Missioni Consolata - Settembre 2006

U n auspicio perché il nuovo consiglio dei diritti umani dell'Onu costituisca «uno spazio realmente aperto alla voce delle vittime di violazioni dei diritti della persona, a quella delle più povere e delle più vulnerabili» è stato espresso da una coalizione di organismi cristiani in occasione della prima sessione del consiglio tenuta a Ginevra. Consiglio ecumenico delle chiese (Ceci, Federazione luterana mondiale, Pax Christi internazionale, Domenicani per la Giustizia e la Pace e Franciscan lnternational hanno assicurato il loro appoggio al nuovo «Consiglio dei diritti umani», un'istituzione percepita come «strumento internazionale essenziale per il progresso della giustizia e della dignità umana». «Per le chiese - si legge nella nota diffusa dal Cec - è ovvio da tempo che la pace, lo sviluppo ed i diritti della persona sono le basi inseparabili del miglioramento della dignità di ciascuno, e del benessere delle società nelle quali viviamo», augurando che questo consiglio - dopo la controversa commissione dei diritti umani - possa segnare l'inizio di «un'era nuova nella promozione e la tutela dei diritti della persona». «Siano le persone e non la politica» a essere «il motore di questo Consiglio dei diritti umani» aggiungono gli organismi cristiani che concludendo ricordano «il rispetto della dignità umana inerente a tutti» quale scopo principale della nuova istituzione dell'Onu. (Misna) 11 9 giugno scorso, dieci poliziotti hanno fatto irruzione in un'abitazione privata a Jeddah, nel distretto di AI-Rowaise, arrestando quattro cristiani di origine africana durante una funzione religiosa. I quattro - due etiopi e due eritrei - sarebbero ancora detenuti nel carcere per gli immigrati delLa Chiesa d nel mon O la cittadina. Al momento del raid, più di 100 persone, alcune delle quali di nazionalità filippina, erano riunite nella casa . Secondo le fonti, i fedeli hanno invitato i poliziotti a sedersi e questi hanno aspettato per tre ore la conclusione della funzione, arrestando poi i quattro leader del gruppo. Il governo dell'Arabia Saudita proibisce pratica e manifestazioni pubbliche di ogni religione diversa dall'islam. Negli ultimi anni, grazie alle pressioni internazionali, la corona saudita ha permesso la pratica di alt~e. relig!o_ni, ma sol~ in priv?to. La pol1z1a religiosa, tuttavia, continua ad arrestare, imprigionare e torturare le persone che praticano altre fedi, anche se privatamente. Nel regno saudita, musulmano per la totalità della popolazione; non è permesso costruire luoghi di culto, chiese o cappelle. Non si conoscono le cifre esatte relative alla presenza cristiana, rappresentata per la maggior parte da lavoratori immigrati. (Zenit) CONTRO I. MURO DEllA DISCORDIA Costruire un muro lungo la frontiera non aiuta «per nulla» a risolvere il problema della migrazione irregolare: lo hanno sostenuto i vescovi di Messico, Stati Uniti e dell'America Centrale, al termine di un viaggio nelle regioni messicane meridionali, dove hanno potuto rendersi conto delle migliaia di persone che superano illegalmente la frontiera per recarsi poi fino al confine settentrionale, quello con gli Stati Uniti. «Ci preoccupa che migliaia di messicani e di centroamericani stiano lasciando i loro paesi e rischiando la loro vita per entrare negli Stati Uniti» ha dichiarato il presidente della Commissione episcopale per la mobilità umana e vescovo di Ciudad Ju6rez, mons. Renato Ascencio Le6n. «Non vogliamo più morti e chiediamo un trattamento migliore per i migranti» ha aggiunto il vescovo di San Bernardino (California), mons. Gerald Barnes, che si è espresso contro l'edificazione del muro. Fin dall'inizio della costruzione del muro divisorio tra Usa e Messico la chiesa, anche quella statunitense, si è schierata dalla parte dei migranti, scendendo anche in piazza per manifestare a loro favore nei mesi scorsi. (Misna) S ull'importanza di un dialogo tra · le religioni, che dia voce alle posizioni moderate per costruire una «pace globale» concordano chiesa cattolica e illustri esponenti del mondo musulmano, a quanto è emerso al termine della seconda «Conferenza internazionale degli studiosi islamici» (lcis), svoltasi dal 20 al 22 giugno a Jakarta. All'evento, organizzato dal Nadhlatul Ulama (Nu) - la più grande organizzazione musulmana in Indonesia - hanno partecipato più di 300 studiosi e politici da 53 paesi. Presente anche l'inviato vaticano, mons. Khaled Akasheh, capo ufficiodella sezione islam del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, che ha ribadito l'impegno della chiesa a mantenere «relazioni con le altre religioni per rendere il mondo un posto sicuro e pacifico in cui vivere». Anche i presidenti delle due organizzazioni musulmane più grandi in Indonesia - e con le quali lo stesso Vaticano intrattiene rapporti - hanno espresso la necessità del dialogo interreligioso, e di quello interno all'Islam, per la promozione di posizioni moderate. Secondo Hasyim Muzadi, del Nu, al fine dell'armonia tra le fedi e della modernizzazione dell'Islam è essenziale potenziare le voci moderate in seno ad un mondo islamico sempre più diviso. «I moderati non sono quelli senza un'opinione - ha spiegato - ma coloro che hanno invece una salda visione su ciò che è

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