ha messo in luce come in meno di due anni la produzione nazionale di hashish sia diminuita sensibilmente. A sentire I contadini del luogo, però, le cose sono andate diversamente; il governatore non avrebbe preso alcun accordo; anzi, avrebbe Imposto la distruzione dellecoltivazioni con la forza. «Gli imam e i funzionari pubblici hanno inizia· to a dire che la coltivazione della cannabis era proibita · dice un contadino della zona -, ma noi pensavamo fosse l'ennesimo trucco per spillarci denaro». «Invece questa volta i militari sono arrivati dawero - aggiunge un altro · e in 60 giorni hanno distrutto le riserve e incendiato le coltivazioni. Ci hanno anche costretto a fornire il cibo per gli operai che stavano devastando I campi e chi si rifiutava veniva minacciato con le armi». Per il momento i risultati dell'operazione «Larache région sans cannabis», sono una campagna non coltivabile e sinistrata, incapace di attirare le centinaia di stagionali che nei mesi autunnali venivano a dare una mano per la raccolta. «Il governatore parla di dignità • dice un contadino che fino all'anno scorso coltivava cannabis -, ma non capisco che dignità possa avere uno che non ha più un dlrham in tasca». Non avendo ricevuto compensazioni sufficienti, molti coltivatori sono emigrati nelle periferie delle città, dove vivono in condizioni di povertà e sono più soggetti al richiamo delle ideologie Islamiche estremiste: alcuni addirittura han• no smesso di mandare i figli a scuola, perché non sono in grado di far fronte alla retta o perché non sono riusciti a saldare I debiti che avevano contratto durante il pe· riodo della semina. «La hamla contro la droga cosi come è stata organizzata è l'ennesima ipocrisia • scrive secco sul settimanale marocchino Tel Quel Driss Bennanl •, Si è deciso di colpire i contadini , che sono l'anello più debole della catena del narcotraffico e il resto è rimasto invariato: nessun accenno ai consumatori europei e i processi contro i trafficanti vanno a rilento». Bennani non ha tutti i torti. Anzi. Dei proventi del commercio di cannabis, Infatti, ai contadini arrivano poco più delle briciole: i passaggi dell'hashish arricchiscono ogni giorno molti ufficiali della gendarmeria e alti funzionari dell'ammi· nistrazione pubblica, i cui nomi appaiono all'inizio dei processi per poi sparire nel dimenticatoio. «Ogni famiglia - dice senza mezzi termini Mohammed, che ha una piccola coltivazione vicino ad Ak· chur - scrive sui pani di hashish le proprie iniziali cosi la polizia sa a chi appartiene la droga e la fa passare alla dogana solo se i contadini hanno pagato il pizzo». N ei recenti processi ai trafficanti , però, per la prima volta le autorità marocchine hanno ammesso che esiste un le· game tra il commercio di droga e il mondo politico. Tra il 2005 e il 2006 sono stati indagati l'ex capo della Securité Royale, Abdelazlz lzzou, e l'ex capo della sicurezza del palazzo reale, Mohamed Mediourl. Nei processi sono anche spuntati i nomi del fig.lio di Meyer Michel Azeroual, ricchissimo magnate de· gli acciai, legato alla corte del precedente sovrano, Hassan 11, e di al· tri importanti protagonisti della vita economica e politica di Tangeri. Recentemente, inoltre, le indagini della polizia parigina hanno ri - velato che alti funzionari del governo marocchino sono attivi nel riciclaggio del denaro sporco, proveniente dallavendita di hashish e che alcuni uomini d'affari In vista nel regno alawlta traggono dalla droga la maggior parte del loro guadagni. Tra i megJio organizzati ci sarebbero i membri della famiglia Chaabani, che fanno la spola tra il Nord del Marocco e Parigi. Originari di Nador; hanno il loro quartier generale in una stazione di servizio e usano alcuni negozi di tessuti e cybercafé come appoggio. Nel retro delle loro botteghe i Chaabani danno istruzioni ai loro intermediari europei e franco-marocchini nel vecchio continente su come piazzare l'hashish e trasportarlo a bordo di 4x4, camionette e autobus diretti In Belgio, Germania e Olanda. Al ritorno gli stessi mezzi portano denaro o addirittura lingotti d'oro. Parte del soldi vengono poi investiti nel settore immobiliare in Marocco e in Europa e owiamente in nuove colture di kif. E ppure, almeno ufficialmente, il governomarocchino appare molto impegnato nella lotta alla produzione di cannabis, ed è il solo paese produttore che ha finora apparentemente collaborato con l'Ufficio sulla droga e il crimi · ne delle Nazioni Unite (Unodc), sti· lando statistiche e censimenti sullo stato delle coltivazioni in Marocco. Questa generale volontà nazio· nale che sta dietro all'operazione ---~---------- -------------~-----------------------------------------· '4 ■ MC DICEMBRE 2006
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