1- ■ ITALIA ■■ ■ ■■ ·----------------------------------------- ------ ------- ------------------------------------------------------ : liomielite, era impossibile recarsi alle : scuole pubbliche, furono inserite al- : l'interno dell'istituto alcune sezioni delle scuole statali (elementari,corsi di ragioneria,awiamento tecnico e commerciale), affidatead insegnanti governativi di ruolo. Anche negli altri centri, sotto la poderosa organizzazione professionale ProJuventute sorgevano e si ingrandivanoscuole,officine e laboratori da cui uscivano impiegati, meccanici, falegnami, tecnici ortopedici, radiotecnici, tipografi, tecnici agricoli, ceramisti, sarti e calzolai. Il concetto di riabilitazione, infatti, era al centro del pensiero di don Carlo e dell'organizzazione dei collegi della Pro Juventute. «Se bisogna ricostruire - diceva - la prima e più importante di tutte le ricostruzioni è EDUCATORE ESCRITTORE Una qualité dì donGnocchi,meno conosciuta, ma non meno significativa, è quella di scritt.ore. Un volume di quasi 800 pagine, «Gli scritti», curat.o dalla Fondazione e pubblicato da Edizioni Ancora, contiene 11 opere da lui composte tra il 1934 e il 1958 e dove affronta tematiche educative: «Restsurazione della ps~ sona umans», «Direzione spirituale nella prepsrszione dei g~ vani alla famiglia»; «Pedagogia del dolore innocente». Famose sono pure le pagine di <eCristo con 9/i alpini», legataalla sua espertenza dj cappellano mHitare in Russia. Part.icolarmente significativo è lo scritto intit.olato <eEc/ucszione del cuore», pubblicato nel 1937, in un tempo in cui il regime fascista eivocava a sé il diritto dì educare i giovanissimi; con questo manuale dell'educatore don Gnocchi «contrastò» tale pretesa, sost.enendo che «tale compito di amorosa sorveglianza e sapiente indirizzo spetta prima di totto ai genit.ori». Con quest'opera, olb-e alla propria esperienza di educatore. don Gnocchi valorizza i migliori studi dell'epoca in campo della psicologia, pedagogia e sociokr gia, ma ricorrendo pure 99li insegnamenti di sant'Agostino, Francesco di Sales e Manzoni. quella dell'uomo.Bisogna ridare agli uomini una meta ragionevole di vita, una ferma volontà per conseguirla e una chiara norma di moralità. Bisogna rifare l'uomo.Senza questo è fatica inutile ed effimera quella di ricostruirgli una casa. Né basterà ridare all'uomo la elementare possibilità di pensare e di volere, senza la quale non c'è vita veramente umana,ma bisognerà restituirgli anche la dignità, la dolcezza e la varietà del vivere, voglio dire quel rispetto della personalità individuale e quella possibilità di esplicare completamente il potenzialedella propria ricchezza personale». Il suo progetto di rieducazione integrale dell'individuo, in un percorso che armonizza prevenzione e riabilitazione, ponendoal centro del processo terapeutico la persona umana,con le sue potenzialità e peculiarità, costituiva la novità esciusiva e la straordinaria modernità della Pro Juventute, tanto più se si considera che si collocava in anni in cui le discipline riabilìtative stavanomuovendo i loro primi e timidi passi. Nel 1955don Carlo lanciò la sua ultima grandesfida:costruire un moderno centro che costituisse la sintesi della sua metodologia riabilitativa. Nel settembre dello stesso anno,alla presenza del presidente Giovanni Gronchi, fu posata la prima pietra della nuova struttura, nei pressi dello stadio San Siro aMilano. ULTIMO DONO...PROFETICO Purtroppodon Carlo non riuscl a vedere la realizzazione di quell'opera. All'inizio del 1956fu ricoverato alla clinica Columbus di Milano, dove si spense il 28 febbraio,all'età di 54 anni. Nei momenti di ripresa,che si alternavano a crisi di agonia, don Carlo continuò a raccomandare ai suoi eredi di prendersi cura della sua «baracca»:cosl definiva la sua opera. Poco prima di morire, don Carlo chiamò al suo capezzale il prof.Cesare Galeazzi, noto oculista e suo amico, e gli disse: <<Forse mi restano poche ore.Sono povero: nel mio caso un testamento farebbe sorridere, ma mi restano gli occhi da donare. Tu devi promettermi che farai tutto il possibile perché lemie pupille rimangano in eredità aqualcuno dei miei mutilatini che non vedono». Fu il suo ultimo gesto profetico, che sfidava la legge dello stato,che allora non consentiva simili interventi, e Il magistero della chiesa,che La Fondazione don Gnocchi in Asia, con i mutilati delle guerre di oggi. --------------------------------------------------------------------------------------------- 14 ■ MC DICEMBRE 2006
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=